Gayaniya Preobrazhensky, Istoricheskaya Akademiya, Mosca-Russia.
Ci stavamo muovendo con attenzione, ci stavamo scrutando. Nessuno dei due aveva parlato nei pochi minuti che erano intercorsi da quando gli avevo aperto la finestra e l'aveva scavalcata con maestria; nessuno dei due sembrava in grado di dar voce a nient'altro che non fosse l'intenso sguardo che ci catapultò in un altro mondo. Fu Ivan a rompere il contatto per primo e sollevare un sopracciglio verso la confusione che albergava sul pavimento.
"Oh, sì, scusami, stavo cercando di quantificare il danno."
Mi chinai con velocità e iniziai a sistemare, ma a sorpresa, Ivan si chinò e mimò i miei movimenti.
"Facciamo prima."
Prima? Facciamo prima per poi fare cosa?
Scossi la testa per schiarirmi le idee.
"Grazie."
Quando ebbi impilato tutti i miei appunti sulla scrivania, lo trovai ad esaminare un piccolo biglietto che era rimasto incastrato tra i vari fogli.
"Smettila di guardare quel gran figaccione di Ivan." Mi mostrò il pezzettino di carta ed io decisi fosse proprio giunto il momento di spararsi un bel colpo in testa. "Non sono affari tuoi." Lesse la seconda riga con un sorriso diabolico e gonfiò il petto con orgoglio. "E la tua amica risponde: se non la smetti di guardarlo in quel modo prenderà fuoco."
Con le mie guance ad essere abbrustolite, mi avvicinai a lui e cercai di strappargli quel dannato foglietto dalle mani.
"Dammelo, Ivan."
"Oh, finalmente siamo arrivati alla prima base?" E si limitò a sollevare il braccio in aria e scuotere la testa con un ghigno sempre più evidente. "Oh, Gaya, cosa vuoi che ti dia comunque?" Scoppiò a ridere quando spalancai la bocca oltraggiata. "Un bacio, dammi un bacio e te lo riconsegno senza domande."
Sfarfallai un secondo le palpebre per mettere a fuoco quella richiesta, ma poi mi si accese una lampadina. Mi sollevai sulle punte, mi avvicinai quel tanto necessario per arrivare alla sua altezza, elusi l'elettricità elettrostatica che sembrò spingermi tra le sue braccia e gli scoccai un bel bacio sulla guancia.
"Ora consegnami il foglietto."
Con un sorriso furbo allungai la mano verso di lui e fissai come nei suoi occhi chiari esplose la consapevolezza di esser stato palesemente preso in giro.
"Non vale."
"Oh, sì, eccome."
"Ho detto un bacio."
"E il mio cosa credi che fosse?"
"Non un bacio."
"Questo lo dici tu.
"Questo è un dato di fatto."
Scoppiai a ridere e mi tappai la bocca con la mano.
"Si tratta di un bacio, Ivanov, che tu lo consideri tale o meno." Chissà come mai la vergogna legata al biglietto era già bella che sparita. "Quindi dammi il biglietto."
"Non credo proprio." Incrociò le braccia al petto come un bambino pestifero. "Quel coso non si può annoverare tra i baci."
Scoppiai sonoramente a ridere. "Non sapevo fossi così capriccioso."
I suoi occhi si strinsero e fece un passo avanti, ma poi l'attenzione gli cadde sul sacchetto che aveva portato con sé e senza vergognarsi di nulla, me lo passò.
"Per te, ho notato non fossi in mensa."
Incuriosita e un po' lusingata, acchiappai il sacchetto e con sgomento lo richiusi immediatamente.
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Resilienza | THE NY RUSSIAN MAFIA #4
ChickLit[COMPLETAMENTE REVISIONATA✨] Ivan Matvej Ivanov. Un ragazzo salvato per miracolo, una vita spezzata dalle oppressioni della propria società, uno spiraglio di luce in due occhi scuri.