XI

6.7K 315 43
                                    

Gayaniya Preobrazhensky, Istoricheskaya Akademiya, Mosca-Russia.

Quando Anna chiuse la porta del bagno dietro di sè, mi chiesi per la centesima volta cosa diamine mai avessi combinato per poter andare incontro a tutto questo.

"Okay, tu adesso mi spieghi per filo e per segno cosa è successo." Cercò di tranquillizzarsi prendendo un grosso respiro. "Perché mai eri nella camera di Ivan?"

Mi massaggiai le tempie e mi abbandonai sul gabinetto.

"Anna, è una storia lunga"— e complessa avrei voluto aggiungere, ma non lo feci—" il sunto è che ci siamo trovati allo stesso ricevimento e ce ne siamo andati via insieme. Tutto qui. Era notte fonda e mi ha invitato a dormire in camera sua."

Tentai quanto più possibile di non arrossire, ma la bocca aperta di Anna denotò la sua incredulità.

"Tu mi stai dicendo che hai dormito nella camera di Ivan Matvej Ivanov," esalò. "E che non avete fatto nulla e non ti ha toccato minimamente?"

"Esatto," asserii, restia a raccontare i dettagli. "Proprio così."

Feci per uscire dal bagno, ma Anna mi tirò per la manica della giacca bordeaux.

"Se ci fosse qualcosa..."

"Saresti la prima a venirne a conoscenza." Le sorrisi e poi aprii la porta. "Arrivo, ho bisogno di darmi una rinfrescata, tienimi il posto per ... ah, no, ho scienze, dannazione." Mi passai una mano tra i capelli. "Beh, ci vediamo a danza."

La salutai con un bacio sulla guancia e mi avvicinai ai rubinetti.

"E così hai dormito con Ivan?" La voce di Kalisa ruppe il silenzio del bagno del terzo piano quando Anna abbandonò il locale. "Che sorellastra ingrata che ho ereditato."

Mi addossai contro al lavandino e indietreggiai. Non volevo un confronto con Kalisa, non da sola in un bagno poco frequentato. Non con una contendente venti centimetri più alta di me.

"È stata solo una forma di cortesia, non abbiamo nemmeno dormito nello stesso letto." Tentai di sorridere, ma fu più una smorfia. "Nulla di preoccupante."

"Oh, e tu pensi che io ci creda?" Ghignò diabolica. "Tutte in questa scuola vorrebbero buttarsi nelle sue mutande e tu non sei meno puttanella di ogni ragazza all'interno di questo edificio." Mi prese per i capelli ed odiai la mia poca prontezza. "Credi per caso di poter mettere i tuoi stupidi artigli su di lui? Credi di sposartelo?"

"N-No," sussurrai strizzando gli occhi. "Certo che no."

"Ah no? Però non disdegni il fatto che ti abbia fatto entrare nella sua stanza."

"Era uno stupido favore, Kalisa." La spintonai e cercai di liberarmi. "Che cavolo!"

Mi lasciò andare e persi l'equilibrio, sbattendo con il gomito contro il rubinetto. Mi portai il braccio al petto e subito pensai ad un possibile danno che non permettesse di farmi frequentare le lezioni di danza.

"Non mi interessa," sussurrò con rabbia a due centimetri dal mio viso. "Non mi interessa nulla." Mi prese per il gomito e mi fece sbattere contro il muro alle mie spalle: la mia schiena ne risentì parecchio. "Ti rovinerò, Gayaniya, ti rovinerò, sai che ne sarei capace e non mi interessa che sei la figlia del mio patrigno." Mi graffiò le guance e fece penetrare le sue stupide unghie laccate all'interno della mia pelle. "Ti renderò gli ultimi due anni un inferno." Agguantò il mio zaino e rovesciò il suo contenuto a terra, rompendomi il computer. "Buona giornata, Gayaniya."

Con un ultimo spintone mi superò e si dileguò. Caddi a terra, tramortita dall'episodio di violenza di cui ero stato oggetto e riordinai i miei appunti, i miei bellissimi appunti, che si erano rovinati a causa della fuoriuscita di acqua dal lavandino. Tirai su con il naso e non badai alle lacrime ed ai singhiozzi, non mi interessò delle possibili spettatrici; mi aveva rovinato tutta la carriera scolastica. Ore di studio. Quel computer che mi ero riuscita a pagare con le mie forze, perchè l'estate passata mi ero impegnata per tre mesi come assistente in una piccola scuola di danza alla periferia di Mosca.

Resilienza | THE NY RUSSIAN MAFIA #4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora