XVI

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Gayaniya Preobrazhensky, Istoricheskaya Akademiya, Mosca-Russia.

Scivolai di nuovo sotto al corpo perfetto di Ivan e lasciai che i suoi baci mi infuocassero la pelle. Eravamo nella mia camera, era mezzanotte e chissà come la sorvegliante non si era accorta di nulla. Scacciai dalla mente il pensiero della sorvegliante e feci scivolare le mani sotto la sua maglia del pigiama; il ragazzo mi bloccò a metà un gemito di apprezzamento contro le sue labbra, quando venni a contatto con i suoi addominali.

Non esisteva niente di più perfetto di questo ragazzo. Erano trascorsi quattro giorni da quando aveva avuto quel crollo e da allora non aveva fatto altro che saltare dalla mia finestra durante la notte. Scivolò lontano dal mio corpo ed io lo segui, perché ero diventata quasi dipendente da quel profumo di cannella, mi feci circondare la vita con il braccio destro ed incastrai la testa tra il suo collo e la spalla.

"Come stai?" Gli sussurrai all'orecchio, mentre con la mano gli tracciai dei piccoli ghirigori sulla maglia del pigiama. Mi aveva confessato che le mie carezze lo calmavano e chi ero io per tirarmi indietro? "Mh?"

Avevamo spento la luce da due ore ed erano due ore che passavamo il tempo a baciarci e stuzzicarci, ma nonostante ciò non aravamo andati oltre e decisi fosse giunto il momento di essere un po' più audaci.

"Meglio, grazie a te." Mi strinse di più e mi diede un bacio sulla testa. "Grazie."

"Avrei in mente una cosina," sussurrai senza imbarazzo e solo grazie alla penombra.

"E cosa?"  Percepii la sua curiosità e gli toccai le labbra con il dito. "Sono curioso."

Mi baciò il dito.

"Sei curioso?" Mi sentii ridacchiare in una maniera che non fosse la mia e mi piacque, perché in un certo qual senso provai una vaga sensazione di potere: quel ragazzo pendeva dalle mie labbra ed adoravo quella sensazione. "Allora, togliti la maglietta."

In un primo momento si irrigidì un pochino, ma poi la sua risata smosse il torace e in men che non si dica mi ritrovai ad ammirare un capolavoro di tatuaggi. Decisi di baciargli la fronte, la punta del naso, il torace, lo stomaco... e poi le mani di Ivan mi accarezzarono con dolcezza le guance.

"Non c'è nessun bisogno di -

"Non lo faccio perché mi sento obbligata." Sorrisi e le dita di Ivan tracciarono il mio sorriso. "Hai detto che devo rimanere vergine, non monaca."

Scoppiò a ridere fragorosamente e lasciò ricadere le mani lungo i fianchi.

"Okay."

Continuò a ridacchiare per un po', fino a quando non iniziai a baciare il grosso tatuaggio a forma di serpente contornato dalla scritta the devil is in my mind, vicino all'elastico dei boxer e le sue risate furono sostituite da un respiro pesante e un battito cardiaco accelerato.

La mattina seguente avrei avuto bisogno di quattro tazze grandissime di caffè per potermi concentrare e la situazione peggiorò quando Anatol mi si accomodò di fronte in forma smagliante.

"Allora, donzella, come sono le notti con il grande Ivanov?"

Mi guardai intorno, ma era un paio di giorni che mi sedevo con Ivan, Anatol, i due gemelli e Anna alla fine della tavolata di Legge e nessuno ci disturbava quasi mai. Per la verità, cercavano di girarci tutti alla larga e lo stesso anche Kalisa, particolare che mi aveva lasciata alquanto perplessa.

"Il tuo cervello non dorme mai?" Borbottai, infossando il viso nel caffè. "Perché io oggi ho sonno, Anatol."

"Oh, cara, ma io so perché sei stanca." Mi diede una gomitata dall'altra parte del tavolo e sbuffai, sapendo di dover ovviamente rispondere. "Ed è divertente."

Resilienza | THE NY RUSSIAN MAFIA #4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora