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Gayaniya Preobrazhensky, Istoricheskaya Akademiya, Russia- Mosca.

Osservai gli occhi vigili e attenti della sorvegliante come un pesce fuor d'acqua. Non avevo mai mentito a nessuno, figuriamoci ad una istituzione scolastica; deglutii e mi appiccicai un finto sorriso sul viso, sperando mi aiutasse a eliminare parte dell'imbarazzo.

"Signora sorvegliante, qualcosa non va?"

Aprii la porta solo per riuscire ad uscire con la testa.

"Signorina Preobrazhensky, perché non apre la porta?" Si spinse gli occhiali sul naso adunco con sospetto. "Mh?"

"Oh, beh..." Deglutii potentemente e sorrisi con aria innocente. "Ho la stanza in disordine, non mi sembra decoroso invitarla in questo stato." Mi lisciai i capelli in imbarazzo. "Non mi sono sentita molto bene questa sera, non sono venuta in mensa e non ho riordinato."

L'espressione della sorvegliante si intenerì un poco; forse era l'unica tra tutti gli impiegati dell'Accademia ad avere un po' di buon cuore, per tale motivo mi sorrise e mi fece un cenno con il mento.

"Allora si riposi pure, signorina Preobrazhensky e mi scuso per il disturbo."

Non mi chiese se avessi fame: all'Accademia se saltavi qualsiasi pranzo era solo colpa tua e non potevi elemosinarli dopo gli orari prestabiliti. Niente seconde possibilità. Niente guanti d'argento con cui aiutarti a superare i problemi. Solo ferrea disciplina.

"Si figuri, signora sorvegliante." Girò sui tacchi e si incamminò lungo il corridoio, ma riuscii a chiamarla appena in tempo. "Signora sorvegliante?"

"Sì, signorina Preobrazhensky?"

Mi sporsi completamente fuori dalla mia stanza con il corpo.

"Le auguro la buonanotte."

"Anche a lei, signorina Preobrazhensky."

Con meno senso di colpa rientrai nella mia stanza e la chiusi a chiave. Mi appoggiai con la schiena contro la porta, serrai gli occhi e respirai pesantemente.

"Davvero?"

La voce di Ivan mi fece sobbalzare; mi ero quasi scordata si fosse rifugiato all'interno del mio armadio per tutto quel tempo.

"Che c'è?" Chiesi acida.

"Le auguro la buonanotte?" Mi scimmiottò facendo una riverenza e sorridendomi. "A questo punto la potevi anche invitare ad entrare."

Incrociò le braccia sopra al petto e si avvicinò di un passo. Inspirai furiosa dal naso e sollevai il mento, restia a dargliela vinta.

"Si da il caso che abbia dovuto salvare le tue chiappe da questo casino."

"Ah, allora hai un carattere, Gaya."

"Preobrazhensky," ribadii accomodandomi sul letto. "Per te Preobrazhensky."

"Sì, come vuoi, non mi interessa la tua opinione." Mosse la mano in aria con noncuranza e si accomodò di fianco a me sul materasso. "A me piace Gaya e te ne farai una ragione."

Resilienza | THE NY RUSSIAN MAFIA #4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora