IX

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Ivan Matvej Ivanov, Villa Ivanov, Mosca-Russia.

"Che cosa è successo?" Domandai con scarsa calma a mio fratello Mikhail, che aveva appena chiuso la telefonata. "Allora?"

"È la matrigna di Gayaniya, la perseguita a quanto pare."

Appoggiò il telefono sul tavolo e si riaccomodò al proprio posto, per concentrarsi di nuovo sulla colazione.

"E?" Lo incalzai prima che potesse ricominciare a mangiare.

"E, non deve avere più contatti con la mia cliente, essendo loro la controparte in causa."

Lo fissai con furia.

"Mikhail, potresti utilizzare più di una manciata di parole a risposta?"

Ariel fece scattare gli occhi su suo marito e corrugò la fronte con preoccupazione, ma non mi importò. Mikhail non voleva parlare per paura che perdessi la testa e questo non potevo accettarlo: non ero così debole come credevano.

"D'accordo." Sospirò e si massaggiò la fronte. "Non riesco a capire perché la continua a perseguitare, Ivan... so solo che Gayaniya vuole il disconoscimento e che devo far firmare quel pezzo di carta a suo padre." Mi guardò da sopra la tazza di caffè. "Ogni suggerimento è gradito."

"Digli che abbiamo intenzione di sposarci," buttai lì di fretta. "Offrigli un po' della mia eredità per allontanarsi da lei."

Mikhail corrugò le sopracciglia.

"Cosa pensi che abbia fatto da un paio di settimane ad ora?"

Mi allungai sul tavolo fino a quando non fui a due centimetri esatti dal suo viso.

"Spiegagli che sua figlia non è più una fonte economica da quando le ho tolto la verginità e che o la sposerò io o nessun altro, considerato il suo stato, quindi se non vuole che qualcuno macchi il nome della famiglia Preobrazhensky e che uno scandalo pubblico abbia luogo, dovrà, per forza di cose, accettare un accordo." Mi allungai ancora un pochino. "Sono stato abbastanza chiaro?"

Anche Aleksei smise di mangiare i suoi biscotti.

"Può funzionare." Mikhail fece silenzio per qualche secondo e così anche Dimitri ed il resto della tavola. "Avvocato, Ivan, devi fare il cazzo di avvocato."

Si alzò di colpo dalla sedia e si portò il proprio telefono all'orecchio, mentre mi rivolsi al mio altro fratello.

"Dimitri, sei il boss della Drakta, no?"

Dimitri annuì un po' sbalordito dal mio tono autoritario.

"E allora trova un fottuto pretendente per Kalisa e metti un punto a questa dannata pagliacciata."

Li mollai in sala da pranzo a guardarsi come degli stoccafissi a causa del mio exploit e cercai Gayaniya tra i bagni della villa. La trovai in un piccolo angolino, nascosta in un corridoio laterale.

"Krasotka," bellissima. La abbracciai da dietro ed appoggiai il mento sulla sua spalla. "Lo sai che con me non dovrai preoccuparti, vero?"

Abbassò la testa e fissò il pavimento, intrecciò le dita alle mie ed inclinai la testa contro il suo collo. Era un po' troppo bassa perché fossi comodo in quella posizione, ma non mi lamentai.

"Sono debole," disse d'un tratto. "È per questo che non la smettono di bullizzarmi, se solo fossi forte abbastanza da oppormi..."

"Ci sono io, okay? Diventeremo forti insieme."

Le scoccai un bacio tra i capelli e lei si girò tra le mie braccia allarmata.

"E cosa succederà se mi allontaneranno da te?" Spalancò quei suoi due bellissimi occhi scuri in cui avevo trovato la luce. "Se mi obbligheranno a lasciarti andare?" Si morsicò il labbro e le afferrai la nuca lateralmente, appoggiando il palmo della mano sul suo collo. "Se non potrò più stare con te?"

Resilienza | THE NY RUSSIAN MAFIA #4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora