Epilogo parte I

6.9K 292 38
                                    

Ivan Matvej Ivanov, sobborgo della periferia di Mosca, Russia.

Fame, fame, fame, fu la fame a farmi muovere come una pantera per raggiungere quel sacchetto prima dei miei fratelli, perché dietro Dimitri sembrava esserci tutta la progenie del Grande Ivanov. Scattai come una bestia in gabbia e mi ritrovai a collidere contro il corpo di Mikhail. Mi dibattei con furia e ringhiai. La volevo. Ne avevo bisogno.

"Stai calmo, porca puttana." Udii il suo affanno e le sua presa stringersi contro la mia fronte. "Calmo, Ivan."

"Lasciami andare." Mi dibattei tra il sudore e i tremori. "Lasciami subito."

"Ho detto che devi stare-

Con un colpo di bacino lo catapultai sul pavimento e mi sollevai dal linoleum sporco degli spogliatoi.

"Andatevene," ordinai con il fiato corto e pesante, e con un unico pensiero in mente. "Ritornate alle vostre patetiche vite e lasciatemi in pace." Li fissai con furia uno ad uno e quando mi soffermai su Andrej, quasi persi interesse sul sacchettino, ma la fame ebbe la meglio sulla mia mente. "Dammela."

Mi avvicinai un po' dinoccolato.

"Ivan, vai a sederti."

Davvero Andrej pensava di tenermi a bada con un ordine del cazzo? Iniziai a passarmi con furia le mani sulle cosce, perché avevo bisogno di quel sacchettino e mi avventai su di lui, ma come poteva essere prevedibile gli bastò sollevare un braccio per scaraventarmi dalla parte opposta.

Ero consumato dal desiderio e questo stato mentale non mi faceva pensare in maniera lucida e coerente. Picchiai la schiena contro il marmo di una doccia e come una furia mi risollevai, ma Mikhail mi prese per i polsi e mi costrinse a rimanere contro al muro.

"Hai faticato due cazzo di anni, porca puttana!" Mi ringhiò la frase nell'orecchio e per la prima volta, per la primissima volta nella mia vita, mi resi conto di quanto Mikhail fosse spaventato. "Ti ho trovato insieme a mia moglie in overdose, cristo santo!" Continuò a sussurrarmi mentre intorno a me il mondo iniziava a sfocarsi e girare su se stesso. "Tu non sai cosa vuol dire trovare il proprio fratello mezzo morto, quanti cazzo di incubi io abbia avuto in questi due anni." Tremò da capo a piedi e qualcuno fece partire il getto della doccia, ma Mikhail non sembrò preoccuparsene. "Te la sei procurata te?" Vedendo che non rispondevo, si staccò dal mio corpo e le sue mani strinsero la mia mandibola; me la reclinò per fare in modo che il getto dell'acqua mi cadesse direttamente sul viso. "RISPONDIMI!" Il corpo di Mikhail fu percorso da spasmi e goccioline di acqua. "Te la sei procurata tu?!"

Spalancai gli occhi e osservai il dolore e la paura dipinti sull'unico fratello biondo che avevo.

"N-No," sussurrai.

"E che cosa cazzo ci facevi qui?"

Fu la voce di Andrej a indurmi a voltarmi verso di lui, ma...

"Dimitri?" Biascicai.

Andrej tentennò per un secondo, si stropicciò il viso con la mano e si spettinò i capelli.

"È uscito un attimo."

Sbuffai una mezza risata senza il minimo divertimento, ancora incastrato tra la doccia e il corpo di Mikhail.

"Il grande boss della Drakta non riesce a vedere come ha ridotto il proprio fratello?"

"Non osare." I movimenti di Mikhail mi sbatacchiarono di più contro al muro, ma continuai a sorridere. "Non osare cazzo."

"Bastava lasciarmi andare quella notte." Sorrisi chiudendo gli occhi. "Non sentivo più nulla, quel vuoto nel petto era sparito, i sensi di colpa non c'erano più, quella dannata sofferenza si era volatilizzata e voi avete rovinato tutto." Sfarfallai debolmente le palpebre. "Potevo non sentire più nulla in questo momento, ma la tua stupida moglie ha ficcato il naso proprio dove non doveva farlo."

Resilienza | THE NY RUSSIAN MAFIA #4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora