V

7.3K 325 39
                                    

Gayaniya Preobrazhensky, Villa Ivanov, Mosca-Russia.

Era un sogno, la sua pelle era un sogno, il suo corpo un bellissimo sogno. Ivan era un magnifico sogno. Era caldo, così caldo che poteva scongelare l'Alaska e così stupendamente costruito da togliere il fiato.

Mi coprì con la coperta e mi tracciò il profilo della colonna vertebrale con le dita. Eravamo andati entrambi contro la legge della Drakta, e mai un peccato era sembrato così succulento e delizioso.

 Eravamo andati entrambi contro la legge della Drakta, e mai un peccato era sembrato così succulento e delizioso

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Ivan Matvej Ivanov, Villa Ivanov, Mosca-Russia.

Quella donna era stata spettacolare. Perfetta. Le sue guance rosse, gli occhi illuminati di vita e appannati dal piacere; quella piccola bocca rosea semidischiusa ed il suo corpo... porca miseria, Anatol aveva avuto davvero ragione, faceva girare la testa. Sospirai ed incontrai i suoi occhi marrone intenso e ci scambiammo un'occhiata complice e colma di significato.

"Non avremmo dovuto," mi disse con un sorrisino.

"Non sarebbe stato così bello se avessimo potuto." Mi attorcigliai una ciocca di capelli neri come la notte intorno al dito indice e con premura la circondai non solo con il mio calore, ma anche con la coperta. "E non cambierei una virgola."

Mi sorrise con emozione e appoggiò il mento sul mio petto, accarezzando la cicatrice intorno al tatuaggio della Drakta.

"Non lo volevi." Appoggiò la guancia e mi baciò la pelle. "Sei troppo buono per questa società."

"Al contrario," le risposi con un sospiro strozzato, le baciai la fronte ed ispirai con forza. "Non sono come pensi, Gaya... credo che se dovessi far parte di questa società anche solo per un millesimo di secondo, sarei peggio di loro."

"No, Ivan, il fatto che tu abbia questa paura significa che sei in grado di controllarti e di sapere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato."

Sbadigliò appagata e si rannicchiò contro di me, prima che la girai per adagiare la testa sul suo seno e respirare profondamente il suo profumo.

"Sono così irriconoscente se ti confido che desirerei vivere lontano da tutto questo?"

Non seppi nemmeno io perché mi veniva così naturale parlare con lei, ma non avrei mai voluto smettere. In quel momento volevo solo essere cullato dalle sue rassicurazioni e dal suo calore.

"No." Percepii un vago accenno di sorriso. "Assolutamente no, sono del parere che se spiegassi bene i tuoi sentimenti, i tuoi fratelli capirebbero."

Scossi la testa con forza ed intrecciai le mie dita alle sue.

"Non possono lasciarmi comandare da questa società, è quella che è, e purtroppo se ci nasci dentro, ci muori."

Mi pettinò i capelli con la mano libera.

"Ivan, a volte ti dimentichi che nella vita esistono le sfumature. Non devi rinnegare la società in cui sei nato, solo perché non riesci a fare il lavoro"—la sua voce tentennò un attimo—"dei tuoi fratelli," sbuffò. "Quello che voglio dire è che io una famiglia non l'ho praticamente avuta e se fossi in te, mi confiderei con loro e lascerei che mi aiutino... non vuoi uccidere? Per l'amor del cielo, Ivan, va benissimo. Tuo fratello Mikhail esercita come legale, per quanto mi riguarda potresti entrare in politica e corrompere tutti. È strano sentirlo dire da me, non avrei mai pensato di poter suggerire una soluzione del genere, ma facciamo entrambi parte di questa società e se non ne possiamo uscirne, beh, tanto vale che la facciamo adeguare alle nostre esigenze."

Resilienza | THE NY RUSSIAN MAFIA #4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora