Capitolo 38

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A volte rimanere aggrappati a qualcosa, a qualcuno, fa molto più male di lasciare la presa, di permettere di scivolare giù. 
Immagina di essere attaccato ad un baratro di vetro, guardi su e cerchi di arrampicarti, quel vetro però è pieno di schegge, di pezzi e ogni volta che ti muovi ne rimani ferito.
Ma non molli la presa, non ti permetti di abbassare gli occhi sul tuo riflesso, perché sai che il motivo per cui sei lì è che non vuoi ammettere una verità più grande di te.
Se ti guardassi non vedresti il tuo reale aspetto, vedresti tutto ciò che disapprovi o che gli altri temerebbero.
Ma se guardi giù? C'è solo l'oscurità, la disperazione, qualcosa di troppo sconosciuto per affrontarlo.
Quel muro a cui ti tieni così saldamente è pieno di negazione, di scuse, di razionalità costretta, ti impartisce regole a cui vuoi sottostare a tutti i costi.
Perché cosa accadrebbe se quella parete si rompesse insieme a te?
Non avresti più niente, se cadi almeno puoi arrampicarti ancora, ma se non hai qualcosa a cui fare ritorno non ti resta niente, solo te stessa.
Non puoi controllare quello che non può essere controllato, non puoi cambiare ciò che è già accaduto, non puoi modificare ciò che  sei realmente. Ci proviamo, ancora e ancora, troviamo scuse, ci aggrappiamo tormentati a dei vetri ma non ci guardiamo, pensiamo solo a non a cadere.
Josie era da svariate ore in Wakanda, il dolore era così nitido che non le permetteva di reagire, il corpo era fermo, il respiro spezzato.
Non era del tutto cosciente, i rumori erano troppo forti per distinguerli, la vista era troppo confusa e quando venne collegata a dei cavi non poté difendersi, non poté dire "no".
Non le stava venendo data una scelta, proprio come sempre.
Shuri, la sorella minore di Re T'Challa, era il capo del dipartimento tecnologie e ricerca del regno. Non riusciva ad aiutarla, così pensò di indurle uno stato di sonno, se avesse dormito non avrebbe sentito niente, visto il calore emanato dalla ragazza la misero sopra a del ghiaccio.
Molov si addormentò a fatica e invece di sognare finì nel suo inferno personale, il proprio inconscio.

Indossava un abito aderente che avrebbe riconosciuto ovunque, la divisa di danza dalla Stanza Rossa. La gonna arrivava a malapena alle cosce e i capelli rossi erano raccolti stretti, così stretti da farle male alla testa. Scese giù per delle scale e arrivò ad un pavimento di marmo a scacchi, era li che era morta Seline.
Le stanze con le porte a metà di vetro mostravano le alunne danzare dinanzi al loro grande ospite: Dreykov.
Quando si voltò vide che non era davvero il posto in cui era cresciuta, c'era un lungo corridoio e troppe porte di strane tonalità di marrone. Avanzò piano e notò con sorpresa che ognuna aveva il simbolo del cerchio che conosceva, ne aprì una e vide delle scale, una portava su e l'altra giù.
Fu attratta da quella bassa e così ci appoggiò una ballerina ed improvvisamente si sentì trasportata.
Si guardò in giro e si ritrovò in un aula di danza, si paralizzò quando vide due figure formarsi dal nulla e prendere forma da della cenere. Riconobbe quel momento, era un ricordo, era prigioniera nel suo inconscio.
J indossava la sua solita divisa e il braccio di vibranio senza alcuna  la stella , la bambina al suo fianco era la sua sé a dodici anni. Portava i capelli rossi in due trecce ed era abbigliata di nero.

<<Che cosa vedi?>>domandò in russo J.

<<Una sedia>>

Effettivamente era proprio una sedia di legno e Josie si avvicinò, guardò i due con malinconia, non perché volesse tornare indietro, ma perché avrebbe voluto che le cose fossero andate meglio. <<Una sedia? No, può esserlo per una persona qualunque ma tu non sei chiunque, tu sei potente>>

<<Potente? Ho dato fuoco per sbaglio ai capelli di una mia compagna settimana scorsa, a Eda, sono molto potente>> ironizzò<<Tu che cosa vedi?>>

Nessuno si era mai interessato al suo pensiero e gli piaceva che lei gli chiedesse sempre cosa pensasse. Nonostante si vedessero ogni tot anni. Si inginocchiò alla sua destra guardandola<<Non tentare di cambiare argomento, resta concentrata. Tu sei potente, sei forte e non importa se tutti gli altri ti diranno che sei solo una donna, non è così. Ora, non sono gli altri a dirti che cosa sei, sei tu a dimostrarlo, non con le parole, coi fatti, Josephine. Perciò, ora che cosa vedi?>>

𝐅𝐈𝐑𝐄 𝐃𝐄𝐀𝐓𝐇 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora