Capitolo 46

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I'm done.
È inglese ovviamente.
Ci sono dei termini, di altre lingue, che hanno un significato ineguagliabile, impossibile da tradurre davvero, che ampliano un concetto enorme.
I'm done è uno di questi.
Letteralmente vuole dire "Sono finito", anche se tradotto davvero sarebbe "Ho finito".
Sembrerebbe un termine normale, ma non lo è davvero, non per me.
I'm done è come dire "Non posso farlo più", "Ho chiuso", "È finita".
Una fine che non riguarda una linea, si parla di qualcosa che la oltrepassa, si parla di dolore, di sentirsi sconfitti dalla vita. Sei lettere per esprimere uno stato d'animo.
Il punto è che, a volte, non importa quante volte tu dica "I'm Done", quante volte tu dica che le cose cambieranno, perché non accadrà. Non importa il perché, sai che non è vero, non è finita, non davvero e questo è colpa tua, sei tu che non cambi.
Erano passati tre giorni dall'aeroporto di Berlino, T'Challa non faceva che pensarci, non faceva che ricordare e si sentiva come se stesse sbagliando tutto.
Doveva pensare che quella era storia era finita ma sentiva che non lo era.
Rivedeva gli stessi Avengers combattere con ardore ma senza davvero lottare per vincere, perché non volevano fare del male ai loro amici, solo fermarli. Ecco perché erano riusciti ad essere battuti ed era per questo che li ammirava.
Avevano sacrificato la loro immagine da eroi per una persona che amavano, una persona che anche suo padre onorava come guerriera.
Non poteva credere di aver aiutato la parte sbagliata, semplicemente perché era arrabbiato con Josie per essere stato sotto il suo potere di morte, per averla vista proteggere Zemo.
Non era colpa sua, si disse questo e lo disse anche a Shuri, la quale sospirò.
Sentiva ancora le urla di Natasha, di Yelena che chiamano Josie disperate, che scompariva nel cielo.

<<Fratello, se le altre nazioni lo scoprono...>>

<<Siamo noi la nazione più forte, abbiamo tecnologie che possono permetterci di fare tutto. Non voglio stare a guardare, non più>>

<<È una tua scelta, non mia>>annuì schietta, si fidava sempre delle sue decisioni e lo avrebbe seguito dappertutto.

T'Challa attivò la chiamata e respirò a fondo nello stesso laboratorio da dove Josephine era fuggita. Si guardò in giro, avevano sistemato tutto ma nonostante ciò il mondo aveva perso il suo senso, il suo ordine.
Davanti a lui apparve un viso familiare, con qualche livido, Tony Stark sbuffò.

<<Re T'Challa, non sono sicuro di voler parlare di onore nel vederti>>commentò sarcastico.

Sembrava seduto su un divano di pelle costosa, in una delle sue innumerevole ville da miliardario. Ma il suo aspetto non era dei migliori, sul tavolino si vedevano delle bottiglie di alcool, aveva i capelli spettinati, occhiaie nere ed era pallido. Sembrava a pezzi.

<<Posso comprenderlo>>

<<Avete bisogno di me? Io non ero a Berlino. Non ero con gli altri, sennò mi avreste arrestato>>mentì.

<<Stark, io so esattamente che eri lì>>

<<Stronzate, non c'ero>>

<<Ho preso le riprese, c'era una telecamera del parcheggio e l'ho fatta prendere, così che Ross non potesse vederla. Ho visto Victoria Webber parlare con te e Barnes. Ora ho la tua attenzione o devo mostrarti anche il video?>>

L'uomo sospirò e finse di guardò in giro, anche se in realtà guardava Bucky. Egli era seduto sul portico, sembrava un cane bastonato, parlava poco e aveva gli incubi ogni notte. Aveva in mano un libro che aveva letto cinquant'anni prima, lo Hobbit e si stava domandando se a Josephine sarebbe piaciuto.

<<Che cosa vuoi? Se vuoi trovare Peperoncino ti conviene parlare con lo S.W.O.R.D, loro si occupano dalla questione alieni e ufo>>

Il re corrugò la fronte, non poteva aspettarsi qualcosa di diverso da lui<<No, sto usando la nostra tecnologia avanzata per parlarti, nessuno saprà di questo>>

𝐅𝐈𝐑𝐄 𝐃𝐄𝐀𝐓𝐇 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora