Capitolo 31

1.1K 50 3
                                    

Oliver

Stavo pazientemente attendendo che mia zia tornasse a casa. Era andata a fare la spesa e mi aveva chiesto se avremmo potuto pranzare insieme quel giorno, aveva grandi novità da raccontarmi. A dire il vero ero un po' preoccupato. L'ultima volta che mi aveva detto qualcosa di simile si era abbonata ad una nuova compagnia telefonica dalla dubbia serietà. Avevano finito col spillarle un sacco di soldi senza che avesse quasi mai funzionato. Ci avevo messo una vita ed un fegato marcio per annullare quel contratto. Speravo vivamente che non si trattasse di qualcosa di simile, ero già abbastanza reticente a partire senza dover aggiungere anche quel tipo di preoccupazioni.

Zia Clara entrò dalla porta ed io mi precipitai ad aiutarla. Lei mi sorrise. <<Pensavo arrivassi più tardi>> confessò passandomi i sacchetti.

<<Ho finito prima>>. E Brown mi trattava con sempre maggior distacco. Pensavo che ormai cominciassi a piacergli ma da quando gli avevo parlato dell'offerta di lavoro, aveva ripreso a farmi fare cose idiote.

L'aiutai a ritirare la spesa e ad apparecchiare. Mi scoprii irrequieto. Mi resi conto in quel momento che, da lì a pochi giorno, anche quei semplici gesti mi sarebbero mancati. Una volta giunto a Boston, dove non conoscevo nessuno, avrei ricominciato tutto da capo. Sarebbe stato un nuovo capitolo della mia vita, lontano da tutto ciò che aveva condizionato il mio passato. Un po' dovevo ammettere di essere preoccupato e non come quando avevo lasciato tutto per partire alla volta del college. Quella volta c'era agitazione, sì, ma soprattutto eccitazione. Ora ero solo fortemente nervoso e tendenzialmente non è un sentimento positivo quando si sta per compiere un passo simile.

<<Mi avevi detto di avere grandi notizie>> dissi ad un tratto, durante il pranzo.

Mia zia parve riscuotersi. <<Oh, sì giusto, che sbadata. Andrò dritta al punto, senza giri di parole. Sei pronto?>>. Sembrava piuttosto eccitata e lasciò volutamente un velo di suspense. Forse era il caso di correre ai ripari. <<Ho deciso di dare in gestione la pasticceria! O meglio, di trovare un socio. Ci ho pensato a lungo e credo sia la decisione migliore. Questi ultimi mesi sono stati duri ed io mi sento fortemente provata. Inoltre, vorrei che tu ti sentissi sicuro quando partirai per Boston, senza pensare alla tua vecchia zia>> spiegò con un sorriso malinconico. Poteva dire ciò che voleva ma i suoi occhi parlavano chiaro, era dispiaciuta all'idea che partissi. Anche se mi avrebbe spedito a calci se solo avessi osato rifiutare. Dopotutto faceva ciò che credeva fosse meglio per me. Lo faceva da sempre, come se fosse mia madre.

<<Zia, è... grandioso>> dissi quasi privo di entusiasmo. <<Sono felice che tu abbia preso questa decisione, però non voglio che tu lo faccia a causa mia>>. La pasticceria era la sua vita. Aveva fatto tanti sacrifici, non era corretto che vi rinunciasse per non dare pensieri a me. Avrei potuto conviverci, con un po' d'ansia, ma potevo farlo.

<<No, non è per te. Anche, ma non solo. La verità è che io amo il mio locale e il mio lavoro ma ho dedicato loro anche troppi anni. Credo sia giunto per me il momento di andare in pensione. Con la tua partenza, sto solo cogliendo un'occasione>>. Mi sorrise, con quella tipica espressione rassicurante che mi rivolgeva sin da ragazzino. Zia Clara aveva rinunciato a molte cose quando mi aveva preso con sé e questo lo sapevo bene. Da allora c'ero stato sempre e solo io per lei. Io e la pasticceria. Nessun uomo, poche amiche. Mi ero sempre addossato la colpa per la sua solitudine. Perché era una donna fantastica ed era assurdo che fosse sola.

<<Te la meriti, dico sul serio. Hai già ricevuto delle offerte o hai pensato a qualcuno?>> mi informai curioso. Dubitavo che volesse dare la sua pasticceria al primo che passava.

Chiedimi Qualsiasi CosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora