Prologo - Dieci anni prima

3.4K 78 6
                                    

Oliver

Era sempre lo stesso sogno.

Ogni volta mi alzavo dalla mia scrivania, terminati i compiti per il giorno seguente, ed uscivo dalla stanza stanco e affamato per fare merenda.

Ricordo che arrivavo in salotto e la televisione era accesa su un programma sportivo. Era strano. Mio padre non era mai stato un amate dello sport ma, da quando l'avevano licenziato, le sue abitudini erano cambiate radicalmente. Lui era cambiato. Non sorrideva più, usciva poco di casa e, quando usciva, lo faceva solo per rintanarsi in un bar. Mamma era costantemente angosciata. La sentivo piangere la sera in bagno ed io mi nascondevo nel buio della mia stanza, sotto le coperte, a fare lo stesso.

Ricordo che avevo messo il naso nella stanza solo per constatare che mio padre non fosse come ogni giorno a bere birra sul divano. Aveva lasciato un paio di bottiglie ai piedi del tavolino e si era alzato.

Inspiegabilmente, sentii un moto d'ansia farsi spazio dentro di me. Era come se già sapessi che cosa stesse accadendo.

Col cuore in gola, corsi in cucina trovando anche questa vuota.

Ancora quella brutta sensazione. Sentivo il cuore battermi con prepotenza nel petto.

Mio padre non era da nessuna parte. Ero certo che non si sarebbe mai allontanato senza avvertirmi. Non era da lui. Nonostante le sue pessime abitudini degli ultimi tempi, era sempre l'uomo che mi aveva cresciuto.

Sentivo il battito del cuore nelle orecchie ed il fiato corto. Non ragionavo più.

Che cosa avrei dovuto fare? Chiamare mamma e farla preoccupare ulteriormente? Dopo mesi aveva finalmente trovato un impiego, seppur part-time, non potevo allarmarla forse per nulla.

Poi, improvvisamente, l'illuminazione.

Mi sembrava di muovermi a rallentatore. Una corsa contro il tempo per evitare qualcosa di cui non ero neppure certo. Ma me lo sentivo dentro.

Corsi lungo il corridoio.

Trovai la porta del garage chiusa a chiave. Non lo era mai.

Mi arrampicai sul mobile in cerca di quella di riserva. Mi tremavano le mani mentre infilavo la chiave nella toppa.

Quando finalmente riuscii ad aprire la porta, la scena che trovai davanti ai miei occhi mai sarei riuscito a scacciarla dalla mente.

Mi gelò il sangue nelle vene e mi lasciò lì, in piedi, immobile ed incapace di fare nient'altro se non guardare quell'immagine raccapricciante. Un'immagine che un ragazzino di quattordici anni non dovrebbe mai vendere. Che nessuno dovrebbe.

Lasciando cadere qualche lacrima sul viso, strinsi forte i pugni lungo i fianchi, egoisticamente consapevole che da quel momento la mia vita sarebbe cambiata in modo irreversibile.

Chiedimi Qualsiasi CosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora