Capitolo 18

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Oliver

Era passata poco più di una settimana dal nostro ritorno dalla casa in montagna e da allora non avevo più avuto modo di vedere o parlare con Evelyn. Eravamo tornati ognuno per conto proprio e, una volta giunti ad Old River, entrambi avevamo ripreso a lavorare. La pasticceria aveva riaperto e, nonostante i primi giorni gli unici ad entrare erano i curiosi, piano piano la clientela ricominciava a tornare. Zia Clara aveva l'ansia ogni volta che doveva recarsi sul lavoro ma per fortuna, diceva, aveva Evelyn sempre con lei.

Quelle erano le uniche notizie che avevo della ragazza. Per il resto, tutto taceva in modo angosciante. Non avevo ancora avuto il coraggio di mettere piede in pasticceria. Stavo lavorando dal mattino alla sera in redazione e tendevo ad usare tale scusa per spiegare la mia assenza. La verità però era un'altra. Temevo che incontrandola lei avrebbe messo fine ai miei dubbi e mi avrebbe detto chiaro e tondo che avesse cambiato idea. Non era così assurdo che non volesse più rischiare di ferire sua sorella per quella strana attrazione che c'era tra noi. Mi stavo comportando da codardo evitando il confronto ma non ero psicologicamente pronto a perderla. Sempre che fosse mai stata mia.

Martin, uno dei pochi colleghi che si rivolgeva a me con un briciolo di gentilezza si affacciò dal suo ufficio e mi rivolse un sorriso. <<Ancora qui? Non ce l'hai una casa?>>.

Mi passai una mano sul viso evidentemente a pezzi. <<Sto finendo una cosa poi vado>>.

<<È tutta la settimana che finisci tardi. Non dimenticarti di vivere oltre che lavorare. Altrimenti ti friggi il cervello e diventi come Brown prima ancora di accorgertene>>.

<<Al momento è più facile lavorare, quantomeno mi distrae>>.

L'uomo scosse il capo avvicinandosi. <<Dì un po', ce l'hai una fidanzata?>>.

<<Domanda di riserva?>>.

L'uomo annuì tra sé e sé. <<Capito. Si tratta di una donna. A maggior ragione questo...>> disse indicando il casino sulla mia scrivania, <<... non ti aiuterà affatto. Ti farà solo impazzire prima>>.

<<Tu sei sposato?>> chiesi notando la fede che aveva al dito.

<<Felicemente ed esattamente da quattro anni anche se, se non mi muovo, mi darà il ben servito in meno di due secondi>>.

<<Anniversario?>>.

<<Già, l'ansia di ogni uomo>>.

<<Ti lascio andare allora, non vorrei mai che arrivassi tardi a causa mia>>.

Martin sorrise recuperando da una sedia la sua borsa.

<<Lascia che ti dia un consiglio spassionato, prima di andare. Se questa ragazza è importante per te, allora dimostraglielo. Mal che vada ti respingerà ma è sempre meglio che vivere nel rimpianto di non aver fatto nulla. Le donne sono un mistero senza fine, per citare un poeta italiano, possono sorprenderti a volte>>.

Martin mi lasciò seduto alla mia scrivania con le sue ultime parole a ronzarmi per la testa. Aveva ragione. Ero lì a crogiolarmi nei miei pensieri ma non stavo facendo nulla né per mettere fine a quella situazione né per migliorarla.

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