Capitolo 8

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Evelyn

Mi ero cambiata con calma, sperando che Oliver decidesse di andarsene vedendomi tardare. Non mi sarei aspettata da lui tale trattamento. Era arrivato ad accusandomi di essermi approfittata di sua zia, quando la mia unica intenzione era quella di aiutare. Non lo meritavo.

Non ero stata subito sincera con lui, su questo aveva ragione. Avevo preferito evitare di dirgli quel piccolo dettaglio perché temevo chiedesse a Clara di licenziarmi. Dopotutto, aveva appena rotto con Isabelle. Non poteva biasimarmi se dopo essere stata licenziata più volte avevo preferito tacere. Volevo solo tutelarmi ed ero passata per una bugiarda approfittatrice.

Constatando che di Oliver non vi fosse traccia, spensi le ultime luci rimaste accese e mi allacciai il cappotto pronta ad uscire fuori al freddo. Chiusi il locale, facendo attenzione a non scordare nessuna delle raccomandazioni fatte da Clara prima di andare a casa. Avevo faticato a convincerla però non aveva senso che restassimo entrambe e l'avevo vista stanca. Non mi sarei mai perdonata se si fosse sentita male a causa del troppo lavoro. Non con me lì.

Mi voltai, dando le spalle al locale, e fu allora che lo vidi. Era in piedi, appoggiato alla sua auto, che mi fissava con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. Sarebbe potuta sembrare anche una posizione accattivante se non mi avesse spaventata.

<<Si chiama appostamento, in gergo>>.

<<Controllavo>> si limitò a dire il ragazzo scrutandomi con attenzione.

<<Pensavo te ne fossi già andato>>.

<<Ne avevo tutta l'intenzione ma non ho visto la tua macchina nei paraggi e, sai com'è, è buio, una giovane ragazza da sola. Volevo accertarmi che arrivassi tutta intera a casa>>.

<<Siamo ad Old River, cosa mai potrebbe capitarmi?>> commentai divertita buttando il mazzo di chiavi nella borsa.

Oliver restò fermo, appoggiato alla carrozzeria della sua auto, mettendo le braccia conserte contro il petto senza fiatare. Era in attesa.

Sospirai, consapevole che non mi avrebbe mai lasciata andare senza aver finito il suo interrogatorio. E, come nipote dello sceriffo della città, sapevo che un giornalista non demorde facilmente.

<<Sono venuta in autobus. Isabelle aveva un esame oggi e le ho prestato l'auto>> mi arresi. Lo vidi trasalire un istante al sentir pronunciare il nome di mia sorella. Avrei evitato di parlare della sua ex dopo pochi giorni dalla loro rottura. Ma era stato lui ad obbligarmi.

Oliver deglutì e si inumidì le labbra in un gesto dettato unicamente dall'imbarazzo. La ferita era fresca e non parlavo di quella lasciata da mia sorella. C'era altro sotto. Quella crisi in bagno ne era stata la prova.

Il ragazzo si riscosse, arruffandosi maggiormente i ricci. Sembrava combattuto.

<<Andiamo, sali. Ti accompagno io>> decretò alla fine di quella lotta interiore.

<<Non è necessario, davvero. Sono solo poche fermate>>. In realtà ci avrei messo almeno quaranta minuti, considerando anche il fatto che stessi perdendo tempo e che avrei dovuto prendere il successivo.

<<Dai, Evelyn, sono qui con l'auto. Non ti lascio tornare coi mezzi. Non ho voglia di stare col pensiero fisso e preoccuparmi>>.

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