Evelyn
Il fantomatico "caffè al bar" era stato molto più silenzioso del previsto. Forse perché avevo passato la maggior parte del tempo a fissarlo senza aver la minima idea di che cosa dire. Il fatto era che avrei voluto dirgli tante di quelle cose contemporaneamente che un punto esatto di partenza non ce l'avevo. Eppure mi ero fatta una miriade di discorsi mentali sulla corriera e poi sul treno che avevo preso per arrivare sino da lui. L'unica notte insonne che valesse davvero la pena in tutta la mia vita.
Oliver era rimasto sorpreso nel vedermi ma affatto deluso o scontento. Anzi. Mi aveva regalato un sorriso bellissimo che mi aveva fatto sciogliere. Ecco, probabilmente era stato quello a cancellare istantaneamente ogni discorso con un filo logico dalla mia mente. Perché paradossalmente sarebbe stato più semplice se mi avesse respinta, lì avrei potuto fare la mia dichiarazione super studiata per convincerlo e... Ma chi volevo prendere in giro? Me la facevo sotto, ecco tutto. Sembravo iperattiva seduta sulla sedia di quel bar. Soprattutto ora che l'ipotesi di un suo trasferimento a Boston era appena scemato.
Dopo aver terminato il caffè, come se niente fosse mi chiese di fare due passi sul lungo mare. Era palesemente diverito dalla situazione ed io diventavo ad ogni istante che passava più nervosa. Non volevo deludere le sue aspettative. Sapevo di dover essere io a parlare per prima ma era dannatamente difficile, accidenti.
<<Sai che non dobbiamo correre per forza la maratona di New York, oggi?>> mi riprese sghignazzando alle mie spalle.
Rallentai di conseguenza, rendendomi conto del mio passo spedito. Stavo rovinando tutto, vero?
<<Scusa>> mormorai.
<<Quando sei arrivata?>> chiese a quel punto, infilandosi le mani in tasca. Era davvero bellissimo così rilassato. E lo ringraziai mentalmente per aver cominciato da un argomento più leggero.
<<Tre ore fa, più o meno>>.
<<Teletrasporto o...?>>.
<<Corriera e qualche fermata di treno>> confessai imbarazzata.
<<Ma ci avrai messo tutta la notte>> disse con ovvietà sul punto di scoppiare a ridere. Dovette fermarsi quando mi vide annuire. Ancora non ci credevo che fossi sul serio saltata sulla prima corsa utile per raggiungerlo. L'aereo era fuori discussione, mi sarebbe costato troppo. Soldi che tra l'altro non avevo. Quindi avevo optato per quella pazzia. Perché, come David stesso aveva detto quando mi aveva accompagnata in autostazione, era una follia. Ma non mi ero mai sentita più viva di così. Anche con tutte quelle ore di sonno arretrate.
<<Tu sei matta>> pronunciò mentre un sorriso piacevolmente soddisfatto si faceva largo sul suo viso.
Lo guardai per un istante con la coda dell'occhio. Oliver sembrava felice. Come non mi sarei mai aspettata di trovarlo. Aveva appena perso l'opportunità di fare il lavoro dei suoi sogni ma sorrideva. E lo stava facendo a me che gli avevo fatto fin troppo male.
<<Non pensavo ti importasse>> disse ad un tratto. <<Che me ne andassi, intendo. Credevo volessi che uscissi per sempre dalla tua vita, che saresti stata sollevata non vedendomi più>>. Ora il suo sguardo si era leggermente incupito. Doveva aver impresse nelle mente le nostre ultime conversazioni e mi dispiaceva perché ogni singola volta che l'avevo allontanato, lo avevo fatto per paura ma anche perché ero certa che fosse la cosa migliore per lui. Mi sbagliavo di grosso.
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Chiedimi Qualsiasi Cosa
RomansaInfatuarsi della propria vicina è stata una svista adolescenziale. Ma riscoprirsi innamorato della sorella della propria ragazza è da considerarsi un vero e proprio problema per Oliver. Laureatosi recentemente a Yale con il massimo dei voti, è ad Ol...