Capitolo 5

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Oliver

Dopo una settimana che lavoravo all'Old River's Journal dovevo ammettere che cominciavo a capire che cosa intendesse la gente quando definiva Brown un "dittatore senza scrupoli". Pensavo di essere stato assunto come giornalista ed ero impaziente di imparare da un uomo che, nella vita, aveva lavorato per il NY Times ed altre importanti testate giornalistiche in tutto il Paese. Invece ora portavo caffè. Caffè, nero arabica senza zucchero, amaro come il suo pessimo carattere. Mi aveva preso per il suo valletto. Niente di più umiliante. Mi sentivo un cretino e mi faceva rabbia vedere il resto dei dipendenti ridere di me. Mi chiamavano "ragazzino" o "assistente" dandomi dell'illuso, anche se illuso ero stato davvero. Come avevo potuto pensare che, privo di esperienza, mi prendesse a lavorare davvero per lui?

Con sollievo, lasciai la redazione prima del solito quel venerdì. Il lato positivo era l'assenza dell'edizione del weekend che, quindi, avrei potuto passare a maledirmi in santa pace per quella brillante decisione. Già immaginavo i mal pensanti dirmi "te l'avevo detto".

Ero arrabbiato e frustrato.

Salii in auto ed accesi il motore, soffermandomi a guardare dallo specchietto retrovisore l'entrata del giornale. Avevo appuntamento in un locale per bere una birra con un paio di vecchi amici del liceo. Era passata una vita. Quando ero arrivato ad Old River non pensavo avremmo legato di nuovo. Ero rimasto positivamente stupito, avendo io volutamente interrotto la maggior parte dei rapporti quando ero partito alla volta del college.

Entrai nella vecchia birreria, lontana dal centro e dal caos dei locali più frequentati della città. Mark e Jacob erano in piedi accanto al tavolo da biliardo, con le stecche già tra le mani ed immersi in una delle loro litigate partite. Brock, il giovane barista, mi allungò una birra, senza che neppure la chiedessi e raggiunsi i miei amici.

<<Wow, sei già qui?>> domandò divertito Jacob, guardando il telefono.
<<Non avevi detto che saresti arrivato tardi?>> si interessò Mark, dopo un colpo da maestro che mandò la palla in buca.

<<Tu stai barando!>>. Fece una smorfia l'altro, scuotendo il capo.

Sospirai e bevvi un sorso di birra. <<Mi hanno lasciato andare via prima. Che mi sono perso?>> domandai divertito, dopo l'ennesima buca fatta da Mark.

<<Non è possibile!>>. Era esilarante guardarli.

<<Solo la triste sconfitta di Jacob>> alzò le spalle indifferente il biondo, gongolando in modo parecchio evidente.
<<Qui c'è qualcosa di tremendamente losco sotto!>>.

Mark scosse il capo e sbagliò di proposito il colpo successivo per lasciare campo libero al moro.

<<Come sta, Izzy?>> chiese poi interessato, senza togliere gli occhi dal tavolo.

Stranito, bevvi un altro sorso di birra, con l'intenzione di annegare lì le mie pene. <<Sta bene, direi>>.

<<Questa sera ci onorerà della sua presenza?>> sogghignò invece Jacob, dopo aver messo a segno, a rigore di logica, il secondo colpo in tutta la partita.

<<Da quanto mi ha detto oggi, sì>>.

Mi voltai sempre più confuso verso il mio amico. Lui e Isabelle non erano mai andati troppo d'accordo, ricordavo addirittura che Mark fosse scocciato all'idea che a volte uscisse con noi. Non capivo che cosa potesse essere cambiato in così poco tempo.

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