Capitolo 16

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Evelyn

<<Si può sapere che cosa pensi di fare con tutte queste bottiglie?>>.

Stavo fissando con un certo grado di scetticismo la quantità abnorme di alcol presente sull'isola della cucina da almeno cinque munti. Ero riuscita a convincere mia madre perché mi lasciasse la baita per qualche giorno l'ultimo dell'anno, promettendole che non avremmo fatto danni e ci saremmo comportati da persone mature. Era già stata un'impresa dopo che aveva scoperto che non le avessi detto subito di quella sera in pasticceria. Quando l'aveva saputo era a metà strada tra infuriata e preoccupata. Però non mi ero pentita. Avevo fatto bene a non chiamarli la sera stessa, si sarebbero preoccupati più del dovuto e non ce n'era bisogno: io stavo bene. E sicuramente non potevo lamentarmi per un bernoccolo sulla fronte quando Charlie...

Il funerale era stato la settimana dopo l'arresto di quella banda di criminali senza scrupoli. La pasticceria era rimasta chiusa, Clara era sconvolta e aveva preferito tardare la riapertura sin dopo le feste. Avevamo entrambe bisogno di metabolizzare e così anche il resto della comunità. Sarebbe stato difficile ripartire dopo una disgrazia simile.

<<Ho intenzione di berlo, amica mia. E lo stesso farai tu!>>. David guardò soddisfatto quel mucchio di bottiglie ed io già mi sentivo sull'orlo del coma etilico. Fortuna che al cibo avevo pensato io perché i suoi due sacchetti di patatine non sarebbero serviti a molto.

Scossi il capo e decisi di cambiare discorso. <<Adesso mi puoi dire come si chiama questo gran fusto che ti ha conquistato?>>.

<<Ehi, bambina, non essere sciocca. Nessuno "conquista" il sottoscritto. Semmai il contrario>>.

<<Tergiversi, dov'è la fregatura?>>.

<<Tra poco lo vedrai. Non insistere che assomigli a tua madre quando fai così>>.

Feci una smorfia. <<Gli farò le mie condoglianze appena lo vedrò...>>.

<<Eh, no. Non gli dirai proprio nulla>>.

Stranita mi voltai verso di lui che, come se nulla fosse, si aggirava per la cucina convinto che evitando il mio sguardo avrei lasciato correre.

<<Se non posso dirgli nulla per quale motivo viene?>>.

<<L'ho invitato>>.

Faceva anche lo spiritoso. <<E perché non posso dirgli due parole su di te?>>.

<<Beh, è "possibile" che i suoi amici non sappiano esattamente del suo orientamento sessuale...?>>.

<<È possibile?>>. Volevo bene a David, era una fratello per me, e proprio per questo avevo capito subito che trovasse molto più sexy il mio compagno di banco della sottoscritta al liceo. Quindi che razza di amici poteva avere questo tizio perché non si fossero accorti di nulla?

<<Non fare la saputella. Ti chiedo solo di non fare commenti inopportuni>>.

<<Almeno mi dici chi è questo "J" tra gli invitati?>>.

<<Lo capirai, fidati...>>.

Cercai il suo sguardo in cerca di un chiarimento per quella frase enigmatica ma non ebbi il tempo di approfondire. Sentimmo bussare e, al mio amico, di aprì un grosso sorriso sul volto.

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