Capitolo 24

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Cinque anni prima

L'autunno era la sua stagione preferita. Le foglie ingiallite che lentamente cadevano al suolo, il fruscio del vento che le accarezzava i capelli e la costringeva a farsi maggiormente su nel cappotto. E le caldarroste. Evelyn amava andarsene in giro per il campus con un sacchetto di carta tra le mani che la aiutava anche a scaldarsi.

Si era iscritta al college con un unico obiettivo: riuscire un domani ad entrare a scienze politiche. Era sempre stata la migliore nei dibattiti scolastici, il suo pane quotidiano, e aveva deciso di rendere quella passione un lavoro. In due anni di studi però oltre che a voti alti e qualche conoscente, non era mai riuscita ad integrarsi davvero. E se ne rendeva conto quando si trovava a passeggiare con il naso puntato verso il cielo, tra i viali alberati nei pressi del campus. Da sola. Non capiva come fosse successo. Al liceo era circondata da molti amici e non era mai stata una ragazza poco socievole. Tendenzialmente, andava d'accordo con tutti. Il bisogno di studiare e di avere il massimo dei voti, l'avevano in qualche modo isolata. Si era trovata più di una volta a dover declinare un invito ad uscire. Non era mai stata il tipo di persona interessata alle feste o far tardi la sera ed era esattamente così che la vedevano i suoi genitori. Ed anche per questo erano orgogliosi di lei: non si faceva distrarre da cose futili. Restava concentrata sui suoi obiettivi.

L'incontro con un giovane ed affascinante studente di economia nella caffetteria del campus, la colse alla sprovvista. Forse perché non aveva mai avuto il coraggio di guardare oltre ad un palmo dal suo naso. Lui le aveva offerto un tè caldo in un giorno che avrebbe preferito dimenticare. Pioveva a dirotto, aveva un esame importante e un cretino l'aveva lavata dalla testa ai piedi con un'auto. Lui le aveva sorriso e con una gentilezza disarmante le aveva chiesto se le andasse di sedersi ad un tavolo insieme. Quello strano ragazzo, che non aveva mai visto, ma con un insolito luccichio negli occhi, l'aveva incuriosita dal primo istante. Il suo nome era Adam.

Fu così che una giovane ed ingenua studentessa i cui unici interessi erano lo studio e rendere felici i genitori, si trovò ad accettare l'invito ad uscire da parte di quel ragazzo. Era intrigata ed eccitata all'idea di conoscerlo. Adam la invitò nel pub dove lavora per pagarsi gli studi. Aveva tutta l'aria di essere un bravo ragazzo, dedito al lavoro e allo studio. Cominciarono a passare le pause durante la giornata a parlare. Parlavano di tutto. Si raccontavano sogni, speranze, aspirazioni. Evelyn era sempre più affascinata. Non aveva mai avuto un prototipo di ragazzo ideale ma, ogni volta che vedeva o parlava con Adam, si convinceva sempre di più che fosse lui.

Quel palese interesse reciproco, si trasformò presto in una perfetta storia d'amore. Con tanto di infinite passeggiate sotto gli alberi fioriti di metà aprile, film sotto le stelle e fare l'amore in luoghi assurdi in mancanza di un posto tutto loro. Evelyn era convinta di vivere in un sogno e poco le importava se passava meno tempo sui libri e doveva vedersela ogni volta con i propri genitori per uscire. Lei amava Adam e lo aveva capito ormai da tempo.

Forse fu per questo motivo che non vide sin da subito la verità. La realtà dei fatti era molto più complessa e decisamente imperfetta. Adam l'amava. O almeno così non faceva che ripetere. Ma Adam amava anche bere. E non parliamo di un drink ogni tanto in compagnia. Si parlava di molti drinks, consumati anche durante l'orario lavorativo. Le sere in cui Evelyn era costretta a trascinarlo a casa ubriaco, cominciarono a diventare più di quelle che passano ad amarsi. Ed Evelyn cominciò a risvegliarsi da quella che le era sempre parsa la storia d'amore per antonomasia.

Ma il peggio arrivò con i debiti. Adam aveva la brutta abitudine di andare in giro e lasciare ovunque conti aperti. Evelyn lo scoprì per caso, perché un amico le aveva chiesto quando "il suo ragazzo" aveva intenzione di pagare il conto di qualche sera prima. Era stata lei a portarlo in quel luogo e, sentendosi responsabile, si era ritrovata a pagare al suo posto. E quello fu solo l'inizio. Scoprì presto che non era la prima volta che lo faceva. E, come una sciocca, continuò a saldare i suoi debiti. Sempre che non fosse Adam stesso a chiederle di farlo. Glieli avrebbe ridati, diceva. Evelyn non vide mai l'ombra di un soldo.

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