Capitolo 22

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Oliver

In tre giorni, potevo dire di aver dormito sì e no sei ore e in modo decisamente disomogeneo. Avevo bisogno di risposte e avrei fatto di tutto per ottenerle. Il giornalista che era in me scalpitava all'idea di venir fuori e scoprire finalmente tutti i retroscena che riguardavano la vita passata di Evelyn. Anche se questo avrebbe messo in serio pericolo la nostra relazione, il suo tacere stava avendo lo stesso effetto. Almeno su di me che ormai sapevo troppo per far finta di nulla.

Mi stavo torturando da giorni con domande alle quali lei avrebbe potuto rispondere in un attimo.

Jason diceva la verità?
Chi era Adam?
E, se Evelyn era rimasta incinta, dov'era adesso il bambino?

Non ne potevo più di quel silenzio straziante. Ma ero troppo codardo per chiedere a lei. E così fingevo che andasse tutto bene quando in realtà stavo letteralmente impazzendo. Anche se, in quel momento, probabilmente erano le ore di sonno mancate a parlare.

Tutto ciò che mi rimaneva da fare, in mancanza di coraggio, era cominciare le mie indagini stando il più attento possibile. E, il primo che mi venne in mente, fu mio cugino. Andrew era sempre rimasto ad Old River e, essendo un meccanico, conosceva molta gente. Poteva essere una buona fonte di informazioni.

Lo trovai in officina, con la testa infilata nel cofano di un'auto, nonostante fosse passato da un pezzo l'orario di chiusura. Non sarebbe mai cambiato.

<<Ogni tanto ti allontani da quei rottami o ci vai anche a letto?>>.

Andrew alzò la testa e scrollò le spalle. <<Se ci rifletti, sarebbe molto più facile. E poi, meglio queste bambine che perdere tempo dietro a qualcuno che non lo merita>>.

<<Spero di meritarmelo allora. Ce l'hai una birra?>>.

Sorrise divertito. <<Anche tu non devi stare troppo bene se vieni qui a bere>>.

Mi seguì con lo sguardo mentre recuperavo dal mini-frigo due bottiglie di birra. Tornai da lui e gliene porsi una.

Non sapevo da dove partire. Soprattutto non volendo rischiare di essere scoperto dopo soli due secondi. Per non contare il fatto che non volessi far trapelare un chiaro interesse per Evelyn, non che me ne fossi mai preoccupato prima di allora. Andrew sapeva del sentimento che provavo per la ragazza.

Mi resi conto che quella conversazione sarebbe stata molto più facile se tra Evelyn e me non ci fosse stato nulla. Assurdo.

Il suono del suo cellulare abbandonato tra gli attrezzi riuscì a distrarmi dal mio obiettivo. Ma mio cugino non parve neppure intenzionato a vedere chi fosse. Lo stava semplicemente ignorando.

<<Come dicevo, almeno le auto non mi stressano>> decretò per poi bere un lungo sorso di birra.

Trattenni a stento un sorriso. <<Jessica?>>.

<<Mi sta tartassando di chiamate, messaggi. Io non ne posso davvero più, è questo che provano i fidanzati?! Non li invidio affatto!>>.

<<Di solito fa piacere ai "fidanzati". È cotta di te, cugino. È normale che ti stia addosso>>.

<<Okay, ma io non lo sono affatto. Doveva essere senza impegno. A differenza tua, io non voglio una ragazza. Ma neanche per sbaglio!>>.

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