Evelyn
<<Zia, vieni>> mi chiamò il piccolo Miles con con gli stivaletti immersi nel fango. Aveva piovuto fino al giorno prima e mio nipote aveva una passione per fare infuriare sua nonna. Lo raggiunsi col sorriso attenta a non sporcarmi le scarpe.
<<Sai che se la nonna ti vedesse si arrabbierebbe molto?>> lo rimproverai divertita, guardandolo dall'alto in basso con le braccia conserte.
Il bambino fece spallucce incurante. <<Tanto non mi vede, è dentro che spettola>> pronunciò con convinzione.
Arricciai il naso confusa. <<Che spettola? E cosa vorrebbe dire?>>. Miles aveva quattro anni e tendeva a ripetere tutto quello che sentiva, anche quello che non capiva.
<<Che parla di altre persone>> spiegò intento a giocare con un bastone. <<Papà lo dice sempre>>.
<<Ah! Vuoi dire che spettegola!>>. Trattenni a stento una risata.
<<Sì, quello>>. Con un paio di saltelli mi raggiunse e mi porse il bastone. <<Tieni dobbiamo trovarne altri>> ordinò sicuro, come un sergente, ma qualcuno intervenì prima che potessi rispondergli.
<<Miles, perché non cominci tu? La zia ti raggiunge tra poco>> ci interruppe una voce maschile alle nostre spalle. Entrambi ci voltammo ed io sorrisi a mio cugino.
<<Papà, ma io e zia stiamo lavorando>> si lamentò il bambino, mettendo il broncio. Ma Richard non si fece incantare. Si inginocchiò davanti a lui e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. A Miles si illuminarono gli occhi ed annuì contento, poi corse via tra i cespugli del giardino.
<<Che cosa gli hai detto?>> chiesi stupita.
<<Che se fa il bravo questa sera ti fermi anche tu a mangiare qui>>.
Dissentii con forza. <<Manco morta, un altro pasto con le nostre madri insieme non potrei tollerarlo>>.
<<L'ho promesso ad un bambino! Non vorrai deluderlo>> mi sorrise piacevolmente diverito dal fatto che non avessi altra scelta.
<<No, certo>>. Sorrisi un po' malinconica, guardando Miles brandire un bastone come se fosse una spada e mostrarla con entusiasmo al padre.
Per la verità erano altre le motivazioni per cui non volevo restare per cena e non avevano niente a che fare con mia madre o zia Victoria. Venire ancora e continuamente ignorata da mia sorella, faceva male. Tanto male. Parlava con tutti ma ogni volta che ero io ad aprire bocca, mi ignorava, cambiava discorso, interlocutori. Ed ero certa che ormai se ne fossero accorti tutti. Avrebbero cominciato a fare domande e, conoscendo la sua discrezione, era meglio che non ci fossi quando avrebbe vuotato il sacco. Mi avrebbero condannata, come in realtà ero certa di meritare.
<<Ti va di dirmi perché tu e Isabelle non vi rivolgete la parola?>> domandò ad un tratto, interrompendo il corso dei miei pensieri.
Voltai il capo verso di lui. <<Ti hanno mandato in avanscoperta?>> mi lasciai scappare ironica.
<<Sono qui di mia spontanea volontà>> mi assicurò portandosi una mano sul cuore ed una in alto, in segno di giuramento.
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Chiedimi Qualsiasi Cosa
RomanceInfatuarsi della propria vicina è stata una svista adolescenziale. Ma riscoprirsi innamorato della sorella della propria ragazza è da considerarsi un vero e proprio problema per Oliver. Laureatosi recentemente a Yale con il massimo dei voti, è ad Ol...