Capitolo 21

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Oliver

Era stato un viaggio di ritorno silenzioso in modo surreale. Non facevo che ripensare alle parole di Jason e a quanto queste mi avessero lasciato di stucco. Avevo capito da tempo che Evelyn mi stesse nascondendo qualcosa sul suo passato, molti suoi atteggiamenti parlavano da sé, ma mai mi sarei aspettato una cosa simile.

La sua confessione era un eco nella mia testa. Non riuscivo a crederci ma, più ci riflettevo, più mi rendevo conto che non avesse alcun motivo per mentirmi. Per quanto non ci sopportassimo a vicenda e lo infastidisse vedermi con la sua ex, a che scopo avrebbe dovuto raccontarmi una balla?

Ero stanco e confuso. Il mio unico desiderio era passare una bella serata con Evelyn dopo averla trascurata per qualche giorno e, invece, ero finito col chiedermi che cosa sapessi davvero di lei. Ero convinto di conoscerla almeno un po', ora non sapevo più che cosa pensare.

Giunti sul pianerottolo di casa sua, il mio silenzio tombale dovette averle fatto raggiungere il limite perché si fermò prima di arrivare alla porta e puntò i suoi enormi occhi scuri nei miei.

<<Sei pensieroso. È successo qualcosa?>>.

Sospirai e distolsi lo sguardo, passandomi una mano sulla nuca. Non mi andava di parlarne. Prima volevo accertarmi che McGuire non mi avesse mentito altrimenti, non solo avrei fatto la figura dell'imbecille, ma anche di quello che si fida di un tizio a caso e non della propria ragazza.

Vagai con lo sguardo finché questo non si posò sulla sua porta di casa. C'era un foglietto attaccato allo stipite.

<<Che cos'è?>>.

Evelyn si voltò di scatto e si avvicinò. La sentii sbuffare infastidita prima di strappare il pezzetto di carta.

Nervosa, aprì la porta e lanciò le chiavi sul tavolo, continuando a fissare il foglietto. Non avevo idea di che cosa si trattasse ma pareva evidente che non fosse sorpresa di averlo ricevuto.

<<Si può sapere che cosa ti irrita tanto o è un segreto?>>. Avevo già il dente avvelenato.

Parve di ricordarsi solo allora della mia presenza. Puntò gli occhi su di me con un'espressione confusa.

<<Scusami... È un messaggio da parte del mio padrone di casa>>.

Scossi il capo. <<Perché ti attacca pezzi di carta alla porta?>>. Non aveva il telefono? Ma soprattutto, perché era così nervosa?

<<Potrei essere indietro con l'affitto e lui mi fa pressione, quindi tendo a non rispondere al telefono. Ma tranquillo, risolverò tutto in attimo>>.

Sembrava crederci poco anche lei. La sua espressione era abbastanza esplicativa della situazione.

<<Perché non provi a dirmi la verità? Tutta la verità>>. O almeno la parte che riguardava il suo padrone di casa. Per il resto c'era tempo.

Evelyn sospirò passandosi una mano tra i capelli. La metteva a disagio quella situazione, era palese, ma se volevo aiutarla avrei dovuto sapere tutto. Perché ero certo che non mi avrebbe mai chiesto niente però io non sarei rimasto a guardare se aveva bisogno di me.

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