Capitolo 2

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Evelyn

La domenica è da sempre il giorno per antonomasia da passare in famiglia e in mezzo ai propri cari. Soprattutto se, dando una rapida occhiata al calendario, ci si rendeva conto che mancasse davvero poco al Giorno del Ringraziamento. Entro poche settimane mi sarei dovuta sedere attorno ad un tavolo e ringraziare per qualcosa. Per cosa dovessi tuttavia essere grata quell'anno ancora non lo sapevo. Stava andando tutto maledettamente male.

Spensi l'auto a pochi metri dal vialetto di casa e mi fermai qualche istante a chiedermi che cosa ci facessi lì. Avrei sicuramente rovinato il pranzo a tutti e mia madre si sarebbe lamentata di avere bruciore di stomaco per il resto della giornata. Facevo ancora in tempo a girare la macchina e tornarmene a casa. Mi sarei inventata una scusa, anche la più banale.

Sbuffai mentre il mio campo visivo fu attraversato dalla nostra storica vicina di casa che, come ogni domenica mattina dacché ne avessi ricordo, era di ritorno dal supermercato. Clara Hudson, esempio di donna realizzata nella vita che non avesse mai avuto bisogno di un uomo. Aveva una pasticceria tutta sua e aveva mantenuto e cresciuto suo nipote da sola per anni. Era in assoluto la donna più forte che avessi mai conosciuto, invincibile. O almeno fino all'infarto avuto quell'estate.

Scesi dall'auto e, col sorriso, mi avvicinai alla donna che stava per entrare nel vialetto di casa.

<<Signora Clara, buongiorno>>. Alzò di scatto il capo, mentre tentava di tenere tra le braccia i sacchetti di carta stracolmi di alimenti, e ricambiò radiosa il sorriso.

<<Evelyn! Che piacere vederti>>.

<<Vuole una mano?>>.

<<Mi duole ammetterlo ma accetto volentieri la tua offerta. Sono distrutta>>.

<<Fa bene ad approfittarne ed io l'aiuto volentieri>>. Presi le buste e la donna con un sorriso mi invitò a seguirla lungo il vialetto.

<<Sei a pranzo dai tuoi?>> si informò aprendo la porta di casa. <<Vai pure in cucina>>.

Conoscevo bene quella casa. Da adolescente mi capitava spesso di andare a darle una mano. Qualche commissione o semplici lavoretti domestici. Mi faceva piacere e mia madre lo considerava buon vicinato nei confronti di "quella povera famiglia disastrata". Era assurdo. Erano stati sfortunati ma, da questo ad etichettarli come incapaci di cavarsela da soli, era un salto eccessivo.

<<Mia madre ha deciso di organizzare un pranzo di famiglia>>.

<<Sì, è stato invitato anche mio nipote. Ho fatto un dolce infatti>>.

<<Non doveva disturbarsi>>. Ed in realtà io speravo che la notizia del mio licenziamento non diventasse di dominio pubblico. Sarebbe stato umiliante.

<<Scherzi? Fosse per mio nipote si presenterebbe sempre a mani vuote. Che figura!>>.

Risi di gusto di fronte alla convinzione della donna. <<Mia madre non ci farebbe neanche caso. È innamorata di Oliver>>.

<<Ma le buone maniere sono fondamentali, cara>>.

<<Concordo ma a volte sono seriamente sopravvalutate. Vuole una mano a sistemare?>> chiesi circa le due buste abbandonate ormai sul tavolo.

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