Capitolo 17

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Oliver

Sono certo che stessi facendo un gran bel sogno. Di quelli in cui sei consapevole che non siano neppure lontanamente probabili ma dove sei talmente felice e spensierato che non puoi fare a meno di credere che sia reale.

Sentii un rumore lontano e l'istinto mi portò ad aprire con fatica gli occhi. Avevo le palpebre pesanti. Avevamo fatto davvero tardi la notte prima e, dato il mio stato, dubitavo fortemente che avessi dormito più di cinque ore.

Vidi Evelyn alzarsi da letto già completamente vestita e in punta di piedi raccattare da terra le sue scarpe, attenta a non fare il minimo rumore. Troppo tardi, ero già sveglio.

<<Buongiorno>> mi stiracchiai nel letto con voce assonnata. Non mi dispiaceva affatto vedere lei come prima cosa al mattino. Aveva appena fatto declassare il mio sogno al secondo posto.

Evelyn sobbalzò per lo spavento e si portò una mano al petto.

<<Sono le nove, che cosa fai sveglio?>>. Sussurrava anche se non ce n'era motivo. Era improbabile che qualcuno ci sentisse.

<<Potrei farti la stessa domanda>>. Mentre lo dicevo, mi ero messo a sedere. Avevo la testa pensante e mi sembrava di essere appena uscito da una centrifuga. Primo buon proposito per il nuovo anno: diminuire le sbronze. Assolutamente. Che poi sembrava essere diventata un'abitudine vedere lei il giorno seguente ed io ero sempre troppo rimbambito. Lei sveglia e pimpante, io stanco e rimbambito.

Ma come faceva?

<<Mi piace passeggiare la mattina presto per le viuzze semi deserte del paese. Ieri avranno fatto tutti tardi così in giro non ci sarà nessuno. Sai, il fruscio del vento, le onde del lago che si infrangono sulla riva. È rilassante>>.

Sbattei più volte le palpebre. Penso che avessi perso per la frazione di un attimo il contatto con la realtà. Sarà stato il sorriso spontaneo che le era nato sul viso mentre parlava o il fatto che la situazione mentale che stava descrivendo ricordava molto il mio sogno.

<<Mi hai convinto. Ti va di andare a far colazione da qualche parte?>>. Gli altri erano sicuramente nel mondo dei sogni e lo sarebbero stati per molto tempo ancora. Ed io avevo l'occasione di passare del tempo con Evelyn senza che lei tentasse di scappare. In fin dei conti, il giorno prima era stata lei a chiedermi di restare.

Sorrise. <<Buona idea, ti cambi alla velocità della luce che sto morendo di fame?>>.

***

Aveva proprio ragione. In giro non c'era un'anima viva, a parte qualche anziano che la notte precedente sicuramente non aveva fatto le ore piccole. Fu una passeggiata silenziosa che si era conclusa solo di fronte al piccolo caffè sulla riva del lago. Le avevo aperto la porta da perfetto gentiluomo e lei aveva ricambiato con un sorriso imbarazzato. Non avevo idea del motivo ma, l'idea di metterla a disagio con i miei gesti, mi dava speranza. Anche se forse ero solo uno sciocco sognatore.

Evelyn conosceva i proprietari e, per i primi dieci minuti, questi non fecero che domandare alla ragazza di lei, dei genitori e della sorella. Era da molto tempo che non tornava da quelle parti e i due coniugi sembravano conoscere bene la sua famiglia.

<<Potete accomodarvi fuori, vi serviamo subito>>.

Era una bella giornata e non faceva neppure particolarmente freddo, il che non faceva che farmi apprezzare maggiormente la splendida vista che si poteva ammirare da quel terrazzo. E, per una volta, non parlavo solo della mia silenziosa accompagnatrice.

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