20. Never

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<<Cassandra, cosa hai fatto?>> le chiesi nuovamente, stavolta con tono più calmo. Nei suoi occhi si poteva scorgere benissimo il senso di colpa misto a terrore, usare i toni duri con lei l'avrebbe solo fatta sentire peggio.

La vidi boccheggiare in cerca di qualche risposta, mentre i suoi occhi si fecero lucidi. Ma non pianse. <<C'erano i cacciatori, e quella donna continuava a-ad urlare!>> si prese la testa fra le mani, e si tirò i capelli con le dita. <<Dio, non stava zitta!>>

La guardai dritta negli occhi, tornati del loro solito colore nocciola, e cercai di capire come avrei potuto fare per farla calmare. Forse avrei dovuto semplicemente lasciarla parlare, lasciarla sfogare.

<<Non sapevo che altro fare, Derek.>> fissò il suo sguardo nel mio. <<Non potevo lasciare che gli Argent mi uccidessero.>>

<<Aspetta un momento.>> la interruppi. <<Hai detto gli Argent?>>

Lei annuii, e tornò poi a strattonarsi i capelli con le dita incrostate di sangue.

<<Non ti hanno seguita, vero?>>

Lei alzò le spalle. <<Non lo so...>>

Non eravamo al sicuro, se fossero riusciti a rintracciarla e l'avessero seguita fin qui, voleva dire che in pochi minuti sarebbero entrati in casa e avrebbero dato il via probabilmente ad una sparatoia.

La presi per le braccia e la aiutai ad alzarsi, sollevandola letteralmente per metterla in piedi, mentre i suoi occhi si riempirono di confusione. L'ultima volta che avevo incontrato Kate Argent, quasi non mi aveva ucciso...ma io sapevo come controllarmi. Cassandra no, li avrebbe attaccati, avrebbe ucciso chiunque. Non m'importava dei cacciatori...ma l'unica cosa di cui la ragazza non aveva bisogno in quel momento, erano altre morti sulla coscienza.

<<Derek, cosa - >>

<<Ascoltami, non possiamo stare qui.>> dissi. <<Ti porto in un posto più sicuro.>>

Detto questa la afferrai per una mano, e dopo averle chiesto se ce la facesse a correre - e dopo aver ricevuto una risposta affermativa -, la guidai fino alla porta sul retro, dal quale poi iniziammo a correre.

Pochi minuti dopo eravamo nel mio loft. Appena Cassandra mise piede in casa mia, iniziò a guardarsi intorno, soffermandosi poi sul divano, sul quale ci passò delicatamente le dita.

<<Tu vivi qui?>>

Mi voltai verso di lei solo per un istante, e la vidi avvicinarsi all'enorme finestra presente su quasi tutta la parete centrale. Poi mi voltai per andarle a prendere il necessario per permetterle di farsi una doccia, e nel frattempo le risposi affermativamente, aggiungendo che mi ci era voluto un po' per trovare il loft, subito dopo l'incendio.

Improvvisamente sentii un tonfo, per il quale i miei muscoli si irrigidirono e mi precipitai su Cassandra appena la vidi a terra, rannicchiata su sé stessa mentre si copriva le orecchie con le mani. Digrignava i denti, e dalle sue labbra uscivano dei mugolii soffocati.

Mi inginocchiai accanto a lei e la aiutai a mettersi a sedere, facendole appoggiare la schiena al mio petto. Cercai di bloccarle qualsiasi movimento, dal momento che continuava ad agitarsi e a dimenarsi.

<<Fallo smettere, ti prego!>> disse, con voce rotta. <<Non ne posso più, fallo smettere!>>

<<Di che stai parlando?>>

<<Dell'Alpha, lui...lui vuole che uccida ancora.>> continuò, e afferrò poi la mia maglietta per attirarmi a sé. <<Feriscimi.>>

Aggrottai le sopracciglia, confuso da quella richiesta. <<Cosa?>>

<<Feriscimi, ti prego. Non ne posso più.>>

Una sua mano andò a posarsi sulla mia, come a volermi invogliare in quell'assurda richiesta. Poi incastrò i suoi occhi nei miei, e mi pregò con lo sguardo. Così la attirai a me, stringendola, e conficcai i miei artigli nel suo stomaco. I suoi muscoli si irrigidirono inizialmente, ma poi la sentii rilassarsi tra le mie braccia, sfinita. La presi in braccio e la portai sul mio letto, adagiandola sul materasso e coprendola con le coperte, fregandomene del sangue che avrebbe sporcato tutto.

I suoi occhi si aprirono di poco, e si fissarono sulla mia figura. Vidi una sua mano allungarsi da sotto le coperte, così gliela afferrai e con l'altra mano le accarezzai i capelli. Non mi importava niente del fatto che lei mi odiasse, in quel momento aveva bisogno di me...e non l'avrei lasciata da sola in quelle condizioni.

Mai più.

<<D-Derek...>> sussurrò.

La zittii. <<Riposati, okay? Ne hai bisogno. Qui sei al sicuro, tranquilla.>>

Vidi un lieve sorriso nascere sul suo volto, che si spense appena chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal sonno.

Mi allungai per darle un bacio sulla fronte, mentre una lacrima solitaria cadeva dal mio occhio destro.

Mi ero ripromesso di starle lontano, di rispettare l'odio che provava nei miei confronti...ma non potevo. Non potevo permettermi di abbandonarla di nuovo, lei aveva bisogno di me. E anche se non lo voleva ammettere, era così.

Ed io lo sapevo.

-
POV's Cassandra
Mi svegliai di soprassalto quando sentii il richiamo di Peter. Avevo avuto tutta la giornata per pensare a ciò che era successo la notte prima.

Derek mi aveva lasciata nel suo loft, rigorosamente da sola. Avevo passato ore a fissare i miei occhi allo specchio, e forse ancora non riuscivo a realizzare. Avevo già ucciso in passato...ma togliere la vita ad una donna innocente...

A quel punto avevo cercato di non pensarci, e mi ero messa sotto al getto d'acqua calda della doccia, a riflettere su ciò che era successo con Derek.

Perché diavolo ero andata da lui?

Perché ero tornata a casa Hale, quando avrei potuto benissimo tornare in camera mia, a casa McCall?

Lì sarei stata al sicuro...eppure perché avevo scelto Derek?

Erano domande alla quale la me lucida non riusciva a rispondere, ma la me presa dal panico per aver ucciso una donna innocente avrebbe risposto che Derek era l'unica famiglia che mi rimaneva, senza contare Peter.

E perché non ero tornata da Peter? Insomma...lui era il mio Alpha, avrebbe saputo come calmarmi.

Eppure ci era riuscito anche Derek...

Dopo quella doccia e quei pensieri fin troppo intensi, ero di nuovo crollata a dormire sul divano, sul quale avrei dormito ancora a lungo se non avessi sentito Peter ululare.

Così mi ero alzata dal sofà e mi ero diretta verso la porta scorrevole all'entrata, che però era bloccata. Decisi allora di usare la forza, e dopo qualche strattone, riuscii a spaccare la maniglia e ad uscire dal loft.

Quando fui per strada, corsi il più veloce che potevo, affidandomi completamente alle mie gambe e al mio istinto che già sapevano dove andare. Mi preoccupai solo di rimanere il più lontano possibile dagli occhi della gente, siccome non avrei gradito altre urla nel vedermi con i vestiti pieni di sangue. Ebbene, non ero riuscita a lavarli ed ero stata costretta ad indossarli nuovamente subito dopo la doccia.

Uno schifo totale, ma non potevo di certo andare in giro con i vestiti di Derek addosso, nel quale ci avrei potuto benissimo navigare dentro!

Inarcai le sopracciglia quando arrivai di fronte all'ospedale, confusa dal fatto che Peter mi avesse chiamata proprio da lì.

Chiusi gli occhi per concentrarmi meglio sugli altri miei sensi, avendo il dubbio di essermi sbagliata. Ma sentivo la sua voce, il suo odore.

E sentivo l'odore di Derek.

E persino quello di Stiles.

Questo voleva dire solo una cosa: avevano capito chi era l'Alpha.











HAZARD - Pericolo costante (Teen Wolf) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora