29. Babysitter

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<<Lo devi controllare.>> mi disse Derek, mettendosi in spalla il giubbotto nero.

Mi stavo preparando per andare a scuola dopo un'intera settimana di assenza, non potevo sparire dal nulla senza suscitare dubbi nei professori o nei miei compagni di scuola. Ma sicuramente il rientro in classe suscitava in me molto timore e molta insicurezza...avrei rivisto Scott, Stiles, e sicuramente saranno stati pieni di domande. Non avevo fatto saper loro nulla dopo quella notte, mi ero semplicemente rintanata il più lontano possibile da loro.

<<Di chi stai parlando?>>

<<Di Isaac.>> rispose. <<Sta con noi adesso, e tu devi assicurarti che non si trasformi a scuola.>>

Mi alzai in piedi dal letto, sulla quale ero seduta per potermi mettere le scarpe, e mi avvicinai all'attaccapanni vicino al portone scorrevole d'entrata. <<Non dovresti farlo tu?>>

<<Sei tu che vai a scuola con lui.>>

<<Ma tu sei il suo Alpha.>> gli ricordai, mettendomi la giacca in jeans e incrociando le braccia al petto.

Lo vidi chiudere gli occhi e sospirare. <<Ti sto solo chiedendo di tenerlo d'occhio. Io ho da fare.>>

<<Immagino...>> dissi, voltandogli le spalle e uscendo dal loft.
Benissimo, avrei dovuto fare da babysitter ad un neo-lupo mannaro, come se già non avessi i miei problemi...

Siccome era mattino presto e la scuola non avrebbe aperto se non tra un'ora, decisi di andare a prendere il ragazzino al cimitero, dove sapevo lavorava prima di entrare a scuola. Rimasi scioccata nel vederlo pieno di poliziotti, tra cui lo sceriffo Stilinski intento ad interrogare Isaac.

<<Ehi, Cassandra!>>

Mi voltai di scatto verso il poliziotto che mi aveva chiamata, che altro non era che Jordan, che mi si avvicinò con le mani appese alla cintura dei pantaloni, e un sorriso stampato in faccia.

<<Jordan, ehi!>> sorrisi sincera, grata di vederlo lì. I cimiteri non mi piacevano per niente... <<Come stai?>>

<<Come stai tu piuttosto, è una settimana che sei sparita.>> mi fece notare.

<<Ho avuto un po' di cose da fare, sai...mio fratello...>> lasciai la frase in sospeso, e lui capì all'istante a cosa mi stessi riferendo.

<<Avete chiarito?>>

Abbassai lo sguardo, torturandomi le dita con fare nervoso. <<Non proprio...>> se solo avesse saputo...sarebbe stato molto più facile sfogarmi con lui e liberarmi di tutto il peso che portavo sulle spalle...

<<Mi dispiace davvero.>>

<<Non fa niente.>> dissi. <<Succede sempre così quando litighiamo: passiamo giorni ad ignorarci e poi torna tutto come prima. Solo che questa volta è peggio...ci siamo detti davvero delle brutte cose.>>

<<Spero risolviate presto.>>

Alzai lo sguardo e gli sorrisi. Spalancai gli occhi quando mi si avvicinò inaspettatamente per darmi un bacio a stampo sulle labbra. <<Se hai bisogno, chiamami.>> e mi fece l'occhiolino, prima di voltarsi e raggiungere gli altri poliziotti.

Scossi la testa per riprendermi da quel piccolo momento di shock, e facendo finta di niente cercai di ignorare le mie guance completamente rosse. Camminai spedita verso Isaac, affiancato da suo padre.

<<Buongiorno sceriffo.>> dissi, salutando il padre di Stiles.

<<Ciao Cassandra...scusami, ma se devi chiedermi qualcosa dovrò farti aspettare ancora - >>

<<Sono qui per Isaac.>> dissi, interrompendo le sue scuse. Sul volto del ragazzo, e su quello di suo padre, si formò un'espressione confusa. Mi voltai verso il ragazzo. <<Per chimica, ricordi no?>>

Guardò per un attimo lo sceriffo, poi tornò a guardarmi. Alzai un sopracciglio e gli sorrisi, facendogli capire di dover dire qualcosa per stare al gioco. Il suo sguardo si illuminò. <<Ah già...chimica. Dovevo...>>

<<Spiegarmi l'ultimo argomento, sì.>> intervenni in suo soccorso, afferrandolo poi per un braccio e trascinandolo via da quella situazione. Il mio falso sorriso si spense all'istante, e gli mollai il braccio continuando a camminare accanto a lui.

Quando fummo abbastanza lontani dal cimitero, Isaac decise di parlare. <<Noi non dovevamo ripassare nulla, vero?>>

Ridacchiai. <<Certo che no, idiota.>> risposi. <<Ho solo avuto l'ordine da Derek di tenerti d'occhio, non vuole che ti trasformi a scuola...e penso non lo voglia nemmeno tu.>>

-
Avevo fatto da babysitter all'essere più tranquillo sulla faccia della terra. Nemmeno durante gli allenamenti il suo cuore era aumentato di battito, se non per lo sforzo fisico. Non era arrabbiato, o stressato; solo all'uscita della scuola sembrava al quanto agitato, potevo sentirlo dal suo odore. Chiunque nelle sue condizioni familiari avrebbe avuto paura di tornare a casa, dove ad aspettarlo c'era in questo caso un padre violento e lunatico.

Sospirai di sollievo davanti alla luce della mezzaluna che splendeva in cielo, grata che quella stressante giornata fosse finita bene. Ero riuscita ad evitare Scott e Stiles, per quanto loro avessero continuamente cercato di avvicinarsi a me, io mi ero sempre ritirata - o meglio, nascosta - in bagno o negli spogliatoi femminili, fino all'inizio delle lezioni. Mi stavo comportando da perfetta vigliacca scappando così dalle mie responsabilità, ma i problemi che affollavano la mia testa erano fin troppi per poter essere affrontati e quindi risolti subito.

La mia passeggiata, fino a quel momento piacevole nel suo silenzio interrotto solo dalla leggera pioggia e dal rumore delle auto che passavano, venne bruscamente interrotta dalla voce di un uomo, che da come urlava il nome di Isaac, dedussi fosse suo padre, il signor Lahey.

Alzai gli occhi al cielo, maledicendomi quando la mia curiosità mi spinse a seguire la sua voce per vedere cosa stesse succedendo. Avevo pur sempre l'ordine di controllare Isaac, e per quanto non mi andasse giù l'idea di fare da bambinaia, se il padre in quel momento avesse avuto brutte intenzioni, sarei dovuta intervenire.

Ma da come improvvisamente lo sentii urlare, capii che non dovevo intervenire per salvare Isaac...

Allora mi misi a correre, arrivando in una via buia e stretta tra due palazzi nell'esatto momento in cui le sue urla si spensero del tutto. I miei piedi calpestarono qualcosa di duro e si metallico, che quando abbassai lo sguardo capii trattarsi di una bicicletta: la bici di Isaac. Alzai la testa, assottigliando gli occhi per vedere tra le gocce di pioggia che in quei pochi istanti si erano infittite, e intravidi una figura snella davanti alla portiera di una macchina parcheggiata accanto al marciapiede. La figura si voltò di scatto nella mia direzione, e indietreggiai d'istinto quando la vidi accucciarsi a terra per mettersi a quattro zampe. Illuminai i miei occhi e digrignai i denti, ma quando feci per avvicinarmi e attaccarlo, lui si era già allontanato, e quando raggiunsi l'auto e svoltai l'angolo...la creatura era completamente sparita.

Scossi la testa, confusa, e poi mi voltai verso l'auto, rimanendo a bocca aperta per l'atrocità su cui i miei occhi si erano posati. La portiera era stata strappata via, e al posto del guidatore giaceva il corpo inerme del padre di Isaac, uno squarcio rosso a prevalere sul suo petto. Sul suo volto era ancora disegnata un'espressione di puro terrore, le urla che prima aveva lanciato erano ancora intatte sul suo viso.

<<Cassandra...>>

Mi voltai di scatto con le lacrime agli occhi, quando sentii la voce confusa e spaventata di Isaac provenire dal fondo della via. Probabilmente si era nascosto da suo padre e aveva lasciato lì la sua bici...l'idea che avesse visto la sua morte mi creò una forte morsa al petto.

Singhiozzai e mi avvicinai a grosse falcate a lui, prendendolo per le spalle e facendolo voltare in modo tale da non vedere il cadavere del suo unico genitore, che seppur cattivo, non meritava di morire.











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