Faceva male, era come se qualcuno mi avesse accoltellato lo stomaco dall'interno, lacerandomi tutti gli organi.
Ma il dolore non durò a lungo, fortunatamente. Iniziai improvvisamente a sentire uno strano calore invadermi tutto il corpo...era persino diventata piacevole come sensazione.
Altrettanto piacevole non fu la luce abbagliante che nacque davanti al mio volto, facendo bruciare i miei occhi ormai abituati al buio di quella casa nella quale ero rimasta intrappolata per sei lunghi anni.
Era strano...riuscivo a sentire i battiti del mio cuore accelerare ad ogni respiro che facevo, e le mie pulsazioni aumentarono quando una forte scarica mi arrivò fino al cervello, costringendo i miei occhi ad aprirsi di scatto.
Fui invasa da diversi odori, gli stessi che mi avevano accompagnata in tutti quegli anni...ma stavolta erano più intensi.
Alle mie orecchie arrivò subito una voce fin troppo familiare, l'unica che avevo imparato a conoscere nel corso degli anni.
La voce della mia infermiera, Melissa.
Iniziai subito ad agitarmi quando, provando a muovermi, mi accorsi che i miei polsi erano stati legati al lettino con delle manette di cuoio.
<<Cassandra, non agitarti. Va tutto bene, okay?>> sentii la voce di Melissa cercare di richiamare la mia attenzione, mentre la sua figura si avvicinava a me per calmarmi.
Abbassai ancora una volta lo sguardo sulle braccia bloccate, e vidi ciò che l'incendio mi aveva lasciato in dono. Cicatrici, bruciature su quasi tutto il braccio destro, mentre sul sinistro una fasciatura macchiata di sangue faceva bella mostra.
A quella vista mi agitai ancora di più. Iniziai a mugolare qualcosa, cercando di trovare le parole adatte per iniziare a parlare, ma la gola era fin troppo secca.
<<Non ti sforzare, Cassandra. Ti prego, se non ti calmi dovremmo ricorrere a delle iniezioni di calmante.>> tentò di nuovo Melissa, stavolta posando le mani sulle mie spalle per farmi smettere di agitare.
A quelle parole chiusi gli occhi e cercai di calmare il mio respiro, ormai diventato affannato. Quando Melissa fu sicura che mi fossi calmata - probabilmente lo capí dal modo in cui i miei muscoli erano tornati a rilassarsi -, iniziò a slegarmi i polsi dalle manette.
<<Ecco fatto.>> disse infine, appoggiandole al comodino accanto al mio lettino. <<Hai una bella dose di energia, a quanto vedo.>>
Posò una mano sulla mia, facendomi subito scattare per quel contatto quasi inaspettato. Eppure lo faceva spesso, era una cosa alla quale ormai avrei dovuto essere abituata.
Aprii la bocca e cercai di dirle qualcosa, ma lei mi interruppe subito accarezzandomi una guancia e dicendomi di non sforzare troppo la voce. Infine disse che sarebbe andata a prendere un bicchiere d'acqua, così da potermi aiutare un po' con la disidratazione.
Approfittai della sua assenza per alzarmi a sedere, anche se con un po' di difficoltà, e mi strappai di dosso tutti quei fili appesi al mio corpo, e che ormai avevo imparato ad odiare. Mi erano solo d'intralcio, dovevo andare fuori a cercare la mia famiglia.
Quella che non è mai venuta a trovarti in tutti questi anni...
Zittii quella piccola e fastidiosa consapevolezza che si era fatta strada nella mia testa, faceva troppo male per darle ragione. Era così, la mia famiglia non era venuta a trovarmi all'ospedale dopo l'incendio...ma sicuramente avranno avuto una buona ragione per non averlo fatto.
Liberata da tutti quei fili fastidiosi, provai a scendere dal letto, ma appena i miei piedi vennero a contatto con il pavimento freddo, le mie gambe cedettero ai formicolii. Caddi a terra, creando un tonfo tale da far correre Melissa e altri due infermieri dentro alla stanza.
<<Cassandra!>> esclamò lei, per poi venirmi incontro. Appoggiò il bicchiere d'acqua sul comodino, e si abbassò alla mia altezza per permettermi di aggrapparmi a lei.
Provai a staccarmi da lei, ma fui presto bloccata dalla presa degli altri due uomini, che non ci misero molto a rimettermi sdraiata sul letto, di nuovo legata.
Tornai ad agitarmi, ma quando uno dei due uomini propose una piccola dose di calmante, Melissa disse che non ce ne sarebbe stato alcun bisogno...e che se ne sarebbe occupata lei.
I due si assicurarono che la situazione fosse sotto controllo, per poi uscire dalla stanza e lasciarmi sola con Melissa. Vidi nei suoi occhi tutta la compassione che provava nei miei confronti, mentre si avvicinava con il bicchiere per permettermi di bere.
Appena l'acqua mi scivolò giù in gola, provai un brivido di sollievo per quanto fosse fresca.
<<Cosa avevi intenzione di fare prima?>> mi chiese lei, con il solito tono premuroso con la quale si rivolgeva spesso a me.
Mossi il braccio destro, facendo tintinnare le manette contro la sbarra del lettino, facendole intendere di voler essere liberata.
<<Non posso togliertele, mi dispiace. Non finché non ti sarai completamente calmata.>>
Buttai la testa all'indietro sul cuscino, e poi mi voltai a guardare fuori dall'unica finestra presente nella stanza. Il cielo non era né troppo chiaro né troppo scuro, e ciò mi diede la sensazione che posse pomeriggio tardi, quasi sera.
<<A-Aria.>> dissi a fatica, cercando di far capire a Melissa cosa volessi.
<<Aria?>> ripeté lei, al che annuii.
<<Fuori.>> strattonai di nuovo le manette, ed indicai la finestra con un dito.
<<Vuoi andare fuori, vero?>>
Annuii, sorridendo tristemente. Mi mancava la mia famiglia, volevo andare da loro per capire il perché non fossero mai venuti a trovarmi in tutti quegli anni. Non una visita, non un saluto.
<<Mi dispiace davvero, Cassandra, ma non credo sia il caso di farti uscire nelle tue condizioni.>>
<<Ma...sto bene.>> dissi, strattonando di nuovo il polso, stavolta con più forza.
<<Ti sei appena svegliata da un coma, è già un miracolo che tu sia ancora viva. Abbiamo bisogno di fare degli esami per accertarci che tu stia davvero bene.>> e detto questo si alzò ed uscì dalla stanza, non prima di avermi fatto una carezza e avermi regalato un debole sorriso.
Quando fui sicura che se ne fosse andata, abbassai lo sguardo sulle manette che bloccavano il mio polso destro.
Ero quasi riuscita a romperle del tutto con uno strattone.
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Buonsalve gente, ecco a voi il primo capitolo della storia.
Spero vi piaccia :)
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HAZARD - Pericolo costante (Teen Wolf)
RandomCassandra aveva appena dodici anni quando scoppiò l'incendio a casa Hale, la famiglia che aveva deciso di crescerla come una figlia. Era appena una ragazzina quando l'incendio la soffocò, fino a farla cadere in coma. Le bruciò la pelle, e insieme a...