3. Thank You, Scott

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<<Questa è la tua nuova casa, Cassandra.>> disse Melissa, parcheggiando davanti ad una villetta grigia dai tetti bianchi.

Non era la casa degli Hale dove ero cresciuta, ma era grande anche questa...e sembrava essere davvero accogliente.

Quando scendemmo dall'auto, percorremmo tutto il vialetto prima di arrivare davanti alla porta di casa. Mentre Melissa cercava le chiavi nella borsa, ne approfittai per guardare il quartiere nella quale avrei vissuto. Chiusi gli occhi e presi un grande respiro, assaporando l'aria pulita che mi sfiorava il viso.

Non ne potevo più del costante odore di medicinali e disinfettante dell'ospedale, d'ora in poi mi sarei dovuta lasciare i sei anni di coma alle spalle...o almeno, ci avrei provato.

<<Vieni, Cassandra.>>

Mi voltai verso Melissa, che mi stava aspettando sull'uscio della porta, e la raggiunsi.

Era davvero una bella casa, accogliente come la immaginavo da fuori. Era strano pensare che questa sarebbe diventata la mia casa, e che avrei vissuto con delle persone quasi del tutto sconosciute.

<<Mio figlio non è ancora tornato. Seguimi, ti faccio vedere la tua stanza.>> mi disse, così la seguii fino al piano di sopra, dove mi accompagnò in quella che era la stanza per gli ospiti, ma che sarebbe diventata la mia stanza.

La prima cosa che notai fu quanto era luminosa, grazie alla finestra posta proprio di fronte alla porta. Sulla parete di sinistra c'era il letto da una piazza e mezza, e accanto c'era una cabina armadio. Niente di più, niente di meno.

Non era molto, ma la trovavo perfetta.

<<Se ritieni opportuno l'aggiunta di altri mobili, basta chiedere. Vedremo cosa si può fare.>>

Mi avvicinai alla cabina armadio, la cui anta era leggermente aperta, e dal quale intravidi un tessuto nero. Quando la aprii del tutto, vidi che c'erano già dei vestiti appesi alle grucce.

<<Erano miei.>> disse Melissa, avvicinandosi a me. <<Non li indosso più da molti anni, altri non mi stanno più e mi dispiaceva buttarli. Così ho pensato di darli a te, tanto credo ti possano andare bene. Se non ti piacciono, però, possiamo sempre andare a fare shopping un giorno di questi e comprarne di altri.>>

Mi voltai verso di lei con le lacrime agli occhi e un sorriso sincero stampato sul volto. <<È perfetto.>>

La abbraciai forte, dando sfogo alle mie lacrime di gioia. Ero rimasta sola dopo l'incendio, e l'unica persona che aveva deciso di prendersi cura di me era la mia infermiera. Nessuno voleva prendersi a carico la responsabilità di una ragazzina rimasta orfana, tranne Melissa. Le dovevo la vita, senza il suo aiuto e la sua disponibilità a quest'ora mi sarei ritrovata a vivere in chissà quale strada.

<<Non so davvero come ringraziarti, Melissa.>> mi staccai dall'abbraccio. <<Davvero...grazie.>>

<<Mi sono presa cura di te per tutti questi anni...non potevo lasciarti da sola.>> disse lei, ricambiando il mio sorriso. <<Ora basta piangere, però, o finirai con il far piangere anche me.>>

Scopiammo a ridere insieme, e velocemente mi asciugai le lacrime con il dorso della mano. Saremmo andate d'accordo io e lei, sarebbe stato il mio punto di riferimento per imparare a comportarmi da donna e non più da bambina.

<<Ora veniamo a noi. Ti ho iscritta a scuola, inizierai da lunedì.>> iniziò, facendomi salire un'ansia immensa. Non ero mai stata brava a fare nuove conoscenze, neanche quando ero in orfanotrofio. Era giovedì...avevo tre giorni per prepararmi psicologicamente. <<Dovresti essere all'ultimo anno, ma siccome hai perso l'intero programma liceale, sono riuscita a farti mettere nel secondo anno con mio figlio, che ti darà sicuramente una mano. Purtroppo dovrai studiarti anche il programma di prima, e fare dei test in più rispetto ai tuoi compagni. Ti ho già ordinato i libri per le materie base, mio figlio è andato solo a prenderli. Dovrebbe essere qui tra - >> neanche il tempo di dirlo, che un acuto fischio mi penetrò nelle orecchie, facendomi chiudere gli occhi dal fastidio.

Avevano suonato al campanello.

<<ora.>> concluse Melissa. <<Tempismo perfetto.>>

E detto questo uscì dalla stanza per andare ad aprire a suo figlio, ed io la seguii. Rimasi però seduta sul secondo gradino, in attesa del rientro del ragazzo.

Iniziavo a sentirmi un po' a disagio, sapendo di non essere l'unica adolescente in casa. Ed iniziavo a sentirmi a disagio sapendo di essere praticamente una straniera in casa di una famiglia.

Mi sentivo spaesata...per la seconda volta.

<<Scott, lei è Cassandra.>> sentii la voce di Melissa che mi destò dai miei pensieri, così alzai lo sguardo verso il ragazzo che mi si era presentato davanti.

Mi alzai in piedi e gli porsi la mano, che lui strinse.

Mi sorrise. <<Ciao.>>

La sua voce l'avevo già sentita, non mi era nuova...

Poi ricordai.

Portava spesso la cena o il pranzo alla madre durante le ore di lavoro, e ricordai persino quando Melissa gli disse che appena mi sarei svegliata - se mi sarei svegliata -, sarei andata a vivere da loro. Erano nella mia stanza quando fecero quel discorso, e mi ricordai persino che Scott era venuto qualche volta a trovarmi.

Non aveva detto molto, veniva anche solo per pochi minuti, ma riuscivo a percepire la sua presenza. Lo riconoscevo dal suo profumo...questo mi fece ricordare di lui.

Così, quando Melissa corse in cucina dicendo di dover tornare al lavoro, gli sorrisi. <<Grazie per avermi tenuto compagnia mentre ero in ospedale.>>

Lui spalancò gli occhi per un secondo, confuso dalla mia affermazione. <<Ehm...prego. Non pensavo che - >>

<<Che ti avrei sentito?>> finii la frase al posto suo, rivolgendogli un sorriso di sconforto. <<Sentivo e percepivo tutto quello che succedeva attorno a me, ma senza poter reagire. Oltre a quelle dei medici e degli infermieri, non ricevevo molte visite...quindi grazie, Scott.>>
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Questo lo considero come un capito "di passaggio", dovendo per forza far incontrare Scott e Cassandra.
Pubblicherò stasera un altro capitolo, un po' più "vivace" e non monotono come questo :D

HAZARD - Pericolo costante (Teen Wolf) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora