31. For Yourself

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Decisi di andare a scuola a piedi, convinta che camminare mi avrebbe fatto bene. Non avevo idea di cosa fossero quei simboli sul mio braccio che, inoltre, non sembravano avere alcuna intenzione di guarire. Almeno, però, non bruciavano più come poche ore prima al mio risveglio, che si erano fatti sentire come a voler attirare la mia attenzione, come se volessero farmi notare la loro non voluta presenza.

Mi strinsi lo zaino in spalla e aumentai il passo quando vidi dall'ora sul mio telefono di essere in ritardo per la lezione di educazione fisica che si sarebbe tenuta le prime due ore.

Come iniziare bene la giornata, insomma.

E la giornata sembrò anche peggiorare quando, appena messo piede nel corridoio principale della scuola, vidi in lontananza Scott e Stiles, che subito notarono il mio arrivo. Feci finta di niente e continuai il mio cammino verso il mio armadietto, che aprii ignorando la presenza dei due ragazzi alle mie spalle.

<<Ciao ragazzi.>> dissi, posando i libri della giornata nell'armadietto.

<<Ciao ragazzi?!>> fece eco Stiles. <<Non ci parli da quella sera davanti a casa Hale, e ci dici solo ciao ragazzi?>>

Sospirai pesantemente, chiudendo lo sportello con forza e voltandomi verso i due, incrociando le braccia al petto e appoggiando la schiena all'armadietto. <<Cosa dovrei dirvi? Oh che bella giornata, sprizzo gioia da tutti i pori?>> domandai con tono ironico.

<<Qualcosa del genere.>>

<<Beh, la giornata fa già schifo di prima mattina, e se permettete, non provo alcun tipo di gioia nel vivere con quel bastardo lunatico di Derek.>> mi corressi, concludendo con un falso sorrisetto.

<<L'ho saputo da mia mamma.>> intervenne Scott. <<Derek è andata da lei dicendole che avevi deciso di tornare a vivere con lui.>>

<<Bastardo, lunatico, e ora anche bugiardo.>>

<<Sai quello che ha fatto ad Isaac?>>

<<Certo che lo so, l'ho aiutato io.>> ammisi candidamente. Entrambi spalancarono gli occhi dallo stupore, e Scott non perse tempo a chiedermi spiegazioni. <<Più Beta lui trova, e meno romperà a me. Non mi interessa quanto diventerà forte o quanti ragazzini potrebbe uccidere, a me interessa solo che mi lasci in pace.>>

<<Quindi lo fai per te stessa.>>

Annuii. <<Bisogna essere egoisti a volte e pensare prima alla propria vita che a quella degli altri. Mi dispiace, Scott, ma tu non potresti capire.>> e detto questo spintonai i due ragazzi per allontanarmi da loro e dirigermi negli spogliatoi femminili, dove mi sarei cambiata e preparata per educazione fisica.

-
Scesi con agilità dalla parete sulla quale ci si doveva arrampicare, atterrando perfettamente in piedi e togliendomi l'imbragatura di sicurezza subito dopo. Stavo sudando sotto la maglia a maniche lunghe che avevo deciso di indossare per nascondere i simboli sul mio braccio, onde evitare che mi facessero domande alle quali non avrei saputo rispondere. Così mi presi i complimenti del coach, che mi lodò dicendo quanto i ragazzi prima di me avessero fatto schifo in confronto, ma lo ignorai e andai ad attaccarmi alla mia borraccia d'acqua fresca, che finii in poche sorsate.

<<Stilinski, Erica. Andiamo, alla parete.>>

Mi voltai con ancora le labbra al beccuccio della borraccia, per vedere come se la sarebbero cavata i miei due compagni. Stiles non se la cavò poi tanto male, ma Erica si fermò subito dopo aver scalato neanche due metri, e la sentii piangere dal panico.

<<Chi non muore si rivede.>>

Digrignai i denti. <<Jackson.>> mormorai. <<Contenta di vederti ancora umano.>> lo sbeffeggiai.

HAZARD - Pericolo costante (Teen Wolf) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora