Continuai a guardarmi le mani, ormai prive dei loro artigli. Ero calma, il cuore aveva ripreso a battere normalmente e il respiro era tornato regolare.
<<Come ci sei riuscito?>> alzai lo sguardo verso lo zio Peter, in piedi di fronte alla mia figura.
Lo vidi chiudere gli occhi e sospirare profondamente, prima di abbassare la testa per potermi guardare dall'alto.
<<Devo spiegarti un po' di cose, ma prima devo avere la certezza che tu sia calma.>> mi disse, e al che gli confermai di essere tranquilla. Mi porse la mano che afferrai all'istante, e mi aiutò ad alzarmi. Mi fece strada verso il lettino nella stanza, inutile dal momento che fino a pochi minuti fa era bloccato su una sedia a rotelle. In realtà non ero più sicura del suo coma...mi stavo quasi convincendo che fosse tutta una bugia.
<<Tu dovresti essere in coma...>> dissi, staccandomi dalla sua presa e allontanandomi da lui per andare vicino alla finestra. Avevo bisogno di aria, e di concentrarmi su qualcosa che non fosse il suo viso pieno di cicatrici lasciate dalle bruciature.
<<Lo ero, infatti.>> affermò. <<Non pensare sia stata tutta una messinscena, so bene cosa si prova a sentire tutto, percepire tutto...ma non poter far niente. Per quelli come noi è ancora peggio. Ogni senso è bloccato nel nostro corpo, incapace di uscire. Si accumula, e tutta l'energia sembra esplodere dentro, e non puoi fare niente di niente. Ma un lato positivo c'è: la morte non è cosa possibile per noi, in questo caso.>> sentii il suo tono farsi più basso mentre disse una frase che mi fece voltare verso di lui: <<Non quanto lo era per te.>>
Lui lo sapeva.
Aveva sentito i dottori indecisi se spegnermi o no, e poi aveva sentito la loro decisione: quella di lasciarmi morire. Era stato straziante, avevo la consapevolezza che qualcun altro stava decidendo al posto mio cosa farne della mia vita. Stavo bene, ma per i dottori era arrivato il momento di farmi smettere di soffrire. Ma non soffrivo.
<<Sentire i dottori scegliere di far morire un tuo caro...non è umano. Dovevo fare qualcosa, non potevo lasciarti morire.>>
Cercai di mettere insieme i pezzi del puzzle.
Aveva detto che doveva fare qualcosa...mi ero svegliata dal coma...trasformata...i suoi occhi rossi...
Era tutto più chiaro.
<<Mi hai trasformata tu.>> affermai, in attesa di una conferma da parte sua che però tardava ad arrivare. <<Chi hai dovuto uccidere?>>
L'idea che avesse ucciso qualcuno mi metteva i brividi, ma ero a conoscenza delle "tradizioni" che avevano i licantropi...per diventare un Alpha, bisognava ucciderne uno.
<<Cassandra, non potevo lasciarti morire. Dovevo fare qualcosa, dovevo almeno provare a fare qualcosa.>>
<<Rispondi alla mia domanda.>> dissi, con tono più rigido e secco. <<Voglio sapere chi hai dovuto uccidere.>>
Lui mi guardò intensamente negli occhi, con uno sguardo tra il dispiaciuto e l'autoritario. <<L'ho fatto per te, Cassandra. Ricordati questo.>>
<<Ti prego, chi - >>
<<Laura.>> disse infine. <<Tua sorella Laura Hale.>>
-
Dopo quella frase ero stata costretta a lasciare la stanza, sia perché Melissa era venuta a chiamarmi, e sia perché non riuscivo a stargli vicino un minuto di più.Laura...
Quella che consideravo una sorella, e che pensavo morta nell'incendio, in realtà era stata uccisa da Peter...a causa mia.
STAI LEGGENDO
HAZARD - Pericolo costante (Teen Wolf)
De TodoCassandra aveva appena dodici anni quando scoppiò l'incendio a casa Hale, la famiglia che aveva deciso di crescerla come una figlia. Era appena una ragazzina quando l'incendio la soffocò, fino a farla cadere in coma. Le bruciò la pelle, e insieme a...