Corsi il più lontano possibile da lui, il più lontano possibile da colui che stavo per perdonare, colui che subito dopo mi aveva resa un'Omega...scappai lontano da Derek.
Non avevo neanche più le forze per piangere. Ero stanca, stressata e volevo solamente distrarmi da questa terribile serata, sfogarmi. Avevo visto la mia famiglia morire di nuovo - o almeno, quello che ne rimaneva.
Andai nell'unico posto che in quel momento consideravo abbastanza sicuro da tenermi lontana da Derek. Quando misi piede alla centrale, gli occhi di tutti i poliziotti si posarono sulla mia figura, compresi quelli dello sceriffo Stilinski, il padre di Stiles.
<<Tutto bene?>> mi chiese, venendomi incontro e posandomi una mano dietro alla schiena per farmi allontanare dalla porta ancora aperta. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, a quando ero quasi stata investita da Jordan, che mi aveva portata qui alla centrale per riprendermi dallo shock.
Annuii. <<Sì, io...io stavo cercando Jordan...>>
<<Cassandra?>> rilassai le spalle quando sentii la sua voce, e lo vidi venir fuori da un corridoio. Mi si avvicinò, scambiando una veloce occhiata con lo sceriffo, e poi mi prese da parte scrutandomi con confusione e stupore. <<Che ci fai qui? È successo qualcosa?>>
Abbassai lo sguardo, iniziando a boccheggiare parole senza senso. Alzai le spalle, facendomi piccola di fronte ai suoi occhi indagatori. <<I-Io non sapevo dove andare, non...non voglio tornare a casa, io - >> non riuscii a finire la frase che subito la mia voce si incrinò, e mi fu difficile continuare quel discorso privo di senso.
<<Vieni qui.>> mi disse, attirandomi a sé e stringendomi tra le sue braccia, lasciando che mi sfogassi sul suo petto.
Sentii il suo cuore battere lento, era calmo seppur preoccupato. Con la coda dell'occhio lo vidi voltarsi verso lo sceriffo, che gli fece un cenno con la testa, indicando la porta. <<Vai a casa, Parrish. Il tuo turno è finito da ormai venti minuti.>>
Jordan mi prese per i fianchi e mi allontanò gentilmente da lui, accompagnandomi all'uscita e poi alla sua macchina, dove mi fece sedere al posto del passeggero. Lui si sedette accanto a me al volante, e mise in moto l'auto per farla riscaldare.
<<Cos'è successo?>> mi chiese, con un tatto che mai nessuno aveva usato con me. Era calmo, delicato, quasi avesse avuto paura di rompermi dicendo la cosa sbagliata.
Mi passai una mano fra i capelli, e chiusi gli occhi per permettere al cadavere di mio zio di apparire più nitida nella mia mente. <<Ricordi quando mi hai accompagnata all'ospedale?>>
Lui annuì. <<Ho pensato dovessi far visita a un tuo parente.>>
<<È così, infatti.>> risposi. <<Ero andata a vedere come stesse mio zio, vittima di un coma che si è portato dietro per sei anni.>>
Aprii gli occhi, il volto deceduto di Peter era stato memorizzato e impresso alla perfezione nella mia mente. Fin troppo alla perfezione.
<<Questa notte lui è venuto a mancare.>> conclusi, con il labbro che non la smetteva di tremare incontrollabilmente. <<E come se non bastasse, ho litigato pesantemente con mio fratello.>>
Abbassai lo sguardo sulle mie mani, strette tra le mie gambe come a volerle calmare, siccome anche loro erano scosse da continui tremolii. Davanti ai miei occhi apparve una grossa mano, che andò a posarsi sulle mie, per poi stringerle in un'unica presa. Mi voltai a guardare Jordan, con un sorriso malinconico sul volto.
<<Mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare tutto questo, Cassandra.>> disse, sincero. <<Immagino fossi molto legata a tuo zio.>>
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HAZARD - Pericolo costante (Teen Wolf)
AcakCassandra aveva appena dodici anni quando scoppiò l'incendio a casa Hale, la famiglia che aveva deciso di crescerla come una figlia. Era appena una ragazzina quando l'incendio la soffocò, fino a farla cadere in coma. Le bruciò la pelle, e insieme a...