<<Quindi tu e Derek siete fratelli.>> disse Erica, appoggiata con la schiena alla grigia e sporca colonna di quel vecchio parcheggio per autobus in cui Derek aveva deciso di portare i suoi Beta per farli allenare.
<<Una cosa del genere.>>
<<Cosa vorrebbe dire?>> chiese Isaac, seduto per terra con le gambe incrociate. Ebbene, Derek era riuscito a farlo evadere dalla centrare senza che nessuno potesse accorgersene, ed ora lo nascondeva per evitare che ricadesse in qualche guaio. La cosa che ancora non mi spiegavo era come facesse ad essere così tranquillo dopo la morte del suo unico genitore...seppur fosse stato un uomo orribile, era per sempre suo padre!
Sbuffai. <<Vuol dire che non siamo fratelli di sangue. Sono solo stata cresciuta dalla sua famiglia, che mi ha accolta in casa loro quando avevo otto anni.>>
<<Sei orfana?>>
<<Non lo so, in realtà.>> risposi. <<Non so se i miei veri genitori siano morti o meno, so solo che non li ho mai visti. Ora possiamo chiudere qui il discorso?>>
Non mi piaceva parlare dei miei genitori, non che avessi molto da dire. Non li conoscevo, ero troppo piccola per potermeli ricordare. La direttrice dell'orfanotrofio in cui avevo vissuto per i primi anni della mia vita mi aveva sempre detto che ero stata trovata sulle scale dell'edificio quando avevo pochi mesi di vita...ero decisamente troppo piccola per ricordarmi la mia mamma e il mio papà. Poi non amavo parlare di argomenti sulla quale sarei sembrata ignorante, non sapendo assolutamente nulla di loro, neppure i loro nomi.
<<Cassandra...>> mi chiamò Erica, facendomi voltare verso di lei. La vidi tenere lo sguardo basso, interdetta. <<Tu...insomma...le tue cicatrici...perché non guariscono?>>
Piegai la testa di lato, cercando di comprendere le sue emozioni mentre mi porgeva quella strana domanda. Le cicatrici non guarivano, si chiamavano così apposta...beh, almeno non sulla pelle umana. Questo lei lo sapeva bene. Grazie al nostro fattore di guarigione, eravamo in grado di guarirle proprio come aveva fatto lo zio Peter con le sue: un attimo prima metà del suo volto era caratterizzato da gravi ustioni, e l'attimo dopo la sua pelle era completamente liscia e uniforme. Le mie cicatrici, però, non guarivano, e non perché non ne fossi in grado. Semplicemente...
<<Non voglio che guariscano.>> risposi candidamente, rivolgendole le mie più totali attenzioni, cercando persino i suoi occhi per poterli incastrare ai miei. <<Le cicatrici sono un ricordo, sono un segno di qualcosa che si è vissuto. Nel mio caso, sono la testimonianza di una sopravvivenza.>>
<<L'incendio a casa Hale.>> disse Isaac, lo sguardo perso nel vuoto. Subito dopo aver pronunciato quelle parole alzò lo sguardo per incrociare il mio, quasi come a volermi chiedere scusa per esser stato così diretto. Ma invece di prendermela, annuii, dandogli ragione.
Il nostro discorso venne fortunatamente interrotto - non amavo stare al centro dell'attenzione - da Derek, che fece la sua entrata calpestando i piedi a terra con il suo solito fare arrogante.
Ricambiai lo sguardo appena l'Alpha me ne rivolse uno serio e impassibile, come se non fosse appena tornato da una nuova missione "trasforma-adolescenti". Tirai un sospiro di sollievo quando lo vidi annuire, segno che ogni cosa era andata nel verso giusto, e che quindi il ragazzo che gli avevo consigliato - un tale Boyd - era sopravvissuto al suo morso.
<<Dovreste venire con me.>> se ne uscì Derek, con finto tono gentile. Il suo non era un invito, ma era un ordine camuffato, ed io lo conoscevo fin troppo bene per non riconoscerlo.
<<Come se avessimo scelta.>> commentai infatti, staccandomi dalla parete su cui ero poggiata e avvicinandomi a lui, passandogli accanto senza neanche degnarlo di uno sguardo.
-
La pista di ghiaccio era fredda, eppure le mie guance bruciavano di vergogna quando Derek ci portò a "fare la conoscenza" del nuovo membro del suo branco.Scott era lì, ed ebbi la piena sensazione che Derek lo sapesse già, che ci aveva portato lì apposta...anzi, ebbi la sensazione che lo sapessero già tutti, eccetto me.
<<Derek ti ha detto ogni cosa?>> lo sentimmo dire, rivolto a Boyd. <<E non solo il fatto di perdere il controllo con la luna piena, intendo ogni cosa.>>
Boyd rispose con un lieve accenno della testa. <<Mi ha parlato dei cacciatori.>>
<<E non ti è bastato per dirgli di no?>>
Irrigidii la mascella. Quanto dovevano essere stupidi questi ragazzini per accettare una cosa del genere? Potere, agilità e forza non erano le sole cose a cui andavano incontro, eppure a loro non sembrava importare.
Dolore.
Confusione.
Morte.
Queste cose a loro sembravano orizzonti lontani.
Stupidi, ingenui ragazzini.
<<Se stai cercando degli amici, Boyd...puoi trovare di meglio di Derek.>>
<<Così mi offendi, Scott.>> intervenne il diretto interessato, uscendo alla luce e attirando l'attenzione del più piccolo, cui occhi vennero puntati come prima cosa sulla mia figura, insignificante di fianco a quella dell'Alpha. Isaac ed Erica, al contrario mio, sembravano perfettamente a loro agio nei loro panni. <<Insomma, se hai tutta questa voglia di giudicarmi, prova a sentire altre opinioni.>> con una mano indicò i suoi due Beta alla sua destra. <<Erica, com'è la tua vita da quando mi conosci?>>
<<In una parola? Trasformata.>> e concluse con un ringhio indirizzato a Scott, quasi come a volerlo sfidare.
Fu il turno di Isaac. <<Beh, mi secca un po' fare il fuggitivo, ma a parte questo, è grandiosa.>>Le mie orecchie si tapparono, come se si rifiutassero di ascoltare quella conversazione. Non sentii più nulla che non fosse ovattato, sentii le loro voci ma non riuscii a comprendere ciò che si stavano dicendo. In pochi minuti era scoppiata una lotta, Scott contro i neo-lupi Erica e Isaac.
Scossi la testa e mi voltai verso Derek. <<Cosa stai cercando di dimostrare?>>
Ma lui non rispose, e quando provai ad attirare la sua attenzione afferrandolo da un braccio, si scostò arrogantemente dalla mia presa e si allontanò da me di qualche passo, andando ad accogliere i corpi dei suoi Beta, svenuti dalla stanchezza per quella lotta per loro persa in partenza. Superai il ragazzo e mi inginocchiai tra loro, stesi a terra.
<<Non lo sta facendo per voi.>> la voce di Scott mi arrivò dritta nelle orecchie. <<Sta solo aumentando il suo potere, lo fa per lui.>>
<<È vero, si tratta sempre di potere.>> acconsentì il più grande, prima di farsi avanti e sguainare i propri artigli.
Tentai di chiamarlo, urlai il suo nome più volte per fermarlo.
Fiamme.
I miei occhi non videro altro che fiamme, e per un breve istante vidi la gola di Peter squarciata dagli stessi artigli che in quel momento affondavano nell'addome del mio compagno.
Un brivido gelido percorse tutta la mia spina dorsale quando pensai a quella parola. Compagno. Scott non era solo un amico che avevo abbandonato senza dargli alcuna spiegazione...era il beta di Peter, ciò che ne rimaneva del mio vero branco.
Le mie labbra si staccarono per dar sfogo ad un ruggito abbastanza potente da attirare finalmente l'attenzione di Derek, e senza nemmeno pensarci due volte presi la decisione più stupida che in quel momento potesse mai passarmi per la testa: lo attaccai. In quel momento non contavo sul fatto di vincere, volevo solo che si allontanasse da Scott. E funzionò, sebbene mi ritrovai a terra in pochi secondi.
<<Un'altra possibilità.>> mi ringhiò nell'orecchio Derek. <<Ti dò solo più un'altra possibilità. Sei stata avvertita.>>
Senza aggiungere altro se ne andò, portandosi dietro i suoi Beta ancora scossi dalla sconfitta, ed io ne approfittai per avvicinarmi a Scott, ancora steso a terra. Sfiorai con le dita la grossa ferita che gli attraversava tutto l'addome, e mi ritrassi subito quando lo sentii sibilare dal dolore. <<È stata fatta da un Alpha, vuol dire che guarirà più lentamente. L'unica cosa che posso fare per ora è portarti via di qui.>
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HAZARD - Pericolo costante (Teen Wolf)
AcakCassandra aveva appena dodici anni quando scoppiò l'incendio a casa Hale, la famiglia che aveva deciso di crescerla come una figlia. Era appena una ragazzina quando l'incendio la soffocò, fino a farla cadere in coma. Le bruciò la pelle, e insieme a...