Hope's pov.
Arrivai finalmente a casa, percorrendo il vialetto con le buste che mi pendevano dalle braccia.
Posai le chiavi sul tavolino davanti al divano e gettai le buste sul morbido tessuto di pelle su cui crollai, appena qualche secondo prima che rientrasse anche mia madre. Mi diressi verso la cucina e aprii il rubinetto dell'acqua per riempirne un bicchiere, sperando di evitare qualsiasi commento o conversazione riguardo a quella stupida cena alla quale aveva minacciato di "trascinarmi".
Ero davvero stanca e non volevo fare alcuna discussione, ma sapevo che la cosa era inevitabile se si trattava di lei e me.
"Hai preso qualcosa di decente?", mi chiese dopo aver notato le buste.
Passai un dito lungo il bordo del bicchiere, fissando l'acqua e poi lei che frugava tra le mie cose. L'open-space che ospitava la cucina ed il soggiorno, rendeva praticamente impossibile non guardarla.
"Bianco?", chiese sorpresa, come me d'altronde.
"C'è qualche problema?", le domandai sollevando un sopracciglio, mentre restavo ancora appoggiata al lavello.
Tirò fuori l'abito dalla busta rossa e lucida del negozio, dandomi un'altra occasione per ammirarlo.
-Era bello per davvero- ammisi a me stessa.
"No, è che non ti vedo vestire di bianco da quando "
"L'ha scelto Joy", dissi tagliando corto.
In quella sua espressione dura che investigava l'abito, ci persi quel poco di buon umore che mi era rimasto, e riposi il bicchiere nel lavello, pronta ad andarmene in camera.
"Ah, capisco".
Venne in cucina stringendosi le braccia al petto e fissandomi il labbro rotto.
"Come va il taglio?"
"Vado a fare un bagno", dissi tornando al divano per prendere le mie cose e andare via. Non volevo parlare con lei, era un'agonia ancor peggiore d'immaginare di dovermi preparare per quella cena inappropriata.
"Volevo dirtelo ieri " fece una pausa "..della cena", disse cercando il mio sguardo.
"Ma immagino che tua figlia ubriaca e piena di sangue ti abbia lasciata interdetta", dissi per provocarla, cominciando ad abbandonare l'idea di salire in camera.
"Interdetta ci resto se torni a casa tutta intera! So che esci e non so se torni. Hai idea di come mi senta?", gridò lei facendosi così rossa che pensavo le sarebbe esploso il viso come un pallone.
"Scusami mamma, scusami se i miei lividi ti disturbano. Se sono un problema per te, perché non mi scarichi nel bidone in cui hai già buttato papà, eh?", le gridai di rimando, costringendola ad indietreggiare come se fosse davanti ad una vipera velenosa.
Fece una lunga pausa e vidi nei suoi occhi verdi tutta la voglia che aveva di reagire, aggredendomi con chissà quanta furia e quanto disprezzo. Eppure tutte quelle emozioni restarono bloccate lì, tra le pupille e le iridi vitree con cui mi stava fissando. Poi chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e disse: "Cerca di comportarti come se fossi una ragazza normale, almeno per una sera".
Adesso presi io una pausa, sconcertata da quel repentino cambio di direzione.
"Che cazzo devo venire a fare a questa cena tra vecchi." Urlai alle sue spalle che si curvarono ad arco mentre raccoglieva le mie buste per terra.
"Per noi è importante che ci siano i nostri figli domani. È arrivato il momento che tu e William vi conosciate", disse porgendomi le buste.
"Di bene in meglio, a quanto pare" Dissi mettendo su un sorriso tirato, "peggiore di una cena tra vecchi è solo una in cui ci siano dei mocciosi in giro. Cos'è, Tom non trova una babysitter?" Chiesi beffandomi di loro, che erano per me la coppia più patetica al mondo. A quel pensiero, emisi una risata amara e raccolsi le buste.
"Questo dovrebbe dirlo lui, visto che l'unica che si comporta come una mocciosa sei soltanto tu".
Feci una smorfia perché non avevo ben capito cosa intendesse.
"Ha 20 anni."
Restai sbalordita da quella notizia. Non sapevo Tom avesse un figlio, nessuno dei due me ne aveva mai parlato.
Beh, forse perché le avevo sempre impedito di parlare della sua relazione, e Tom perché semplicemente non avevo mai parlato con lui, (se escludiamo le volte in cui gli inveivo contro per cacciarlo via o staccargli il telefono in faccia).
"Mi fate venire il voltastomaco." Sibilai a denti stretti, mentre con il diavolo negli occhi, salii furiosa le scale che portavano dritto alla mia camera, sbattendo la porta così forte che gli infissi delle finestre minacciarono di frantumarsi.
A tutti i miei problemi si aggiungevano le volte in cui mi obbligava a fare cose che non volevo, solo per rispettare quelle che erano le apparenze necessarie a farla sembrare una donna forte, capace di rimettersi in piedi dopo un matrimonio distrutto. Eppure, dietro di lei, io crollavo a picco.
E poi, non ero propriamente il tipo di compagnia adatta ad una cena "con i figli".
Erano le dieci del mattino, i raggi del sole penetravano dalla finestra carezzandomi il viso, rendendo il mio risveglio meno detestabile. Tenni gli occhi chiusi ancora per un po' per continuare a godere della pace della casa vuota e la sensazione di protezione che mi davano le lenzuola calde sul mio corpo, ma un messaggio di Tyler spezzò quella mia immeritata tranquillità.
-Alle 22.-
-Passo, ho una cena con mia madre.-
Mi alzai contro ogni mia volontà e feci la doccia. Come al solito, mamma mi aveva lasciato delle faccende domestiche da sbrigare. Caricai la lavastoviglie, rifeci i letti e spazzai le scale proprio come ogni mattina, o quasi.
Non lavoravo e le scuole erano ormai finite per me, quindi avevo "l'adorabile compito" di ripulire la casa.
Spostai un mobile che era poggiato ad una parete del corridoio, per poterci spazzare dietro, ma trovai un pezzetto di carta a terra.
Era coperto da tanta polvere e capelli. A quanto pare mia madre non aveva mai spazzato lì dietro, come me d'altronde.
Cercai di ripulire quella carta e poi la strinsi tra le mani. Quando capii che fosse una lettera, di colpo mi gettai sui cassetti di quel mobile dimenticato da Dio, e vi frugai affondo in cerca della busta con il mittente, ma non la trovai.
Sto aspettando che ti decida. Per quanto ancora deve andare così tra di noi? Le cose stanno diventando complicate anche per me e lo sai bene. Quando ti deciderai a fare la cosa giusta allora se ne parlerà. Tutto questo non ha senso se continui a fingere. Noi non abbiamo più alcun senso. Non credi? Sto iniziando a pensare che non mi ami come dici. Risolvi presto o non avrai più nulla da risolvere.
~Tua Nicole. S.
Solo quando finii di leggerla osservai le mie mani che tremavano. Quelle parole mi trascinarono con violenza nel mio passato, a quei terribili giorni del divorzio, quando mi resi conto per la prima volta che la mia mente, dapprima stabile, era invece capace di spezzarsi. Tornarono a galla tutte le sensazioni che mi tenevano avvinghiata in quei giorni, in cui non riuscivo neppure a parlare, mentre le decisioni di mia madre si abbattevano con una violenza inarrestabile contro di me. Io, io che ero tornata fragile e traumatizzata come può esserlo una bambina piccola.
Che ci faceva una lettera del genere lì sotto?
La portai in camera mia e la nascosi in un cassetto. Presto avrei chiesto spiegazioni a mia madre.
Perché quella lettera era firmata da lei? E che vuol dire "S." se il suo cognome è Lee?
Doveva essere stata una lettera che non riuscì a mandare a Tom prima del divorzio. Forse papà l'aveva scoperta, forse fu questa a scaturire la fine.
Eppure qualcosa non tornava. Quantunque le cose fossero andate così, che senso avevano quelle parole? Era più logico pensare che fossero uscite da Tom, probabilmente adirato dalla mancata presa di posizione di mia madre nel suo amore per mio padre ormai finito.
Mi portai una mano allo stomaco, stavano arrivando i crampi.
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Hope - La speranza non conosce la paura || Selena Gomez & Bruno Mars (REVISIONE)
Romance"Le gocce d'acqua picchiettavano sul vetro delle finestre, come le sue dita sul tavolo della cucina. Il suono del caffè che saliva, ad un tratto non era più rassicurante come una volta. Era soltanto uno dei già troppi rumori nella sua testa. >, pe...