"Tutti inciampano, tutti cadono
Quindi non essere così duro con te stesso, no
Perché io sono solo stanca di camminare da sola
Un po' fragile, lo sento nelle mie ossa."
(Jess Glynne)Hope's pov.
Lasciai le sue mani e gli asciugai il volto imperlato di sudore, Will era così stanco, sopratutto i suoi tristi occhi lo erano.
"Non mi dirai cosa hai sognato, vero?" Chiesi mentre ancora coccolavo la pelle del suo volto.
Will non rispose, sembrava lontano, un lontano che non sapevo raggiungere.
"Vai a dormire in camera tua, è tardi." Disse malinconico.
Lasciai l'asciugamano sul comodino e mi stesi di nuovo al mio posto, quello vicino alla finestra. Non avevo intenzione di lasciarlo da solo. Non volevo.
"Non lo direi a nessuno." Lo rassicurai. Lui si passò una mano sulla nuca e alzò il capo per fissare il soffitto.
"Lo so."
Forse gli faceva male ricordare cosa l'aveva strappato al sereno abbraccio della notte.
Mi coprii fin sul naso e chiusi gli occhi, stavo pensando.
Will si voltò verso di me, appoggiò il gomito sul guanciale e la testa sulla mano. Ad un tratto mi sfilò il lenzuolo da sopra al naso e lo lasciò sul petto, diciamo come lo tengono le persone normali.
Non aprii gli occhi, volevo cullarmi in quella dolce e triste atmosfera.
Will raccolse dal collo il ciondolo che portavo spesso con me e quando feci scattare gli occhi verso di lui, notai che lo guardava incuriosito.
"È da un pò di giorni che non te lo levi. Perchè?"
"Me lo regalò mamma quand'ero una bambina." Dissi a bassa voce, quasi un sussurro era il mio per la vicinanza della sua mano con la pelle del mio collo; un pò di centrimetri avrebbero mandato il mio corpo in fuoco, come il suo. "È un modo per farle capire che..voglio ricominciare." Continuai per rompere quel silenzio che stava partorendo troppi pensieri.
"Lo sa già." Rispose Will. Poi, la sua voce non la udì quasi quando si liberò da quelle labbra, diventate troppo silenziose.
"Ho sognato mamma."
A quelle parole mi accigliai e Will lasciò il ciondolo per mettersi a sedere. Si prese il viso tra le mani e non seppi fare altro che stringere una sua spalla. Mi avvicinai anche a lui ma non riuscii a fare nient'altro. Ogni gesto che pensavo di voler fare..bhe finivo per non farlo più. Purtroppo con Will dovevo agire solo d'istinto.
"Will.."
Lasciò cadere le mani dal volto e notai di nuovo i suoi rossi occhi piangenti. Contrasse la mascella e prese un respiro prima che le parole gli morissero sulla lingua. Era come se non avesse niente da dire e allo stesso tempo come se volesse parlare per ore ed ore, fino al sorgere del sole.
Gli diedi tutto il tempo che voleva, quell'attesa mi permise di riflettere.
"Piange. Piange ogni notte, in ogni sogno." Disse all'improvviso.
"Da quanto tempo la stai sognando?"
"È cominciato tutto prima dell'incidente. Non capisco, forse abbiamo sbagliato, forse crede che io e papà l'abbiamo dimenticata..."
Non sapevo cosa fare, mi limitai a prendere di nuovo le sue mani ma poi pensai: io e Will ci leghiamo con i sguardi, non con i gesti.
Mi tremava la mano che stavo alzando ma non permisi ai miei nervi di giocare con me e subito la poggiai sotto al suo mento volgendolo verso di me.
Will si accigliò ma poi sembrò calmarsi quando mi guardò, e mi calmai anch'io. Sembrava raccontarmi il suo dolore con quegli occhi splendidi e dolci.
Lasciai il suo volto mentre abbassò la testa dandomi modo così di far scorrere una mano sulla sua nuca. Gli carezzai anche gli scuri e morbidi capelli mentre lo sentivo calmarsi. Il mio dolce Will, proprio tu dovevi essere il ladro di questo mio cuore? E proprio io la ladra del tuo?
Più lo guardavo, più comprendevo quanto non lo meritassi, quanto era pronto a rischiare per me, quanto dolore gli avrei ancora causato. Lui forse non lo vedeva, ma io sarei stata il suo tramonto, i suoi guai, le sue cadute e i suoi burroni; lui sarebbe stata la mia prossima vittima.
"Will..credo che lei vi ami tanto e che sappia che non l'avete scordata. Forse, quello che piange...sei tu."
Will alzò piano la testa e si mise a riflettere sulle mie parole.
Poi rilassò i tratti come di chi era appena giunto a rivelazione.
"Tu credi che sia io quello che piange nei miei sogni?"
"Forse prendi le sembianze di tua madre perchè non vuoi accettarlo. Non saprei.."
"Continua." Disse mettendosi più comodo per ascoltare meglio.
"Forse, avere questa famiglia ci sta ricordando quella che abbiamo perso."
"Forse per me si.." dichiarò, ma poi parlò ancora: "..per te no. Tu non vorresti più che tuo padre tornasse. Lui la tradiva, era assente, non la rispettava. Io farei di tutto per vedere mamma tornare."
Quando parlò di mio padre, il cuore si scucì di nuovo e piano piano cominciai a perdere sangue.
Sentii gli occhi bruciare mentre quelli di Will fissavano un vuoto in cui volevo gettarmi e annegare per annullarmi completamente.
Mi sentivo come chi rompe tutti i vetri delle finestre ma ancora non riesce a sentire l'aria.
"Perdonami." Dissi. La mia stupida convinzione di conoscere mi riempiva sempre la bocca di cretinate.
Due braccia mi cinsero da dietro e il respiro di quell'angelo si rigettò sulla pelle del mio collo. Will mi strinse e la sua testa si appoggiò sulla mia spalla.
Mi manteneva in piedi ridandomi le forze, lui, lui che non le aveva neppure per sè.
"Will..forse Dio mi ha mandato te per liberarmi, come un angelo."
"Non sono un angelo." Disse ridendo piano.
"Questo lo decido io."
Will sorrise e mi lasciò scivolare via dalle sue braccia.
Era tardi, dovevamo dormire, sarei dovuta andare a lavoro tra qualche ora.
Ci infilammo nuovamente sotto alle lenzuola che aggiustai prima di far salire Will sul letto e poi decisi di dare al mio cuore il suo dolce supplizio.
Chiamai Will che fece un lamento con la gola mentre manteneva gli occhi chiusi, era davvero un bel ragazzo mi ripetevo fissandolo mentre cercava di addormentarsi.
"Senti, stiamo dormendo già nello stesso letto quindi...."
Will mi guardò con un'espressione interrogativa e dolce.
"..perchè non vieni più vicino? Forse, non so.."
Avrei voluto dire forse riesci a dormire se ci avviciniamo, ma non riuscivo a decidere se sarebbe suonata più come presunzione o patetismo.
Will fece un sorriso felice, era la prima volta dopo tanto tempo. Si avvicinó a me e controllai tutti i suoi movimenti, lenti e dolci.
Posò una mano sotto al mio cuscino e l'altra sul mio fianco per stringermi a sè, appoggiò poi la testa sotto al mio collo, proprio sul mio petto che adesso si sollevava di meno sotto al suo peso. Sentirlo respirarmi addosso, e sentire il suo petto alzarsi alternato al mio, produceva una scarica di adrenalina che correva come una furia impazzita per tutto il mio corpo.
Portai una mano lungo la sua schiena coperta da una T-shirt a mezze maniche grigia e cominciai a disegnare, con le unghie a mò d'artiglio, dei piccoli e leggeri cerchietti disordinati.
"Come dovrei dormire ora che sento solo il tuo profumo?" Disse lui facendo vibrare la schiena per la risata che tentava di nascondere.
Alzai gli occhi al soffitto per respirare, tutto questo mi dava delle emozioni che non sapevo esistessero.
Poi risi, e lui rise con me.
"Nemmeno io riuscirò a dormire stanotte." Risposi, ed era vero.
Will si sollevò sulle mani per non pesare sul mio corpo e si tirò più su, abbassandosi piano piano di nuovo su di me e infilando la testa nell'incavo del mio collo.
Mi mandò il cuore dritto nelle fiamme, la testa stava girando e non potevo fare nulla per fermarla, nè volevo farlo.
Will strinse un braccio intorno a me per tenermi ancora più vicino e niente mi era mai sembrato più dolce.
"Spero che mi raggiungerai nei sogni." Disse prima che notassi un cambiamento nel suo modo di respirare.
Con la mano più vicina a lui gli carezzai i capelli scuri; con la mano più lontana strinsi quel suo braccio che mi stava circondando la vita. Lo carezzai più volte finquando non lo sentì dormire.
Io, invece, restai sveglia.
Quella realtà era migliore di qualsiasi altro sogno notturno, e non volevo perdermela perchè sentivo di avere il tempo contato.
Era come se percepissi la sabbia venir giù da una clessidra immaginaria che scandiva il nostro tempo.
Eravamo tra le fauci del tempo e sotto tiro del destino che viveva per deliziarsi con le nostre disgrazie.
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Hope - La speranza non conosce la paura || Selena Gomez & Bruno Mars (REVISIONE)
Romance"Le gocce d'acqua picchiettavano sul vetro delle finestre, come le sue dita sul tavolo della cucina. Il suono del caffè che saliva, ad un tratto non era più rassicurante come una volta. Era soltanto uno dei già troppi rumori nella sua testa. >, pe...