{Quattordicesimo Capitolo}

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Hope

Dormì appena un'ora prima di essere svegliata da mamma alle sette. Ero così stanca che mi ero levata i vestiti che puzzavano di terra, fieno e del fumo che usciva dalle moto e mi ero addormentata con una maglia lunga.

"Hope vieni subito e non farti chiamare ancora." Urlò mia madre facendomi saltare giù dal letto per lo spavento, evidentemente mi stava chiamando già da tempo ma ero ancora nel dolce abbraccio di Morfeo.

Mi alzai e, cercando di non inciampare sui miei stessi passi, scesi lungo le scale e la raggiunsi in cucina dove stava preparando il caffè.

"Che c***o vuoi? Ti rendi conto che ore sono?" Dissi con la bocca impastata e col tono più rauco possibile.

"Ah non credo che tu ti sei posta la stesso problema ieri notte. Dove sei stata eh? Con quel farabutto vero? E sicuramente l'avete fatto." Parlava a voce troppo alta per i miei gusti cercando di racchiudere quei suoi lunghi capelli in una coda che fosse almeno un pò apprezzabile.

"...ma che stai dicendo?" Le dissi. Suonava più come un lamento che come una domanda. Mi passai una mano sugli occhi che ancora non volevano saperne di restare aperti.

"Questa non me la dovevi fare adesso chiamo tuo padre e ti faccio vedere cosa combino. Ti ho permesso troppe cose ma adesso basta quello schifoso.."

"Mamma vuoi ascoltarmi?" dissi urlando e sbattendo una mano sul bancone così forte che le tazzine presero a vibrare come un cellulare e una si rovesciò lasciando scorrere il liquido scuro lungo il piano. "Che ca**o ti agiti a fare che non puoi fare niente. Ieri abbiamo fatto una corsa in moto e l'ho fatto arrabbiare ...mi ha lasciato sulla pista e ho chiamato Will che ha incontrato il traffico perciò mi ha riportato a casa tardi." Ah le mezze verità ...

"Che cosa?"  Finalmente si calmò e la sua espressione incredula si addolcì prima di rattristarsi. "Ne parlerò con Tom di questo."

Era ancora sconvolta e prese a fissare il vuoto mentre raccolse le chiavi. Si svegliò dal trance in cui era caduta e mi rivolse uno sguardo prima di voltarsi ed aprire la porta. "Pulisci il bancone." Disse voltandosi nuovamente verso di me per poi chiudersi la porta dietro  lasciando cadere la casa in un silenzio tombale.

"Ma non rompere" dissi dirigendomi verso il divano.

Lasciai che il sonno mi rapisse dai problemi, dormire significa non pensare giusto? O almeno speravo che i miei problemi non mi venissero a cercare nei sogni.

Erano le due del pomeriggio e mi alzai per mangiare qualcosa ma il frigorifero era vuoto. Che fine aveva fatto la spesa?

Quel mattino, nonostante la discussione con mamma, era stato il più bello di tutti. Solo io sapevo quanto la sera passata avessi desiderato di svegliarmi a casa mia e non in quella stalla. Cercavo di non rivivere quelle scene, le ragazze fluo, birre, moto, rumore e musica ad alto volume, il percorso, la paura, la polizia, la stalla e ancora la paura. Poi Will che mi aveva salvata.

Sentì il campanello bussare. Mi alzai e andai ad aprire la porta.

"Che ca**o vuoi?" era Joy, oh se Dio esiste solo lui poteva capire quanto la odiassi. Era la persona che non avrei voluto vedere per almeno sette anni, mi faceva più schifo di Ty, lui si è sempre rivelato per ciò che è ma lei, come già detto, fa sempre qualcosa che mi lascia l'amaro in bocca e mi riferisco a cose del genere ma adesso il dolore era più profondo, forse stavo abbassando la guardia perciò mi ero lasciata ferire così da lei.

"Volevo assicurarmi che Ty...fosse tornato a prenderti" disse con un fil di voce. Si guardava le mani coperte da dei tatuaggi maori che si era fatta lo stesso giorno in cui mi feci applicare il piercing all'ombelico. Ogni volta che se le guardava era per l'imbarazzo, la conoscevo perfino meglio di sua madre ma nemmeno imparavo a starle lontana.

Hope - La speranza non conosce la paura || Selena Gomez & Bruno Mars (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora