{Trentesimo Capitolo}

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"1,2,3... 1,2,3 bevi...

Vivrò come se domani non esistesse;
Volerò come un uccello attraverso la notte;
sentirò le lacrime che si asciugano,
ondeggerò dal lampadario.
Sto aspettando la vita migliore.
Non abbasserò lo sguardo, non aprirò gli occhi;
terrò il bicchiere pieno fino al mattino.
Aiutami."
(Sia)

Hope's pov.
"Fermati qui, ci vorrà qualche minuto." Dissi con tono annoiato.
Tutto si stava rimescolando nella mia testa e conoscevo un solo modo per spazzare via quel caos.
Scesi dal taxi ed entrai nel negozietto davanti a me, completamente vuoto, dove una donna sorridente mi accolse, bhe..prima di vedere la mia faccia.
La superai e mi diressi verso gli scaffali di alcolici che si trovavano in fondo.
Sulla mia testa giravano le pale di un ventilatore che non bastavano a spostare l'aria. Sentivo caldo e la testa mi girava ancora.
Ero appena stata all'ospedale dove mi avevano messo i punti per chiudere la ferita che avevo alla tempia. Le infermiere mi avevano riempito di domande e, per ricambiare, le riempii di balle.
Adesso ne avevo abbastanza di tutti, volevo tornare a casa ed ubriacarmi fino a quando lo stomaco non mi avesse urlato di smettere.

Diedi uno sguardo veloce alle etichette e, non avendo voglia di decidere, presi uno di tutto. Da quelli più stupidi a quelli più forti.
Dietro alle bottiglie vi erano delle lastre di specchio dove potetti vedere il mio viso. Ero orribile.
Due macchie nere avevano coperto i miei occhi e delle linee di mascara scivolavano giù dalle mie guance. Ero sudata e puzzavo di disinfettante.
Chiusi gli occhi cercando di non pensare a nulla ma non ci riuscii e, quindi, decisi di aprire una bottiglia e mandare giù quell'amaro fuoco.
Mi avvicinai alla commessa che mi vide ingoiare quella roba forte tutta d'un fiato.
Aveva un'aria interrogativa e preoccupata.
Posai la bottiglia mezza vuota sul bancone insieme alle altre per pagare il conto e raggiunsi il tassista.

Arrivata a casa, scavai nelle tasche della valigia e tirai fuori le chiavi della porta che, dopo diversi tentativi, riuscii ad aprire.
Era rimasto tutto chiuso e ordinato come quella mattina del matrimonio, i fiori erano secchi e, alcuni, morti. Solo allora ricordai che mamma mi aveva chiesto di passare ad innaffiarli ma, come sempre, agnorai quello che mi disse.
Mi avvicinai al bancone della cucina e accarezzai i petali morti dei fiori che nonna Jane aveva sistemato la sera della prima cena.
Vennero a galla altri ricordi e, per fermarli, stappai un'altra bottiglia.
Barcollando, raggiunsi la valigia, che mi portavo dietro come un cagnolino, e la trascinai sù per le scale mentre, dal braccio sinistro, pendeva una busta di plastica contentente più di tredici bottiglie di liquore e alcolici vari.

Mi rinchiusi in camera dove mi consumai tra alchool e fumo.
Volevo scordare, rinunciare alla ragione, alla lucidità.
Ero una dannata, una donna senza gioie. La mia vita seccava, perdeva fertilità, perdeva colore.
I miei occhi erano rossi e gonfi, prudevano e la mia bocca sapeva di tabacco e liquore.
Avevo pensato anche di saltare giù, ma la mia codardia m'incollò i piedi a terra.
Avevo sbagliato tutto con mamma e questo mi stava segando le ossa e bruciando i neuroni.
Mi sentivo in colpa e la mia mente non faceva altro che riempirsi delle mie odiose e sleali parole, dei ricordi dolorosi, dei litigi, delle immagini che la mostravano stesa sul divano a leggere mentre attendeva che rincasassi.
Lei era stata sempre così accorta a me. Non mi aveva messo pesi nè guinzagli, cucinava solo quello che mi piaceva, non invadeva i miei spazi e la mia camera, non era troppo curiosa. Era presente per controllare la mia vita da dietro le quinte per non infastidirmi. Andava a lavorare la mattina presto per pagare le mie uscite con Ty e le spese che conportava la mia auto. Mi regalava soldi per comprare vestiti che odiava ma che sapeva mi sarebbero piaciuti.
Lei...mi aveva viziata. Si! Aveva fatto di tutto per non farmi pesare quello che già gravava sulle sue deboli spalle, fortificate per me.
Era stata ..perfetta e io..io non lo vedevo.
Piansi e urlai tutto il pomeriggio. Tutta la notte.
Ma l'achool è come la zucca magica di cenerentola, ti porta in giro fino ad un certo orario poi, si dissolve.
E così sparì il suo effetto.

Hope - La speranza non conosce la paura || Selena Gomez & Bruno Mars (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora