{Ventottesimo Capitolo}

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"Leggi di continuo la mia mente come una lettera,
quando sono fredda
sei lì come un maglione.
Non importa quanto lontano andiamo, voglio che tutto il mondo sappia..
ti voglio davvero, e non ti avrò in altri modi,
non importa cosa dice la gente."
(Demi Lovato)

Hope's pov.
"Vieni." Disse Will tirandomi per una mano verso la sala.
Le luci basse resero la scena più intima e tranquilla, anche se dentro di me non c'era niente di tranquillo. Niente.
Mi stava portando verso il centro, a qualche passo dagli sposi. Non mi piaceva, avrei preferito confondermi con le altre coppie.
I miei occhi ruotarono all'insù e si persero nel bagliore delle luci che provenivano dal soffitto del padiglione. Danzavano vorticosamente facendomi scordare di avere paura.
"Hope." Mi chiamò Will.
La sua voce mi fece ritornare con i piedi per terra. Mi guardai intorno, tutti danzavano incuranti della nostra presenza, ma non ne ero convinta, così li guardai uno ad uno per controllare che stessero pensando alle loro questioni.
"Hey." Disse Will facendomi voltare dalla sua parte, inconsciamente gli avevo dato le spalle.
"Hai paura?"
Mi sollevò il mento con un dito per potermi guardare negli occhi.
"Forse."
Lui sorrise dolcemente scrutandomi per bene. I suoi occhi viaggiarono su tutto il mio corpo che prese a bruciare sotto il suo sguardo, comprese le mie guance.
Lo aveva fatto di nuovo. Era riuscito a farmi arrossire.
Si avvicinò di colpo a me e io, alla sua stessa velocità, mi spostai.
Stavo rovinando tutto. Prima gli avevo chiesto di ballare e adesso mi riempivo la testa di sciocchezze. Ero guarita, non avevo più paura del contatto da quando quella sera mi prese tra le braccia per portarmi in ospedale. Quella che segnò la fine di qualcosa che non aveva avuto nemmeno il tempo di nascere.
Il suo sguardo era perplesso e un pò stordito. Non capiva, e neppure io.
Si portò le braccia dietro la schiena, congiungendo le mani e, a passi lenti, riprovò ad avvicinarsi.
"Posso?" Chiese incerto.
Non potevo approfittare della sua gentilezza, dovevo mostrargli anch'io qualcosa.
Allora mi avvicinai a lui guardando il suo papillon.
Sollevai la mano sinistra che prese a tremare finquando non si poggiò sulla giacca scura di Will.
Feci scivolare lentamente la mano sù per i pettorali sentendo ogni suo respiro, ogni suo muscolo tendersi.
I suoi occhi scurissimi erano fissi su di me mentre i miei controllavano i movimenti che facevo.
Era bello poterlo accarezzare, faceva sì che lo sentissi reale. A volte lui mi sembrava solo una fiabesca bugia.
La mano raggiunse la sua spalla e, improvvisamente, liberai il respiro che avevo trattenuto. E forse, solo forse, lo vidi fare la stessa cosa.
Lo guardai finalmente negli occhi, così profondi e carichi di vita, opposti ai miei, freddi e passivi. Inutili.
Will strinse la sua mano intorno a quella che tenevo libera e fece scivolare lentamente l'altra mano sul tessuto del vestito che ricopriva il mio fianco.
Poi tutto si spense. Il tessuto copriva solo metà fianco per poter dare spazio alla scollatura che lasciava tutta la schiena nuda.
Le sue dita calde sfiorarono la pelle fredda del mio fianco e poi, più decise, la carezzarono fino a posarsi giù alla schiena.
Il mio petto saliva e scendeva continuamente mentre il suo era immobile.
Will aveva la capacità di rendere sempre tutto profondo e vissuto. Forse era proprio questo quello che voleva fare, regalarmi un pezzetto di vita.
Mi avvicinò a lui e, per la differenza d'altezza, la mia visuale fu coperta dalle sue spalle larghe.
Così mi costrinse a non guardare nient'altro che lui.
La musica però era finita e quindi restammo semplicemente immobili. Già quel contatto mi bastava.
Poi, improvvisamente, un violino cantò la sua melodia seguito dal resto degli strumenti. Qualcuno doveva aver chiesto un'altra canzone.
Spostai la testa e vidi zia Jane farmi l'occhiolino da dietro le spalle di uno dei musicisti.
Sorrisi piano prima che la delicata forza di Will mi facesse muovere sinuosamente, proprio come la prima volta.
Restammo in silenzio, forse perchè sapevamo entrambi che con le parole ci facevamo solo male.
Poi la sua mano lasciò la mia e cominciò a scendere lungo il polso, carezzandomi l'avambraccio.
Riconobbi la pelle d'oca che mi procurò il suo tocco.
Aprì gli occhi e guardai un punto della sua giacca cercando di sentire tutte le mie emozioni. Come si fa con la sigaretta quando lasci che il fumo ti scenda dritto nei polmoni, riscaldandoli.
Sollevai la mano che si poggiò sull'altra sua spalla mentre la sua mano si poggiò sul mio fianco.
Continuavamo a muoverci a tempo di musica e nella mia mente vedevo i ricordi più belli che aveva creato per me.
Tutto salì a galla, tutto si dissotterrò.
Lo volevo come lui mi voleva.
Questo amore mi rendeva cieca e sorda, affievoliva i miei sensi rendendomi impulsiva e insicura, e poi sicura.
La mia mano sinistra affondò nella sua spalla e poi si mosse raggiungendo la pelle del suo collo intorno al quale chiusi piano le dita. La sua pelle era calda e tonica, come sempre.
Will, a quel mio gesto, posò la testa nell'incavo della mia spalla, sulla quale lasciò morire un respiro pesante che mi fece perdere la cognizione del tempo. Da quanto ballavamo?
Lui era il mio mantra, l'unico capace di mantenere la mia mente in trance.
"Vorrei che tu fossi arrivato prima di Ty.."
Mi fermai.
Volevo trovare il modo più giusto per dirlo affinchè capisse che, nonostante tutto quello che facevo e avrei fatto per allontanarlo, questa era la verità. L'unica.
Ma mi sentì stupida, non esistono modi giusti per dire queste cose, bisogna solo avere il coraggio di mettere sotto chiave la mente."...ora saresti stato il mio primo amore."
Con questo gli avevo detto tutto.
"Sono il tuo primo amore." Disse calcando la parola SONO.
"Se mi lascerai libero di corteggiarti." Poi aggiunse.
"Non ti ho mai dato il permesso...eppure lo fai sempre."
"Me l'hai dato il permesso."
Stetti in silenzio. E rimurginai.
"Quando ti salvai la vita per la prima volta." Sussurrò al mio orecchio. Il timpano mi tremò. Lui era un continuo brivido.
"Appunto, lo facesti tu." Dissi chiedendomi dove volesse andare a parare.
"Si, però tu mi guardasti."

Hope - La speranza non conosce la paura || Selena Gomez & Bruno Mars (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora