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A quanto pare sì, può andare peggio!

Molto peggio. 

E' questo che penso quando, mentre cammino verso la palestra per il discorso della preside, mi ritrovo con Lucas che mi chiede di parlare, mentre mi tiene per il polso, e tutta la scuola che ci guarda. 

<<Non mi sembra proprio il caso.>> rispondo a bassa voce.
<<voglio solo parlare con te e chiarire quello che è successo. Non arrabbiarti con me, ci tengo alla tua amicizia.>>

Fisso per un secondo i suoi occhi chiari, poi mi guardo un po' intorno. Tutti aspettano che gli risponda e questo mi da non poco fastidio, perché la mia vita non è affar loro.

Ma la cosa che mi da più fastidio, non sono gli sguardi curiosi e impiccioni dei miei compagni, ma le sue parole. La sua convinzione che con un sorrisetto e un paio di paroline carine, io possa perdonarlo. 

<<non dovrei arrabbiarmi con te?>> gli chiedo cercando di mantenere la calma, non ci sto riuscendo, ma posso dire di starci provando. 

<< sei serio?>> gli chiedo ancora quando annuisce. <<ma ti rendi conto di quello che dici? Mi hai usata, hai sfruttato la mia cotta per te, per far ingelosire una ragazza e non ti sei fatto scrupoli. Dici che ci tieni, ma non è così che ci si comporta quando si tiene ad una persona. Non so come ti approcci alle persone, o come ti comporti con i tuoi amici, ma se tratti loro così, io non te lo permetto.>> 

Sento qualche ragazzo che sghignazza tra tutti quelli attorno a noi.  Lui non sembra farci caso, o forse gli piace essere al centro dell'attenzione.

<<non avete nient'altro da fare?>> domando nervosa ai ragazzi intorno a noi. Come se si fossero risvegliati, si allontanano di poco e fingono di parlare tra di loro. 

Mi accontento del loro falso disinteresse. 

<<non toccarmi.>> e allontano il polso dalla stretta della mano di Lucas. <<Gwen, ti prego...>> e mi afferra di nuovo

<<allontanati da me, o ti giuro che inizio ad urlare.>> sussurro avvicinandomi a lui. Non lo farei, ma questo lui non lo sa e saggiamente mi lascia andare. <<ti sei dimostrato per quello che sei, e non è un complimento.>> e mi allontano a passo svelto. 

Più ci penso e più mi innervosisco. Tutto acquista un senso, perchè da un momento all'altro ha iniziato a provare interesse per me, perchè si comportava in quel modo. Non erano le cheerleader che ci seguivano, eravamo noi che "casualmente" ci ritrovavamo nei dintorni. 

Come sono stata stupida. Mi ero presa una cotta non per Lucas, ma per quello che mi ero immaginata di lui. Il Lucas per cui avevo una cotta in realtà non esiste, ero io ad immaginarmelo diverso. E la realtà mi è caduta addosso pesante come un palazzo.

Sono indecisa se piangere o prendermi a pugni. Rientro nell'edificio scolastico e decido di saltare il discorso della preside, anche se la partecipazione sarebbe obbligatoria. Sono sicura che tra mille studenti, nessuno griderà l'assenza di Gwendolyn Lewis. 

Mi dirigo verso il mio armadietto, e intanto scrivo a Gin che può trovarmi nella biblioteca della scuola. Nella misera biblioteca all'interno della scuola. 

Apro l'armadietto, afferro il romanzo d'amore che sto leggendo, richiudo l'anta e mi dirigo verso la piccola e logora biblioteca. Capisco perchè la scuola definisce sua la grande biblioteca comunale, questa è piccola e per niente aggiornata, disorganizzata e piena di polvere. Ma è silenziosa e vuota, e oggi è proprio quello di cui ho bisogno.

inevitabilmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora