48

16 1 0
                                    


<<James, ti prego, fermati!>> continuo a ripetere. Non si volta nemmeno, cammina veloce verso l'entrata della scuola facendo finta di non sentirmi. 
<<puoi ascoltarmi per favore?>> domando ancora. Inaspettatamente si volta. Lo sguardo furioso, gli occhi puntanti su di me e le mani strette a pugno, non mi piacciono. 
<<ascoltarti per sentirmi dire cosa?>> chiede furioso. <<altre cazzate?>> domanda ancora alzando la voce. Il modo in cui mi guarda ora mi fa davvero male, e capisco che non è solo arrabbiato ma anche deluso. Tutto per colpa mia. 
<<so che ho sbagliato, okay? Non voglio dirti che mentirti sia stato giusto o piacevole, ma...>>
<<ma l'hai fatto comunque.>> mi interrompe freddo.
<<Non sapevo come fare, seriamente. Tu rimani convinto delle tue idee, non avevi la minima intenzione di darmi modo di spiegarti cosa succed. . . >> 
Si passa nervoso una mano tra i capelli biondi e mi interrompe di nuovo. <<non azzardarti a provare a dare la colpa a me, eri libera di dirmi qualunque cosa, ma hai preferito mentirmi. Smettila, Gwen! Di mentirmi e di trattarmi come uno stupido, ricordi cosa mi hai detto ieri?>> 
Lo guardo triste. 
<<io non sono nessuno, perciò trattami come tale.>> e detto questo si allontana di nuovo e stavolta non ho le parole per fermarlo. 
Non volevo trattarlo come uno stupido e non volevo si sentisse così, stavo solo cercando di spiegarmi e a quanto pare non ho usato le parole giuste.
Quando mi volto lo sguardo di Gin è già su di me. 
<<è solo arrabbiato, Gwen. Vedrai che non appena si sarà calmato verrà a parlarti.>>
Trattengo a stento un sospiro frustrato. <<sono una pessima amica, non è vero?>> le domando. Lei scuote la testa e mi si avvicina. <<sei solo in una pessima situazione.>> sentenzia.
<<ma come può essere che fare amicizia sia una pessima situazione??>>
Mi prende a braccetto e comincia a camminare verso l'entrata. <<così>> risponde semplicemente stringendosi nelle spalle. 

Passo le successive ore a scarabocchiare sul mio quaderno, fingendo di prendere appunti. Quando alla pausa pranzo mi sono diretta verso il nostro solito tavolo, stringevo forte il vassoio tra le dita. James era seduto,  e quando mi sono avvicinata ha alzato lo sguardo verso di me. Ha afferrato veloce il suo zaino e si è alzato con il suo vassoio, proprio mentre io mi stavo sedendo. 
Ho passato il resto della giornata con lo sguardo puntato sulle mie scarpe. Gin e Mason hanno provato a tirarmi un pò su il morale, ma oltre a qualche finta risatina non hanno guadagnato nient'altro. 

All'uscita di scuola accelero il passo, con il solo scopo di arrivare immediatamente a casa mia e dormire fino a quando tutta questa situazione non si sarà risolta da sola.
Cammino a testa bassa fino a quando non mi accorgo che, davanti al cancello, James è impegnato a fisare dritto difronte a sè una macchina, con le braccia conserte davanti al petto e lo sguardo assassino. Comincio a rallentare e quando mi trovo accanto a lui, fisso la macchina in silenzio. 
Rhys lo fissa da dentro il veicolo. 
Li separa solo qualche metro, di solito Rhys non si è mai fermato proprio davanti alla scuola, visto che gliel'ho impedito. Fanno silenzio e si guardano in cagnesco. 
Quando si accorgono della mia presenza entrambi i loro sguardi puntano di me. 
James ha un'espressione di sfida, come a dirmi "dai, vai con lui!", ed è da questa sua occhiata che capisco che mi stanno chiedendo di scegliere. 
Passo lo sguardo da lui a Rhys e viceversa, e più sto qui ferma più la situazione mi innervosisce. Pensano di poter risolvere qualcosa in questo modo? Pensano davvero che io stia ai loro stupidi e infantili giochi?
Non mi presterò a questo, non devo dimostrare nulla a nessuno e soprattutto, non voglio farlo. 
<<che succede?>> la voce di Gin ci giunge da lontano, ancora all'entrata della scuola, ma nonostante la domanda nessuno si volta a guardarla per risponderle. 

Rhys ha un dolce sorriso sulle labbra, quasi ad incoraggiarmi di salire in auto con lui. Quando faccio un passo in avanti entrambi sembrano quasi sorpresi. 
Stringo forte le spalliere dello zaino, trattengo il respiro e comincio a camminare.  
È ora scegliere se salire in auto con Rhys o andare verso James, mi fa capire che, qualunque cosa faccia, significherebbe perdere qualcuno. Ma io ho il diritto di fare le mie scelte, da sola. E se entrambi non sono in grado di capirlo, o di rispettare il fatto che tengo a tutti e due, allora devono proprio rivedere le loro priorità e cercare di capire quanto loro tengono a me. 

Lo sguardo di James mi segue, freddo e statico come il resto del suo corpo che non si è minimamente mosso. Gli passo accanto e lo supero in silenzio, senza nemmeno avere il coraggio di respirare. L'aria sembra quasi pesare e comprimermi, qualunque piccolo rumore o anche un battito di ciglia sembrano fare un boato.
Sono esattamente al centro tra i due, ora difronte alla portiera di Rhys, ma non mi fermo. Continuo a camminare, oltrepassandoli e senza voltarmi, conscia del fatto che entrambi mi stanno guardando. Solo quando svolto in fretta l'angolo mi rendo conto di quanto io senta bruciare le orecchie e di come il mio petto sia diventato pesante.

Accelero il passo con la voglia di urlare e di esplodere, mostrando a tutti quanto io mi senta frustrata e delusa. Delusa dall'atteggiamento di James, dall'influenza che ha su di lui Jackson anche a distanza, anche un po' da Rhys e dal suo sguardo sicuro che avrei scelto di tornare a casa con lui. E soprattutto da me. Delusa da me stessa, che non riesco a farmi valere e a far valere le mie scelte e la mia indipendenza, che non so risolvere tutta la terribile situazione che ho creato involontariamente. Da me che mi ostino e non ne so neanche il motivo. Da me che dico cose che non penso al mio migliore amico e non so come farmi perdonare. E sempre da me che non ho colpa se tengo ad una persona. 

Quando arrivo a casa sento i muscoli delle gambe bruciare e i palmi delle mani far male per quanto hanno stretto la stoffa dello zaino. 
Io voglio risolvere questa situazione, io devo risolverla, ma non so come fare. 
Ho bisogno di fare ordine nella mia mente, di organizzare e riordinare di nuovo la mia vita. 

inevitabilmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora