<<penso che invece dovresti dirglielo!>> insisto premendomi forte con la spalla il telefono.<<sei impazzita??>> strilla la mia amica, e mi maledico per aver tenuto il telefono attaccato all'orecchio. Ora probabilmente sarò sorda. <<una ragazza non può assolutamente invitare un ragazzo ad una festa. Dovrebbe farlo lui1>> continua.
Alzo gli occhi al cielo.
<<una ragazza, mia cara Gin, può fare tutto ciò che può fare un ragazzo.>> dico. La sento sospirare. <<giusto, dimenticavo che sto parlando con la paladina dei diritti delle donne. Come ho fatto a scordare gli insegnamenti dei tuoi discorsi di ore e ore, su quanto sia ingiusto che le divise a scuola non comprendano nessun pantalone per le ragazze!>> mi prende in giro. Effettivamente, si deve sempre sorbire tutti i miei monologhi infiniti su quanto, secondo me, ingiuste siano le cose ancora nel ventunesimo secolo. Ma lei poverina, mi ha sempre ascoltato.
<<fatto sta che hai ragione, potrei farlo.>> mi dice. Annuisco sorridente, anche se non può vedermi. <<se solo non mi vergognassi così tanto!>> aggiunge. Alzo ancora gli occhi al cielo. La solita.
Abbiamo cominciato a bisticciare da quando, poco dopo aver finito di studiare, mi ha chiamata dicendomi che alla festa di Every gli piacerebbe invitare Mason. "Come amico, ovviamente" mi ha ripetuto almeno mille volte. Non ci vedo nulla di male, e poi Mason guarda Gin come se fosse la ragazza più bella del mondo. Si vede che ha un debole per lei, e che lei ricambia con piacere.
Non ci sarebbe il minimo problema se non fosse che la festa è di Every, che proprio stamattina a pranzo, ha fatto ben capire che anche lei ha un debole per Mason. Per tutta la giornata infatti, ha fissato me e Gin offesa, come se avessimo costretto noi Mason a non seguirla al suo tavolo. Si è calmata solo verso la fine delle lezioni, quando lui le si è avvicinato per confermare la sua presenza alla festa. Ha smesso di fissarci ed è tornata la solita Every, persa nell'organizzazione di qualche sua magafesta, gentile, se stessa solo con pochi e sempre perfetta.
<<e se mi sbattesse fuori dalla festa perchè mi sono presentata con lui?>> domanda terrorizzata.
Ridacchio mentre finisco di piegare il pigiama per infilarlo nello zaino.
<<dai Gin, a parte che se non lo inviti tu potrebbe farlo qualcun'altra, ma poi Every la conosciamo bene, non ti farebbe mai nulla del genere e in più ci saremo io e James con voi, non sembrerà che lo abbia invitato e che quindi...>> <<potrebbe uccidermi!>> mi interrompe urlando. La solita esagerata.
Il telefono mi cade a terra e lo afferro velocemente per vedere se sia rotto.<<puoi gentilmente avvertirmi quando stai per urlare?>> chiedo dopo aver capito che è ancora intatto.<<sì, scusa.>> risponde.
Passiamo così un'altra ora buona a parlare, mi espone tutti i malefici piani di vendetta che Every potrebbe attuare contro di lei, e io le spiego ogni volta che non è possibile.
<<dove potrebbe prenderlo un lanciafiamme secondo te?>> le domando cercando di non ridere.
<<non lo so, magari sarà di suo zio!>> risponde e la sua voce rimbomba nella stanza. Ho deciso di mettere il vivavoce e poggiare il telefono sul letto per evitargli altre possibili cadute, dato che la mia amica continua a urlare.
<< suo zio non faceva il militare?>> mi chiede e io scoppio a ridere. Nella mia mente la vedo, seduta in un angolo del letto con una mano contro il telefono e l'altra in bocca. <<smettila di mangiarti le unghie!>> la rimprovero. <<sei qui?>> mi domanda.
Sorrido. <<no, ma lo so che lo stai facendo e sento il fastidioso rumore dei tuoi denti che triturano quello che rimane delle tue unghie, perciò smettila.>> spiego. Da che pulpito viene la predica, io sono la prima mangiarsi le unghie.
Continuo a piegare i miei vestiti e ad infilarli ordinatamente nell'armadio.
<<che fai oggi?>> chiede dopo qualche secondo di silenzio. <<potremo andare a comprare i vestiti che ho visto.>> propone.
Guardo l'orologio appeso al muro.
<<tra poco devo passare dalla vecchia casa di papà per lasciare dei vestiti. Ma se vuoi al ritorno mi faccio lasciare da te così andiamo.>> le dico fissando lo zainetto pieno di vestiti.
Papà e mamma ci tengono che io abbia sempre dei vestiti nella sua vecchia casa. Quando eravamo piccoli, papà era spesso da noi, fino a quando non si è trasferito direttamente a casa nostra, ma non ha mai venduto casa sua. Spesso va a sistemare, per quando i fine settimana arriva la nonna.
Quando è venuto a vivere da noi, la mamma era molto spaventata perchè non sapeva come avremmo reagito. Invece tutti lo abbiamo accolto a braccia aperte. Non è stato molto difficile, papà ha sempre avuto un carattere solare e anche in una catapecchia improvvisata in qualche bosco, mi sentirei a mio agio con lui. In più è sempre stato con noi, da quando ne ho memoria c'è sempre stato.
<<tranquilla possiamo fare anche domani, se ti va.>> esclama la voce della mia amica dal telefono. <<ma sono in vivavoce?>> domanda. <<ero stanca di rischiare l'udito ad ogni tua parola.>> le rispondo. <<ma sto parlando di Mason da ore, e se Jackson dovesse sentirmi?>> chiede improvvisamente nel panico.
<<ti ricordo, che dei quattro figli di questa casa, sono rimasta solo io.>> affermo sospirando. <<perciò a parte mia madre è improbabile che possa sentirti qualcun altro.>>
E così strano essere rimasta sola.
Antony abita con la sua ragazza, Jackson e Lysa ormai sono al college, e in casa siamo rimaste solo io i miei genitori.
<<giusto>> fa lei, proprio nel momento esatto in cui la mamma bussa e apre la porta. <<andiamo?>> mi chiede. Annuisco sorridente.
<<ciao Rose!!>> strilla Gin dal telefono. <<ciao!!>> ricambia mia madre, strillando anche lei. <<come stanno Emma e Carla?>> domanda. <<benone. Allora Gwen, ci sentiamo domani. Ciao ciao.>> e con questo chiude.
La mamma sorride e scuote la testa, poi esce dalla stanza dicendomi che mi aspetta al piano di sotto.
Afferro lo zaino, il caricatore rubato a Jackson e un paio di libri che ho letto di recente. Così, quando i miei decideranno di andare a mangiare nella vecchia casa, farci un saluto salutare la nonna quando viene, avrò vestiti, un caricatore per il telefono ( che di solito è sempre la prima cosa che dimentico), e anche da leggere.
Scendo al piano di sotto e mia madre mi sorride, sventola nella mano le chiavi della macchina ed esce. Chiudo il portone ed entro con lei in auto.
<<è così bello non dover più litigare per il posto davanti!>> sospiro. Lei sorride, anche se si vede che invece ora le mancano le nostre litigate.
Fa partire la macchina, prima spiegandomi come equilibrare la frizione e l'acceleratore, come inserire le marce, poi quando capisce che non distinguo nemmeno il freno dall'acceleratore ,scuote la testa sconfitta.
Accende la radio e con il volume al massimo e guida verso la vecchia casa di papà.
STAI LEGGENDO
inevitabilmente
Teen FictionNon è davvero strano come vanno a finire le cose? Anzi, sarebbe meglio dire come iniziano. Non è davvero strano come anche un semplice gesto, o un sorriso buttato lì, sarà il principio di qualcosa di più grande? Quando ti accorgi che tutte le cose...