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Le nocche delle sue mani sono diventate bianche tanto stringe i pugni. Il suo viso è rosso di rabbia e quella vena sul collo sembra sul punto di esplodere. 
Mai prima d'ora avevo visto mio fratello tanto arrabbiato. 
Jackson è difronte a Rhys e lo fissa come un cane rabbioso. 
Non sono riuscita a seguire la scena dall'inizio, ma forse è meglio così. 
Nonostante io sia nascosta dietro tutti i ragazzi che si sono accerchiati attorno a loro, per non perdersi l'imminente rissa, mi sento estremamente vulnerabile. 
Sono un evidenziatore fosforescente in un barattolo di pennarelli neri. Jackson potrebbe vedermi e  quel punto, sono sicura, quella vena esploderà come un vulcano sui ragazzi in prima fila. 
La festa era cominciata bene. 
Rhys era venuto a prendermi, sorrideva ed era felice. In macchina abbiamo scherzato e ho riso tanto alle sue battute stupide. La tensione non la sentivo quasi più, nemmeno quando siamo arrivati alla confraternita del campus. Vedendo Gin mi ero calmata e il nodo allo stomaco si era pian piano sciolto, facendomi di nuovo respirare. James mi osservava con curiosità e ogni volta che Gin inventava una scusa, così da farmi andare da Rhys, lui sembrava sempre più spazientito. Ma non era intenzionato a fare scenate, voleva divertirsi anche lui e aveva già adocchiato parecchie ragazze. Passavo un pò di tempo con i miei amici e un pò con Rhys e Nathan. 
Ero tranquilla e serena quando Rhys si era offerto di andare a riempirmi il bicchiere di coca-cola. Per tutta la serata era stato attento e premuroso, sembrava sinceramente felice di avermi alla festa. Quando stavamo insieme eravamo sempre agli angoli della stanza, un pò più appartati o comunque non difronte a tutti, nonostante questo ci stavamo divertendo. Ero grata del fatto che non attirasse attenzione su di me.
Gin era sicurissima che il suo "piano" avrebbe funzionato, ma quando ho visto una massa di ragazzi raggiungere il tavolo delle bibite e osservare qualcosa, quel nodo è tornato a stritolarmi le budella. 
Lysa era tra mio fratello e Rhys e si guardava le scarpe. 
Direi che il piano di Gin è miseramente fallito e che questa è la mia fine. Una bruttissima fine. 
Jackson a denti stretti dice qualcosa che non riesco a sentire a Rhys, ma vista la sua espressione ritengo che non sia nulla di buono. Anche Lysa sembra pensarla come me perchè lo guarda contrariata, sicuramente per via delle parole che starà usando. 
Ma non è ciò che sta dicendo a preoccuparmi, piuttosto l'effetto che le sue parole stanno avendo su Rhys. 
Il mio bicchiere giallo e blu è ormai accartocciato sotto le sue dita e il modo in cui la sua mascella è stretta lascia quasi pensare che a breve sentiremo i suoi denti spezzarsi. 
Nella stanza è caduto il silenzio, tutti aspettano la prossima mossa, quella di Rhys. 
Tra la folla vedo Nathan che cammina per raggiungere il suo amico. Mi muovo verso di lui e quando è a meno di un metro da Rhys, afferro la sua mano e lo tiro indietro. Lui si volta con uno sguardo aggressivo, ma quando si accorge che sono io, e non uno stupido che vuole impedirgli di interrompere lo spettacolo, il suo sguardo si addolcisce. Si guarda intorno e senza dire nulla, mi mette nella mano la chiave della sua stanza. 
Il silenzio viene spezzato violentemente da un sussulto generale e quasi immediatamente da un rumore sordo. Quando mi volto mi rendo conto che Jackson ha appena colpito Rhys sulla guancia. Sento la rabbia montarmi dentro. 
Mio fratello, quello che dovrebbe essere il mio esempio, quello che cerca di proteggermi, in realtà è lo stesso dal quale dovrei stare lontana. Mi accorgo di star camminando tra la folla che esulta, solo quando Nathan mi afferra per un braccio.
<<vai nella nostra stanza!>> esclama. Schiamazzi e urla coprono la sua voce. << Jackson ha...>> <<ci penso io.>> mi interrompe. <<vai nella nostra stanza.>> ripete con più decisione. 
Controvoglia giro i tacchi e velocemente mi allontano. 
Mando un messaggio a Gin ed esco dalla casa della confraternita. L'aria fredda mi si appiccica alla pelle sudata e rabbrividisco.
Supero il campo da football e in fretta arrivo difronte al dormitorio.
Il telefono squilla nella tasca. 
<<Gin!>> rispondo. <<che cavolo stai facendo??>> quasi urla James dall'altra parte del telefono. <<siamo dietro di te, che stai facendo?>> 
Questa serata non sta facendo altro che peggiorare. 
Quando mi volto James sta praticamente correndo verso di me. 
<<direi che dovremmo andare a casa adesso, perché sei venuta qui?>> 
È arrabbiato, se non furioso. 

Quando non riceve alcuna risposta da parte mia sbotta. 
<<mi avevi giurato che non avevi nulla a che fare con lui!>> strilla.
 <<James...>> 
<<cosa? mi sono sentito in colpa per aver dubitato di te, per non averti creduto. Anzi, tu mi hai fatto sentire in colpa!!>> 
<<Lo so, e mi dispiace veramente tantissimo per questo, ma io voglio poter decidere da sola. Tu sei come Jackson e questo mi infastidisce...>> 
Agitando le mani mi interrompe. <<io non sono come tuo fratello, ma voglio evitare di farti stare male.>> 
<<tu non devi proteggermi James!>> strillo anche io. 
Gin guarda prima me e poi lui. 
<<sono capace di badare a me stessa, so riconoscere le persone sbagliate e tu non mi stai aiutando, mi stai limitando. Tu non mi stai proteggendo proprio da niente, cerchi solo di importi come se fossi mio fratello, ma non lo sei. Non sei nessuno.>> 
È la sua espressione addolorata a farmi capire di aver detto le parole sbagliate.
Quando apro la bocca per correggermi, lui alza la mano per dirmi di fare silenzio. Fa un passo indietro quando io ne faccio uno avanti e mi guarda, deluso. 
<<hai ragione>> dice con tono piatto. <<io non sono tuo fratello. Sei abbastanza grande per badare a te stessa. Non c'è bisogno che qualcuno si prenda cura di te perché riesci a fare male alle persone e ad allontanarle anche da sola.>>

Si gira e va via. 
<<James!!>> ma non si ferma, cammina verso il parcheggio e non si volta. 
Gin lo guarda allontanarsi in silenzio. 
<<vai con lui!>> le dico. <<Gwen, rimango...>> 
<<Vai con lui, Gin. Finirà per ammazzarsi se guida così. Fallo ragionare, fallo calmare!>> la imploro. Lei mi guarda e poi gli corre dietro. 

Faccio un respiro profondo. Gli occhi mi bruciano e il naso mi pizzica. Sento le lacrime fredde sbattere contro le palpebre chiuse e un vuoto farsi spazio nel petto. Perché sono venuta qui?
Perché non ho fatto di testa mia?

Cammino verso l'entrata del dormitorio, non prendo l'ascensore, ma faccio le scale e quando arrivo difronte la camera di Rhys e Nathan, apro la mano nella quale tenevo strette le chiavi. Apro la porta e me la richiudo alle spalle.
La camera è buia. 
Prendo un respiro profondo e cammino verso il letto di Rhys. 
Mi sento stanca e nervosa e vorrei piangere e gridare. 
Tutto questo è un gran casino e non so come uscirne.

inevitabilmenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora