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1953, maggio.



Pamela Rose Anderson si sentiva nervosa come mai prima d'ora in tutta la sua vita.

Nella piccola sala d'attesa dell'orfanatrofio, mentre aspettava di essere convocata dalla direttrice in persona, continuava a tormentare con le mani la stoffa della gonna che indossava e con i denti il labbro inferiore; i suoi occhi azzurri si posavano di frequente sull'orologio a muro appeso sulla parete opposta e nella sua mente c'era spazio per un quesito soltanto: quanto tempo ancora doveva aspettare in quella piccola sala d'attesa?

Adesso che, dopo due lunghissimi anni, il momento da lei tanto desiderato (il momento per cui aveva perfino pregato) era arrivato, ogni minuto trascorso all'interno di quella saletta passava con la stessa lentezza di un'ora intera; dopo l'ennesima occhiata lanciava in direzione dell'orologio, la ragazza ribelle di ventisei anni si alzò, con un profondo sospiro, dalla sedia e si avvicinò ad un' enorme finestra che si affacciava sull'altrettanto enorme cortile della struttura.

Avvicinò il viso al vetro e guardò i numerosi bambini che stavano giocando all'aperto, sotto lo sguardo attento di alcune educatrici: ce n'erano di più grandi, altri di più piccoli, ma tutti quanti indossavano un grembiule nero ed avevano un fiocco rosso attorno al collo; alcuni giocavano con un pallone, altri con una corda, altri ad inseguirsi ed altri ancora erano semplicemente radunati a chiacchierare in piccoli gruppetti.

Chissà di cosa stavano parlando tutti quei piccoli adulti in miniatura...

Pam concentrò gli occhi azzurri sulle bambine, ed il cuore, sotto il completo elegante che indossava (e che Bridie le aveva consigliato d'indossare per fare buona impressione), iniziò a batterle con più forza nel petto.

Era forse tra di loro la bambina che stava per diventare sua figlia?

Com'era fatta?

Quanti anni aveva?

Qual'era il colore dei suoi capelli?

E quello dei suoi occhi?

Sarebbe riuscita a darle tutto ciò di cui aveva bisogno?

Sarebbe riuscita a farsi amare da lei?

L'avrebbe mai considerata una madre, oppure ai suoi occhi sarebbe rimasta per sempre un'estranea a metà?

Pamela emise un secondo profondo respiro.

Improvvisamente, il tailleur rosa pastello che indossava sembrava essersi trasformato in uno strettissimo corsetto ottocentesco.

Odiava il completo elegante acquistato insieme alla sua nuova amica, odiava il cappellino coordinato che indossava, i guanti di velluto e le numerose forcine che tenevano a bada i suoi capelli folti e che sembravano impiantarsi direttamente nel cervello; odiava con tutta sé stessa la maschera che stava indossando, ma, come Bridie stessa le aveva ripetuto infinite volte mentre l'aiutava a prepararsi per il grande momento, era necessaria per fare una buona impressione sulla direttrice dell'orfanotrofio.

L'avrebbe odiata anche Robert, se l'avesse vista, ma lui ormai...

La porta della stanza si aprì all'improvviso, strappando all'istante Pamela dalle proprie riflessioni sull'Africa e su tutto ciò che aveva lasciato lì per sempre; la giovane si voltò e si ritrovò a fissare una donna di mezza età alta e magra, dall'aspetto austero tanto quanto il lungo vestito castigato che indossava.

Remember A Day; Pink Floyd (✓)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora