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1977, gennaio.



Roger non sarebbe stato in grado di spiegare con esattezza com'era accaduto.

Semplicemente, era accaduto.

Un attimo prima era nella grande sala lì accanto con in mano una coppa di champagne che non avrebbe mai bevuto e con lo sguardo fisso sul quadrante dell'orologio, nella speranza che il tempo passasse più velocemente, ed un attimo dopo si trovava in un'altra stanza, forse un ufficio, in compagnia di Carolyne Christie, che si era appena slacciata il vestito che indossava e lo aveva lasciato scivolare silenziosamente a terra.

Ed ora, per l'esattezza, si trovava sdraiato sul divano in pelle presente nell'ufficio, con Carolyne seduta a cavalcioni sul suo basso ventre; si era liberata degli slip, delle scarpe col tacco e perfino dell'elastico e dei numerosi fermagli che aveva tra i sottili capelli dorati.

Stava sbagliando. Stava per commettere un terribile errore. Potevano essere scoperti in qualunque istante. E stava per tradire Jennifer.

Avrebbe dovuto sentirsi un verme per quello che stava per fare, ed invece non avvertiva alcun senso di colpa. Avrebbe dovuto, ed invece non sentiva assolutamente niente.

La sua compagna lo aveva portato al limite dell'esasperazione con le sue assurde paranoie legate al proprio fisico, e Carolyne non aveva affatto sbagliato a descriverla come una ragazzina immatura, infantile e petulante, perché si stava comportando proprio in quel modo; e poi... Poi, come lui stesso le aveva confidato, c'era lo stress legato al nuovo album, alle discussioni continue con la band, a Richard che nell'ultimo periodo non si stava minimamente sforzando di proporre qualcosa di nuovo su cui lavorare ed al nuovo tour che stava per iniziare.

Era costantemente sottoposto a continue pressioni, si sentiva sull'orlo di una crisi di nervi e necessitava di staccare la spina per un po'. Almeno per una singola notte.

Carolyne aveva ragione, in fin dei conti.

Erano da soli. Jennifer era lontana. Non avrebbe mai saputo nulla di quello che stava per accadere. Aveva solo bisogno di rilassarsi un po', per una notte, e poi si sarebbe sentito subito meglio.

Nessuno lo avrebbe scoperto, quindi non ci sarebbe stato alcun danno collaterale.

Sentì la gola improvvisamente secca quando vide la sua bionda amante armeggiare con il bottone e la zip dei suoi pantaloni, e si ritrovò costretto a deglutire.

Carolyne sentì il corpo del bassista irrigidirsi sotto il suo, si fermò all'istante, sollevò gli occhi scuri e gli rivolse un sorriso ammiccante.

"Che cosa c'è, Rog?" gli domandò, avvicinando il proprio viso al suo, chiamandolo col suo soprannome "non mi dire che hai improvvisamente cambiato idea. Pensi di non avere più bisogno di una notte tutta per te?"

"No... Io..."

"Sei teso come la corda di un violino. Vuoi che ti rilassi un po'?"

"No, niente cazzate come i preliminari. Voglio che vai subito al dunque. Devo staccare la spina, ed ho bisogno di farlo subito" mormorò lui, in tono deciso, scuotendo la testa; sulle labbra della giovane apparve un sorriso compiaciuto, perché quella era proprio la risposta che sperava di ottenere, abbassò i pantaloni ed i boxer del giovane uomo fino alle caviglie, e lui chiuse gli occhi, gettando di scatto la testa all'indietro, quando i loro corpi si fusero in uno solo.

Afferrò i fianchi di Carolyne, strinse con forza la carne, e le mostrò a quale ritmo doveva andare.

Gettò indietro la testa, di scatto, chiuse gli occhi e socchiuse le labbra in un'espressione di puro godimento: anche se quello era il loro primo rapporto intimo completo (e chissà se sarebbe stato anche l'ultimo ed unico), Carolyne sembrava conoscere già a memoria tutto quello che gli piaceva, tutto quello che lo faceva impazzire con un semplice tocco e con il minimo sforzo.

Remember A Day; Pink Floyd (✓)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora