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1988, giugno.




Quando Keith ed Audra raggiunsero Hyde Park a braccetto ed a piedi nudi, l’enorme parco pubblico londinese era completamente deserto, e proprio il totale silenzio e la solitudine assoluta resero l’atmosfera ancora più magica di quello che già era per entrambi.

I due giovani camminarono per un po’, fianco a fianco come se si conoscessero da sempre e non da pochi minuti, e poi si sedettero sotto le fronde di una grande quercia secolare per ammirare il bellissimo cielo stellato, spoglio da qualunque nuvolone grigio, che si rifletteva sulle placide acque di un laghetto; oltre a loro, c’era solo una famiglia di anatre che nuotava vicino alla riva.

“È bellissimo, hai avuto una bellissima idea” Audra si girò verso Keith con un meraviglioso sorriso sulle labbra, ma corrucciò le sopracciglia quando si rese conto del velo di tristezza che era improvvisamente sceso sul bel volto del ragazzo, che non aveva nulla a che fare con i sorrisi che le aveva regalato fino a pochi istanti prima “Keith? Che cosa succede? Perché sei triste?”

“Non sono triste. Sono solo pensieroso”

“No” lo contraddisse prontamente la giovane, scuotendo la lunga chioma di capelli rossi “tu sei triste. Perché? Credevo ti piacesse questo cielo stellato”

“Infatti è così. Questo cielo stellato è meraviglioso, e lo è ancora di più perché non capita spesso di poterlo ammirare in una città nuvolosa e cupa come Londra, ma mi ha fatto tornare in mente dei ricordi dal sapore dolceamaro”

“Ovvero?”.

Keith girò il viso verso Audra, sulle sue labbra era apparso un sorriso tirato più simile ad una smorfia.

“Non vorrei annoiarti col mio racconto… Sono ricordi molto personali e tristi, per nulla adatti ad una serata come questa, non credo proprio che tu voglia ascoltarli”

“Invece mi piacerebbe moltissimo” ribatté la ragazza, dimostrando di nuovo al giovane quanto fosse diversa dalla maggior parte delle sue coetanee: molte altre al posto suo, compresa la bionda carina che Brian gli aveva accollato in discoteca, non avrebbero insistito né sarebbero state così ansiose di ascoltare una sua confidenza “se sono ricordi così tristi, forse confidarli a qualcuno ti aiuterà a renderli più sopportabili ed a sentirti più leggero. E dovrebbe anche essere più semplice parlarne con una persona sconosciuta rispetto a qualcuno con cui hai maggior confidenza. Di solito si ha sempre timore di esternare qualcosa di profondo alle persone più vicine perché si teme il loro giudizio”

“Una volta mia madre mi ha raccontato il suo primo appuntamento con mio padre: l’ha portata a Cambridge in piena notte per un pic nic diverso da tutti gli altri, senza che mia nonna sapesse nulla, hanno raggiunto un laghetto, sono saliti su una piccola imbarcazione a remi ed hanno ammirato un cielo stellato molto simile a questo. In quell’occasione si sono scambiati il loro primo bacio”

“È un ricordo bellissimo, Keith”

“Sì… Peccato che io non abbia mai conosciuto mio padre per colpa delle droghe e di una malattia mentale mentre mia madre se ne è andata quando io avevo sei anni e mio fratello appena due. Ecco perché prima ti ho detto che questo panorama mi riporta alla mente dei ricordi dal sapore dolceamaro. La mia vita non è mai stata semplice, Audra, e da quando non c’è più mia madre non ha fatto altro che incasinarsi ancora di più. Ho anche rischiato di perdere la strada, sai? È capitato proprio poco dopo la scomparsa di mia madre: ero solo un bambino, ed ero pieno di rabbia perché non riuscivo a capire perché tutto quello stava accadendo proprio a me. Pensavo che la vita mi avesse preso di mira, perché dopo avermi portato via mio padre si era divertita a fare lo stesso anche con l’altra persona più importante della mia vita. Mia nonna, mia zia e l’ex marito di mia madre hanno fatto del loro meglio per crescermi bene e per non farmi mancare nulla, e per quanto io sia grato per tutto quello che hanno sempre fatto, nessuno di loro è mai riuscito a riempire quel vuoto. Tu me la ricordi molto, Audra, sai? Avete gli stessi capelli e lo stesso sorriso”

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