Capitolo 20

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Dicembre.

Molte cose cambiarono in quel lasso di tempo e l'ultima o quasi settimana di novembre.

Il freddo era la novità. I meteo nei telegiornali misero in guardia che sarebbe arrivato un vento di gelo molto forte rassicurando molti a tenersi al caldo, coprirsi bene ed in qualche eccezione di portare con sé anche l'ombrello.

Molti crearono il panico pensando che quello fosse stato l'inverno più freddo

Ad ogni modo non solo il freddo era alle porte ma da un punto di vista molto più felice e condizionato dicembre era anche il mese del Natale.

Luci, addobbi, abeti decorati, lampadine di ogni forma colori e strisce, capitolarono nella città.

I vari prodotti dolci e salati tipici cominciarono a rendersi visibili nei negozi ed il via e vai continuo per regali, acquisti di ogni tipo governarono – per intenderci – i marciapiedi; prendersi in anticipo, chi prima o chi dopo, era fortunatamente un lato positivo di quel periodo.

Solo che quel giorno di due settimane dopo i vari eventi, la pioggia seppur a tratti spezzava quel tipico incantesimo di festa.

Là – in mezzo al marciapiede con l'intento di raggiungere il suo bar stretto fra una giacca verde scuro imbottito, dei jeans scuri e degli scarponcini che attutivano il suolo abbinati ad una camicia e maglione scuro, il mazzo di chiavi fra le dita tintinnanti – diretto al teatro di prova Marco seguiva con espressione e viso cupo i suoi pensieri; diversi da quelli che era abituato a fare prima di cadere in quello stato di shock/depressione che gli valsero una settima di pianto senza toccare quasi cibo costretto da Andrea a mandare giù almeno un thé o brodo caldi nel vederlo in quello stato distrutto e rotto dalle lacrime.

Se non mangiava, scriveva anche freneticamente nella sua stanza-studio e componeva e strimpellava. A volte non riusciva a distrarsi perché le parole supplicate e dette dal riccio lo mandavano sempre più giù di umore e singhiozzi con una mano tra gli occhi e il chiedersi del perché a volte il destino fosse così vigliacco.

"Lui, non può...-" fermato spesso da una mano sulla spalla nel cuore della notte.

Andrea che dietro lui sperava che l'altro si confidasse e si aprisse e sfogasse. Niente di tutto questo accadde ma sentì quanto il suo migliore amico stesse soffrendo.

"Dev'esserci un errore" si ripeteva speranzoso disposto a tutto di sperare che le parole di Ermal fossero solo uno scherzo ed un malinteso. Più passavano le ore ed i giorni e più si convinse che Ermal, per quanto poco lo conoscesse, non gli avrebbe mai mentito; un ragazzo sincero perché mentirebbe su una cosa tanto tragica quanto crudele?

Il lieve freddo scosse Marco.

Un brivido lo fece stringere di più al suo cappotto e sciarpa intanto che passava di fianco ad una coppia di anziani intenta a parlare e notare tra le vetrine gli addobbi.

Le mani fra le tasche, l'aprire di poco le palpebre ed il fermarsi.

Si volse osservandoli.

La schiena rivolta a loro, le labbra socchiuse ma quasi viola causa freddo a quell'immagine tanto tenera chiedendosi come fosse possibile che la vita prima ti offrisse tutto ciò che volevi e dopo, con l'avanzare degli anni, ti facesse diventare indifeso con o senza qualcuno accanto, con rughe nell'aspetto e capelli grigi. Certo, tranne in casi particolari dove perdere la propria persona amata o amica o conosciuta portasse con sé alcuni punti deboli.

La vita non è tutta rose e fiori, perdere qualcuno fa soffrire.

Con gli occhi umidi e nascosti causa anche il gelo immaginò i due presenti come ipotetici lui e Ermal con una fitta al cuore sapendo che l'altro non avrebbe ricambiato il sentimento perché innamorato di Moro e perché stava per morire.

Dicembre || Ermal x FabrizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora