Capitolo 35

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Lo schermo del cellulare dove prima era lampeggiante divenne nero lasciando che la voce di Ermal cadesse con esso e Fabrizio ci si soffermasse per qualche istante.

Il suo improvviso essere sicuro ed anche coraggioso ad un tratto sembrò scomparire con quella chiamata che tutto ad un tratto parve rendergli la pace e l'agitazione iniziale solo un gioco. Ancora non era ben chiaro come fosse partita dal suo cellulare o se fosse stato Ermal stesso a chiamarlo, di certo non era un problema, che in quell'istante con idee confuse poteva gestire.

Non a mente confusa o fredda. Non con le mani agitate e sudate col rischio di far cadere il cellulare e per una riunione che avrebbe avuto da lì a poco e nemmeno con la mancanza d'aria che era necessaria di avere sentendosela togliere via da delle mani invisibili dai polmoni.

Sospirò; un sospiro diverso dal solito abitudinario, questo per lo più era nervoso.

Le labbra ormai screpolate sanguinanti sia per l'ansia che per il continuo mordicchiare e drastico attendere.

Non erano le dieci in punto come prefissato bensì quasi le undici eppure sia lui che Andrea avevano preso un caffè ed un taxi in tutta fretta pur di essere lì in orario.

Nessuno si era visto, nessuno voleva dirgli cosa stesse succedendo davvero dietro a quella porta grigio scuro mentre aspettavano entrambi seduti in quelle sedie di plastica color sabbia.

Viso abbassato rivolto ancora a quell'oggetto dove i propri occhi indagarono silenziosi con domande allo stesso tempo che gli prevalsero il mal di testa.

Una smorfia ed il continuo sventolare di una bottiglietta d'acqua di fronte al viso lo distrasse dal continuo rimuginare con tanto di "Terra chiama Fabrizio" molto ironico di Vigentini alquanto giocoso di lato sedutogli accanto.

Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si era neanche accorto che il ricciolo lo avesse lasciato solo.

Moro gli lanciò un'occhiata veloce afferrando la bottiglietta ma solo un cenno di capo fece capolino da sé ed "grazie" appena accennato e basso.

Un tossire di gola e Fabrizio aprì la bottiglietta bevendone a grandi sorsi.

Forse l'ansia o forse un inizio di febbre dovuto al freddo gli crearono quell'amaro e grave senso di siccità alla gola.

"Per così poco." Andrea ammise con un sorriso alle labbra di compagnia con tanto di gomitata leggera al fianco scuotendolo un po' facendolo così sorridere ed alzare gli occhi al cielo.

"C'era una persona prima di me." disse sempre il ricciolo.

"In compenso però la macchinetta mi ha fregato venti centesimi." alzò le spalle, ed incrociò le braccia per il fastidio rabbrividendo poi nella sua di sciarpa per il leggero brivido apparsogli.

Fabrizio lo guardò, non disse nient'altro.

Ritornò con sguardo cupo e pensieroso, questo sì.

Andrea si guardò attorno con fare investigativo ed annoiato. Incrociò le braccia ma rivoltosi a Fabrizio con sopracciglia inarcate nel notare come l'uomo tenesse con fare fermo il cellulare fra le dita. Si premurò e preoccupò nello stesso tempo.

"È arrivato qualcuno?" domandò infastidito persino lui di quella lunga attesa. Fabrizio non lo ascoltò, non davvero.

Andrea strinse le labbra assieme intanto che portava gli occhi in direzione della porta e la indicava con un cenno breve. Niente.

"Fab? Tutto bene?".

Erano occhi umidi quelli? Così sembrava.

Allora il ragazzo scosse un po' l'altro che si volse verso di lui con occhi sbarrati non capendo. Poi, resosi conto, deglutì.

Dicembre || Ermal x FabrizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora