Capitolo 36

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Facendosi spiegare la strada da Ermal, Marco lo portò a casa il quale per tutto il tragitto, seppur breve, era rimasto taciturno con il viso diretto verso il finestrino e pensieri nascosti lanciandogli occhiate quando non distratto dalla strada e guida per assicurarsi che stesse bene Marco pensò a come il riccio fosse per lo più scosso con una serie di brividi e tremolii.

Solo una leggera musica pop a basso volume suonava nell'abitacolo tenendoli compagnia.

Una volta arrivato al quartiere indicatogli Marco si prodigò di tenere Ermal ed aiutarlo ad arrivare al suo appartamento.

Notò come fosse pieno di crepe l'esterno l'intonaco ed alcune domande lo afferrarono. Si volse mentre Ermal riprendeva fiato e considerò il parco dietro alle loro spalle qualcosa di mai visto e detta da lui incuriosito da esso.

Salirono le scale, il ricciolo stretto a lui intanto che il tutto gli apparve sempre più crepato e lontano dagli standard a cui era abituato di vedere in giro; diverso dal piano e piani dove lui abitava.

Per cortesia chiese le chiavi ad Ermal che gliele passò facendolo aprire senza timore e quando la porta si aprì lo scenario di una vita ben edificata, costruita di cui lo stesso Marco credeva che Ermal ne facesse parte tranne per la malattia, crollò. Sapeva delle sue condizioni, della povertà dove il ricciolo seguiva il percorso ma mai avrebbe creduto a quello che avrebbe visto una volta entrato dentro ad un posto che di scarso aveva, bè', quasi tutto se non per quel poco di arredato e confortevole che Ermal aveva adornato con cura.

Gli spifferi e l'interno di quel piccolo posto gli diedero conferma di quanto quel ragazzo dovesse davvero patire considerandosi uno stupido per il modo con la quale lo aveva trattato dandogli persino colpa di un sentimento non reciproco ma che in realtà a questo punto finiva tutto in secondo piano se non direttamente dimenticato. Col passare del tempo Marco si diede conferma fra servire, caffè, cappuccini ed altre cose che lui con Ermal erano gli opposti ma vedendolo da un'altra prospettiva lo considerava come un fratello ed amico.

Un'occhiata tutto attorno dalla scrivania, alla cucina con un piccolo tavolo e due sedie, ai muri ormai quasi invecchiati e muffa ed a Marco si strinse il cuore non immaginando neanche come ed in quale modo potesse aver vissuto il ricciolo per tutto quel tempo fra le condizioni di salute e tutto il resto.

Ermal al suo fianco, ancora grappato e quasi sul crollo di dormire, vide con molto sforzo quanto l'altro dovesse essere schifato da quel posto. Non era una casa ma un posto.

Il suo posto di ricordi brutti, lacrime e solo dolore ma anche di felicità da condividere con Fabrizio nonostante la sua sfortuna di avergli dato poco ed un semplice "ti voglio bene" sussurrato mentre l'altro gli dava un bacio tra i capelli e continuava la sua lettura del libro preso in biblioteca.

"Riposa riccioletto, sarò qui quando ti sveglierai.".

Un sorriso un po' timido ed Ermal si riaddormentò pacifico...

"Non è quello che ti aspettavi, scusami." disse Ermal togliendosi il cappotto e quando Marco si rivolse con gli occhi lucidi e col senso di colpa scosse la testa.

"No" deglutì.

"Dovrei vergognarmi di me stesso invece.".

Non aggiunse altro, aiutò Ermal a mettersi a letto sotto molti "sto bene" ed "è solo febbre" ed incertezza nella voce il ricciolo venne adagiato ed aiutato a mettersi a letto mentre Marco l'osservava speranzoso che potesse riposarsi.

"Sei comodo?" domandò sempre Marco inginocchiandoglisi accanto e voltandosi poi intorno per vedere se ci fosse un altro cuscino che avrebbe potuto sistemargli sotto alla testa.

Dicembre || Ermal x FabrizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora