Capitolo 21

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Il vento freddo accolse Fabrizio a braccia aperte.

Il gelo lo strinse mentre camminava attorniato da ghiaccio ed asfalto umido diretto all'appartamento di Ermal con l'intento di chiedergli come stava con un regalo impacchettato fra le mani appena comprato subito dopo la sua uscita dallo studio di prove ed un'idea che magari gli sarebbe piaciuta o forse no; invitarlo ad una cena od anche a mangiare e bere una birra con hamburger visti gli ultimi precedenti da quel giorno di ospedale. Questo se solo l'altro avesse accettato e se fosse riuscito a trovare il luogo dove abitava senza perdersi.

All'inizio pensò di raggiungerlo in macchina ed inserire il navigatore ma cambiò idea all'ultimo minuto quando decise di lasciare la macchina allo studio, comprare un regalo veloce per il suo Ermal ed andare a piedi.

Era vicino oltretutto, be' più o meno; al ricordo di quelle settimane prima gli venne il panico a pensare di sbagliarsi e ritrovarsi in qualche altro posto che non fosse la via dettatagli dal suo ragazzo. Potevano definirsi così? Direi di sì.

"Si gela, oh" si strinse il moro nel suo cappotto tutto riscaldato e bombato.

La sciarpa al collo ed i guanti furono un balsamo per essersi avventurato così senza preavviso. Si sarebbe ammalato, preso qualche raffreddore e con la sua ipocondria tutto poteva essere.

Se ne pentì infatti.

Persino le nuvolette di gelo gli uscirono dalle labbra ma la sua testardaggine ne prevalse a quello strambo gioco.

"Tacci sua." si lamentò.

"La prossima volta anche a costo di morire soffocato dai germi prenderò l'autobus." si disse portato all'arrendersi dal camminare sentendo per un po' le gambe ed i piedi congelarsi nel mentre.

Camminò ancora per un po' volto poi attorno a sé nella speranza di poter ricordare qualcosa anche un ramo di dove Ermal abitasse ma la sua memoria ed il gelo non lo aiutarono affatto in quell'impresa.

Corrugò la fronte e tirò su un poco con il naso nel sentire un lieve ma leggero inizio di raffreddore.

"Mi sono perso" ammise infine.

Notò delle persone camminargli di fianco propenso a chiedere indicazioni ad essi ma ci rinunciò quando sentì il suo cellulare squillare.

"Fa che sia riccioletto" pensoso, e con lo sguardo rivolto al cielo sperò ma ricordandosi subito dopo che no, Ermal non possedeva un telefono. Magari lo chiamava da uno fisso ed ... no!

Scosse la testa, privo di logica.

"Dàje, Fabbrì". Le mani fra le tasche.

"Sto' freddo ti ha congelato i neuroni, per caso?" scivolò fuori beccandosi occhiatacce provenienti da un'anziana signora molto familiare a ricordo.

Non che Fabrizio avesse una memoria piuttosto di ferro ma quel chihuahua, che ora lo guardava con sguardo cagnesco, gli parve di riconoscerlo.

Rabbrividì ed osservò l'animale abbaiargli contro e poi andarsene con fare tutto fiero.

Moro inarcò le sopracciglia.

"È... una persecuzione" scosse la testa ricordando dove fosse diretto e cosa stava per fare.

Diede uno sguardo al cellulare, ed aprì lo schermo: 1 chiamata persa da parte di "sconosciuto".

"Oh".

Dicembre || Ermal x FabrizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora