Capitolo 28

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Sguardo perso troppo pensante.

Occhi circondati da occhiaie profonde di settimane, giorni, ore ormai non si contavano neanche più. Le notti? Insonni. Colmate di pianti, illusioni e speranze perse e vane.

Il mangiare dimenticato in un angolo variato ad altrettanti cibi che subito dopo salivano alla gola e tutto riprendeva lo stesso cerchio familiare.

Gola ormai a pezzi causa il dolore che provocava anche il sol disperare.

Una stanza buia. Solo una luce bene o male circondava quel posto composto di carte, cestini strapieni, strumenti gettati a terra e vestiti di giorni o forse anche settimane sporchi a terra dimenticati.

Il tutto era surreale.

Entravi lì dentro e non trovavi più una stanza allegra e vivace di componimenti di canzoni ma solo il buio.

Non c'era più una luce niente.

Solo urla ed urla di rabbia che rimbombavano da quella volta che il moro seppe la vera e cruda realtà che lo circondava.

Una maglietta a maniche corte addosso, verde, ed una tuta a pantalone lo ricoprivano.

Piedi scalzi sopra il tappeto.

Il freddo era nulla in confronto al dolore che dentro lo mangiava.

La sfiducia, la perdita, lo scomparire fecero parte della sua realtà non più la speranza.

Non esisteva, non quando la persona che amavi con tutto te stesso, ti stava per lasciare da solo contro tutto il mondo e quei pensieri che per tutta la tua vita ti eri fatto pensando che sì in un domani sarebbe uscito il sole anche se dentro di te pioveva come metafora per delle lacrime che molte volte riuscivi a non trattenere.

Fabrizio conosceva bene le sue cicatrici; si erano rinchiuse col tempo.

I suoi demoni, ferite ed altri rimpianti uscivano la notte tra incubi e notti insonni col rischio di svegliarsi col fiato corto una mano fra i capelli per il timore di aver sognato così vivido che potesse anche essere vero.

Ed erano la verità dopotutto, i suoi incubi e timori e paure.

Quando incontrò Ermal questi incubi terminarono, cessarono di esistere.

Il ricciolo fra tutto quel buio era la sua luce, il sole ed anche luna in certi contesti e notti.

Come Dante con Beatrice che lo aiutava a trovare una strada per un'uscita migliore dal purgatorio. Dafne e Apollo, Achille e Patroclo.

Esempi contradditori ma che il moro attribuiva al suo incontro con quell'unico ragazzo che gli cambiò la vita in molti modi positivi.

Ed ora, be', non poteva davvero credere che quello stesso ragazzo di cui era innamorato e fatto progetti gli nascondesse un segreto tanto orribile quanto crudele dalla quale non si poteva trovare alternativa o tornare indietro.

Se c'era una soluzione Fabrizio non riusciva a vederla...

Nelle settimane precedenti Fabrizio provò anche a ritornare nei suoi passi ma il dolore fu tanto profondo che rinunciò a farsi trovare e cercare. Anche via chiamate o messaggi; non rispose.

La sua routine comprendeva poche cose e la musica fra cui il comporre ed il comunicare furono dimenticati.

Per sfogarsi usava la boxe, suo sport preferito, o la corsa mattutina.

La notte non dormiva ed usciva anche con la pioggia pur di sfogare quel vuoto interiore e nodi allo stomaco che lo soffocavano con minuti di silenzi frammentati da singhiozzi, no ripetuti e soluzioni che sperava di trovare pur di far smettere il tutto.

Dicembre || Ermal x FabrizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora