Capitolo 34

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Quello che gli occhi del tempo stavano fissando in quell'istante era esattamente questo: due ragazzi in procinto di chiedersi scusa reciproca in un lasso di giorni che per un po' li aveva allontanati. Settimane ma che parvero anni.

Non gli importava nulla della pioggia, in fondo era uno spettro, poco lo sfiorava.

Immobile, con il suo orologio da taschino attaccato alla cintola del proprio pantalone nero e con l'oggetto a forma di conchiglia in tasca del suo gilet scuro appartenente al ragazzo a poca distanza da lui, rimase ad osservare.

Lo sguardo scavato ed i suoi occhi grigio fumo seguirono e sentirono ogni cosa dai battiti dei loro cuori all'improvviso sentirsi a disagio passando al nervoso di Marco che ora teneva il manico del proprio ombrello stretto fra le dita come àncora per non sapere come comportarsi ed Ermal che rabbrividiva non solo per l'improvviso incontro ma anche per il freddo misto a pioggia che lo bagnava nonostante fosse coperto e sicuro dai pensieri che ad un tratto erano spenti su cosa dire.

Il viso dell'uomo mutò; assunse un'espressione più arguta, attenta quando le parole affrettate del ragazzo con le cuffie ora rimesse in tasca lo raggiunsero.

"Cos-... ci fai qua?".

Voce bassa, occhi distolti per timore alla domanda che lo stesso Ermal gli fece.

Da troppo non si parlavano e quale scusa migliore per andarsene nel timore di ferirlo in qualche altro modo.

"Scusami ma...- ho un impegno." sviò mentendo.

Allora perché i propri passi lo portarono lì?

Fece per voltarsi ma di nuovo la voce di Ermal lo raggiunse. I passi lo seguirono ed una mano lo afferrò per un braccio fermando il suo borbottare interiore ad una piccola scusa velata.

"Ho bisogno di parlarti." scosse la testa il ricciolo notando come fosse cambiato in quel tempo l'altro.

I capelli più lunghi non tanto ma sempre lisci e folti. Occhi cerchiati di nero ma che nascondevano nel profondo cosa gli fosse successo durante tutto quel tempo.

Marco sembrò spazientito ma non lo era davvero. Contento di rivedere Ermal in realtà anche se i pensieri gli dissero che no non era il momento per lasciarsi andare di nuovo ad un pianto liberatorio mentre voleva scusarsi con lui per tutto da quanto era accaduto in ospedale, per aver detto a Fabrizio la verità prima che potesse farlo lui stesso e per le spalle voltate quando Ermal aveva bisogno di lui ed invece come un vigliacco lo aveva abbandonato nella sua malattia e possibilità di essere di nuovo... amici.

Rughe d'espressione in viso e Marco osservò come il ricciolo fosse cambiato dall'ultima volta che si erano visti. Notò quanto l'altro fosse cambiato non in meglio anzi il viso scarno, gli occhi circondati dalle occhiaie, la barba poco più visibile gli fecero capire quanto il ricciolo fosse smunto da come poté notare dal cappotto largo che non riusciva a coprirne la magrezza bensì a darne forma. Sussultò nel notare quanto fosse cambiato e soprattutto sopraffatto da quella malattia che lo stava divorando. Cosa era successo in tutto questo tempo? Andrea un giorno gli raccontò di come Ermal fosse smagrito e messo alle strette dalla malattia ma non avrebbe mai creduto fino a questo punto. Come stava Fabrizio soprattutto?

Una serie di brividi lo accolsero e di certo la sua coscienza non volle ignorare il ragazzo di fronte a lui. Un cretino ecco cosa era e che cosa era stato.

Deglutì, un magone ad accoglierlo e crescente quando Ermal aggiunse "Per favore, Marco".

Un respiro più disperato con un sospiro a seguito più faticato interrotto da un flebile colpo di tosse a seguirne quasi soffocandolo.

Dicembre || Ermal x FabrizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora