Capitolo 14

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Seppur fosse orario di punta Marco non fece caso a dove i propri piedi lo portarono.

Una corsa ed una serie di canzoni di sottofondo nelle cuffie mentre tentava di distrarsi nel suo unico giorno di chiusura erano l'ideale.

Sfogarsi in questo modo era di aiuto.

Il freddo poco importava; indossava una tuta a maniche lunghe, il tempo era fresco sì ma non al punto da chiudersi in casa ed annoiarsi.

Andrea era uscito presto quella mattina, doveva incontrarsi con Pier per un favore di scatole e strumenti per un amico ed il riccio non pensandoci due volte era uscito con tutta fretta accettando di aiutarlo ignaro però di chi fosse questo amico o amici della quale parlava. Il moro era stato fin troppo impacciato e misterioso nel dire qualcosa che potesse anche solo captare.

Marco infatti rimase con le sopracciglia inarcate e un "a dopo" sospeso in aria nel salutarlo che era già uscito abbandonando la propria colazione a metà.

Il caffè ormai era freddo e così era rimasto da solo nell'appartamento sospirando e gettando un'occhiata ad alcune buste chiuse messe di lato con espressione stranita. Le afferrò fra le mani scartandone due: bollette della luce e gas e si soffermò alla terza e quarta, una era per Vigentini cosa che Marco inarcò un sopracciglio e mise da parte perché non affar suo indugiando poi sulla quarta busta destinata a lui ed il moro capì.

La guardò nel deglutire e sentirsi sopraffatto da essa cosa che lo portò ad aprirla in gesto automatico e rendersi conto che sì forse un altro caffè era necessario.

E così fu.

La lasciò aperta in attesa quando il suono di una chiamata attirò la sua attenzione alzando gli occhi al cielo nel dirsi che sicuramente Andrea aveva dimenticato qualcosa come la sua copia di chiavi dell'appartamento e portafoglio sull'entrata cosa frequente in quei giorni e che di certo il riccio negava di avere la testa fra le nuvole con tanto di "non sto pensando a lui" e "sono in pensiero per la mia musica tutto qua.". Marco non bevve di certo quelle risposte ritrovandosi a lanciargli delle occhiate ed un susseguirsi di "certo come no" e quindi l'altro fu costretto ad alzare le mani in segno di resa ed ammettere che sì pensava spesso a Pier ma che le possibilità fossero poco meno di zero. E poi non l'avrebbe mai guardato in quel senso anche se certi sguardi ed attenzioni erano comportamenti piuttosto equivoci che il riccio ignorava o faceva finta di non notarli per non illudersi nel caso fosse tutto solo ed un unico sogno.

Ad ogni modo Marco capì fin da subito il legame fra loro ed era felice se il suo migliore amico da anni fosse con qualcuno. Pier era a vedersi un bravo ragazzo e sperò davvero che entrambi fossero una coppia.

Li immaginò e sorrise a riguardo.

"Si merita tutto questo." pensò dimenticando di guardare chi fosse nell'attesa del suo caffè con le mani aggrappate e dita tese al bordo della sua cucina ed uno sguardo poi lanciato indietro verso la lettera aperta ma non letta con una certa stretta al cuore ed ansia. E se quella lettera poteva davvero decidere il suo futuro? Troppi se, troppe domande in certi situazioni che lo stesso Marco creava sperando di dimenticare quale fosse la giusta cosa da decidere, scelta che in giro di qualche tempo era difficile da prendere se in quel contesto rientrava anche un certo ragazzo: capelli ricci e neri, voce al di fuori di ogni portata ed un nome tanto insolito di quei luoghi ma bello.

"Ermal." sussurrò Montanari con un sospiro ripensando alla propria stupidità di illusione sentendo il cuore agitarsi di fronte ad una situazione così complicata ed assurda.

Gli mancava questo sì ma nel suo caso seppellire i sentimenti era ancora più risolutivo.

Scosse la testa sentendo il mal di testa crescergli ad un tratto eliminando il pensiero e concentrandosi sul suo caffè pronto.

Dicembre || Ermal x FabrizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora