Capitolo 8

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La porta si chiuse con uno scatto. I muri poco stabili di quel posto che Ermal in qualche modo tentava di chiamare posto sicuro o casa tremarono ma quale era l'importanza se anche il proprio petto scosso dai singhiozzi si comportava nello stesso modo? Ed i propri occhi ormai gonfi e non umidi o solo commossi terminarono in lacrime quelle che durante il tragitto tentava di nascondere a Fabrizio ed anche ai passanti attorno a lui chiedendosi increduli cosa fosse accaduto a quel ragazzo abbandonato e pieno di sogni mai realizzabili che un giorno avrebbe finalmente messo via a causa di una malattia incurabile, instabile ed oltre tutto velenosa nel sussurrargli di lasciare perdere perché, tutto era impossibile, che non doveva fidarsi del proprio cuore che prima o dopo si sarebbe fermato dopo molti tic tac contati allo scopo di una speranza vana ed esausta.

<<Sei uno stupido.>>. I pensieri di Ermal riecheggiarono nella piccola ma unica fortezza di protezione a voce alta, a quella tempesta di fatti accaduti nel breve ricordo.

<< Sei uno stupido Ermal. >>. La stanza silenziosa fece solo eco per le proprie parole rotte e spezzate dalla disperazione testimone di come ogni volta il riccio sfogava i propri pensieri, sensazioni e paure con la certezza che lei potesse anche solo capirlo con parole e frasi cantate.

Il riccio continuò nel proprio pianto portandosi entrambi i palmi al volto per tentare di smetterla di essere stupido ed un illuso e pregare che tutto quell'improvviso fuoco potesse scemare ed andarsene via per sempre.

"Hai sbagliato." si disse colmo di paura per non aver fermato Fabrizio dal leggere la sua dichiarazione e nel fargli quella domanda che Ermal sperava mai e poi mai di sentire. Si accasciò con un lieve tremito nella voce e portandosi a terra con la testa fra le mani a quel dolore ed ingenuità che gli scorrevano.

Le lacrime bagnarono ora la sua sciarpa e cappotto di poca fortuna ma non era importante. Singhiozzò ancora ed ancora sino a quando non si rese conto che i propri polmoni bruciavano ed il suo stare poco bene aumentava in quel chiedersi e dirsi perché non fuggire prima ed evitare tutto quanto.

"Fabrizio.." sussurrò fra un singhiozzo nell'asciugarsi gli occhi fradici.

"..non ha capito, lui.. non deve sospettare non deve e.." il rimorso nel continuo mantra della disperazione nel dirsi che tutto era sbagliato, che il moro non doveva leggere quel benedetto foglio ed il riccio sperò davvero da un lato che non capisse mentre dall'altro voleva essere egoista e darsi quella piccola speranza che sì, Fabrizio potesse capire.

Rialzò il viso stringendo di poco gli occhi in un tentativo misero di scrutare in direzione della propria chitarra ancora appoggiata lì a quella scrivania come amica e conoscente delle proprie sofferenze accordate e gettate in fogli sparsi ancora lì a terra prima che potesse anche solo prendere l'idea di uscire per delle banalissime ispirazioni.

Solo respiri regolati ed ora i propri occhi scrutarono tutta la stanza: la piccola cucina con l'unico rubinetto presente che emetteva suoni distanti di gocce cadute, alla finestra che anche seppur d'ispirazione in certi istanti di parole ora rifletteva raggi di luna per non parlare del proprio letto ovvero un materasso scricchiolante di fortuna dove gli incubi e sogni si univano e rendevano il tutto infinito. Meglio di nulla, ma la schiena dolorante di Ermal trafitta dalle molle ne risentiva ogni notte e questo portava il riccio a dormire poco o non a dormire affatto fra la polvere e l'umidità e crepe appese al muro.

<< Piccola anima che fuggì come se fossi un passero spaventato a.. >>

Un brivido freddo lo percorse a quelle parole sue e simili alla sua stessa vita nel pronunciarle rendendosi conto di quanto fossero mai vere anche se scritto in un altro contesto di ispirazione e notte.

Dicembre || Ermal x FabrizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora